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Il punto è questo: se hai pubblicato qualcosa, che si tratti di un racconto, di un romanzo o solo di un articolo, sei soggetto in modo naturale alle opinioni altrui, critiche comprese. In pratica se ti esponi, gli altri verranno a dirti come la pensano su quello che hai scritto. Chi scrive dovrebbe farsene una ragione e imparare a trattare nel modo giusto tali opinioni.
Se non siamo pronti a confrontarci con ciò che pensano gli altri di ciò che scriviamo, è meglio custodire gelosamente nel nostro computer le nostre creazioni o al massimo farle leggere a qualche amico. Personalmente mi sono trovata sia dalla parte di chi scrive che da quella di chi critica, so come ci si sente in entrambi i casi.
Secondo la psicologia alle critiche negative si può reagire in due modi: in modo aggressivo o passivo. Nel primo caso, lo scrittore criticato si scaglierà contro chi ha parlato male della sua opera, difendendosi attaccando a sua volta. Nel secondo non reagirà in nessun modo, ma non per questo proverà meno rabbia o si sentirà meno ferito.
Nessuno di questi due metodi ci aiuterà a diventare scrittori migliori.
Reagire in modo aggressivo, respingendo una recensione negativa o tentando di giustificarla non fa altro che inasprire il confronto.
Le persone potranno anche darvi ragione, ma non per questo avrete guadagnato qualcosa da questa polemica. Quello che ne deriva è attirare attenzione negativa su di sè, sollevare un polverone che cresce in modo proporzionale a quanto vi arrabbiate e alle persone che vengono coinvolte.
Risultato: meno lettori, reputazione distrutta.
Reagire in modo passivo potrebbe sembrare una soluzione più elegante. Fingo di non accorgermi neppure di quella critica, lascio spegnere la polemica, l'attenzione è distolta, la reputazione è intaccata ma non distrutta.
Eppure, dentro di me continuo a covare odio per chi ha mosso la critica e quell'opinione negativa sta lì a ricordarmi quanto non sono perfetto, come una fastidiosa macchia nella bella tovaglia delle feste.
Le critiche non digerite restano sullo stomaco a lungo, ci impediscono di continuare a scrivere con serenità, danneggiano la creatività, minano l'autostima e frenano ogni progresso.
Risultato: gastrite, voglia di scrivere azzerata.
Cosa dobbiamo fare delle critiche, dunque?
Prima di tutto analizzarle, capirle. A meno che non arrivino direttamente dal nostro nemico numero uno, qualcuno che ce l'ha a morte con noi, dobbiamo prenderle in considerazione e usarle per migliorarci, non per mangiarci in fegato.
Ho avuto critiche al mio libro? Sì, e non ero preparata. Tutti quelli che l'avevano letto mi avevano detto solo cose positive. Ero in una torre d'avorio. Poi un giorno qualcuno che non mi conosceva - un lettore qualsiasi - mi ha detto che certe descrizioni non gli erano piaciute, che andavano scritte meglio.
Lì per lì ho pensato: ecco, non capisce niente. Ma in seguito la sua opinione è stata utile, perché nel romanzo successivo ho curato di più le descrizioni, ho capito che aveva ragione, che non aveva parlato per invidia o altro. E' successo anche con altri aspetti del mio primo romanzo. Un'altra persona mi ha detto che era rimasto delusa da come avevo sviluppato un certo personaggio. Anche questa opinione mi ha aiutato a capire che dovevo scavare più a fondo nelle motivazioni dei personaggi, ecc.
I lettori vanno rispettati, ma non sempre si pensa realmente ai lettori quando si scrive. Sono entità astratte, noi in fondo scriviamo sempre per noi stessi e ci dà fastidio che qualcuno osi parlare male della nostra creatura. Ma se vogliamo pubblicare e vendere, il lettore deve essere il nostro primo pensiero. E questo vuol dire curare al massimo quello che scriviamo. Oppure tenerlo per familiari e amici, loro sono sempre indulgenti con noi.
C'è un altro fattore da considerare. Chi spende dei soldi per quello che abbiamo scritto merita di ricevere un prodotto all'altezza del prezzo. Il discorso può essere meno valido se regaliamo i testi o li distribuiamo su internet, ma in ogni caso che rispetto abbiamo di noi stessi se facciamo circolare un prodotto scadente?
Le critiche fanno male e negarlo è da ipocriti. Quando le riceviamo ci sembra che chi le ha mosse non rispetti il nostro lavoro. Ma se vogliamo continuare a scrivere e soprattutto farlo meglio è necessario non solo accettare critiche e recensioni negative ma soprattutto usarle a nostro vantaggio.
In ogni caso, se il romanzo, il racconto o altro che abbiamo prodotto è valido, non sarà qualche parola negativa ad affossarlo.
Anima di carta
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