Per essere di buonumore con una lettura intelligente,
È il 1899, siamo a Torino in via della Rocca, in una famiglia borghese composta da due nonni, una madre e una figlia. I nonni sono archetipi di una Torino solidamente e asfitticamente borghese. Lui, Feliciano Numis, è maggiore dell’esercito e ama ritornare alle vicende storiche del passato che lo hanno visto attivamente impegnato, o su momenti topici come il contrasto tra Cavour e Garibaldi (il diavolo repubblicano, ateo e immorale), la cessione di Nizza, ecc. La nonna Catterina domina tutta la casa e i suoi abitanti con una tempra di ferro sostenuta da una sicurezza senza cedimenti. Sa che quello che lei vuole e fa segue regole che non ammettono eccezioni, il suo modo di vedere il mondo è l’unico giusto, sa che cosa è bene per sé e per gli altri. Carattere diffuso e ben noto, credo, a molti lettori. Il marito è sostanzialmente ininfluente e trascurabile, non come personaggio ma come persona all’interno della famiglia. La figlia Maria Luigia è malmarià (malmaritata in piemontese) in quanto vent’anni prima ha fatto una mésalliance ed è stata abbandonata dal marito di cui non si parla mai. Di conseguenza ora è isterica, e ha crisi nei momenti meno indicati, durante le quali viene curata con l’etere. È sessualmente repressa, ogni tanto ha comportamenti fuori dalle regole come osare il rosso nell’abbigliamento e flirtare con l’amico del fidanzato della figlia.Giulia, la figlia ventenne, è appena uscita dal collegio delle Figlie dei Militari, quello delle figlie di ufficiali che stava alla Villa della Regina. Il suo passato è fatto di lunghe noiosissime passeggiate giù dalla collina e di regole, divieti, obblighi. Non va meglio a casa dei nonni in via della Rocca. Per questo Giulia ha una fame, un desiderio sfrenato di libertà che si materializza nel desiderio di avere una bicicletta. Dei personaggi, però, non è la psicologia che interessa, o almeno la verosimiglianza psicologica, ogni personaggio e ogni particolare è finalizzato alla ricostruzione grottesca e iperrealista di un momento storico preciso, di tic e mode culturali dell’epoca. L’autrice è un’entomologa preparatissima e spietata.Questo romanzo è animato da un intento documentaristico su una classe sociale, una città e un momento storico, ma soprattutto da una caustica ironia, una messa alla berlina dell’ipocrisia borghese, della chiusura e della repressione delle cosiddette classi dominanti, insieme alla ristrettezza dell’ambiente torinese, militare e industriale ma privo di quella componente mercantile che ha fatto di altre città italiane centri più cosmopoliti e aperti. Nelle interminabili discussioni in casa Numis si toccano tutti gli argomenti del momento, da Lombroso, figura importantissima nella cultura torinese dell’epoca che torna in numerosi romanzi, aCharcot, alle terapie contro l’isteria, a “quello sporcaccione” del Mantegazza. La cultura del tempo entra in tutti gli aspetti della vicenda, a partire dalla teoria di Lombroso sulla bicicletta come strumento del crimine e incitazione al delitto, i pericoli della sella, l’abbigliamento adatto alla bicicletta, la jupe culotte, i ginandri. Siamo alle soglie della modernità: si parla di elettricità, del vapore, del treno. Dell’automobile, della bicicletta. Della questione socialista. Dell’emancipazione femminile, dello sport. Nulla sfugge all’occhio acutissimo e all’orecchio implacabile di Elisabetta, e tutto questo gran chiacchierare è riprodotto in modo divertentissimo. A Giulia viene presentato un possibile fidanzato, Augusto Witz, un giovane tenente di origine sarda svizzera, e con lui vengono introdotti alcuni personaggi importanti, primo fra tutti l’amico Vecellio Scipione Borgnino, pittore di cartelloni pubblicitari, anglofilo e anglofono per distinguersi in un ambiente francofono, egoista, presuntuoso ma interessante e curioso. Augusto è una figura sfaccettata e meno chiusa delle altre, in fondo è quasi uno straniero a Torino. Entusiasta della meccanica, ama il ferro. Salutista, non è romantico, ma decide di amare Giulia perché è adatta. Esilarante è la visita dei genitori del fidanzato, la descrizione delle fotografie dei suoceri. Anche se il fidanzamento si fa, Giulia ha sempre il problema di trovare i soldi per comprarsi una bicicletta. Per ironia della sorte, è proprio il fidanzato che indirettamente e involontariamente le fornisce il mezzo per guadagnare la somma che le manca. Giulia è coraggiosa malgrado i tentativi della nonna e della società di piegarla alle convenzioni, sa sfidare il pericolo corteggiandolo e trova una via che non vi dico per non rivelare troppo della trama. Sfidando le convenzioni, si trova a frequentare ambienti e persone completamente nuovi; incontra pittori e modelle, giovani sfrontati che la trattano in maniera del tutto diversa da quella cui è abituata. Lei, non si sa se più ingenua o più astuta, sembra camminare con gran piacere sull’orlo dell’abisso senza caderci mai; o almeno così pare. La sua ingenuità si scontra con la malafede e viene truffata della ricompensa su cui contava per comparare la bicicletta; ma la ragazza ha molte risorse e alla fine l’agognata libertà su due ruote si realizza. Esaltata dalla velocità, dalla libertà, dall’indipendenza, si butta per il Valentino e oltrepassa persino la barriera del fiume. E l’autrice, reticente e maliziosa, ci lascia nell’ambiguità di sapere se davvero la bicicletta ha conseguenze così nefaste sulla virtù delle ragazze. Il linguaggio è straordinariamente evocativo con il suo impasto di piemontese e francese, il linguaggio della borghesia acculturata e legata alle proprie radici, e altrettanto suggestive sono le descrizioni, prime fra tutte quella della villa di via della Rocca o della cena di fidanzamento. In questa autentica enciclopedia della fine Ottocento, si incontra anche il demi monde in cui si muovono le puttane come Onorina Cantamessa ricamatrice in bianco o la cavallerizza bionda, le malattie veneree e i farmacisti che le curano, il Panorama, i riti mondani in Piazza d’Armi, e la toponomastica torinese ha una precisione da mappa. Si parla di piazza Carlina con il monumento a Cavour e l’Albergo di Virtù, del nuovo monumento a Vittorio Emanuele II in corso Vittorio, di negozi del tempo precisamente ubicati con tanto di insegne, e alla fine è difficile staccarsi da quel piccolo mondo antico che ci ha fatto molto ridere rinascendo, vivo e nitido come un’antica stampa bavarese nelle pagine (virtuali) di Elisabetta Chicco Vitzizzai.