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Come si cambia al vento

Creato il 22 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Maria l´aveva lasciato all´improvviso, come i temporali estivi in cui prima arriva l´acqua e poi, casomai, si sente il rumore. Così, quando si rese conto era tutto già successo. Ed era fradicio, investito, senza traccia di luce. Avevano passato la guerra insieme, il pregiudizio dei suoi che era quasi una seconda guerra, estenuante, era solo un contadinello, a modo, ma senza futuro. Un brutto male se l´era portata via, Maria bella, un anno dopo le nozze d´oro. Avevano festeggiato tutti quella coppia salda come una roccia, avercene così oggi, nipoti e figli poi erano rientrati nelle loro case sospirando, immaginando come potessero essere i loro vecchi tempi, e il segreto di quei sorrisi incollati, stabili, tenui e vivi. Cose che non possiamo capire, finiti in spallucce, mentre scorre il resoconto dell´ennesimo Tg. Gaspare lo sapeva, erano nel fondino della vita, dove tutto si sente più forte, come nella tazzina, il dolce dello zucchero e l´amaro del caffè. Restava l´amaro.

Gaspare e Maria avevano vissuto sempre nella stessa collina di Sicilia, lui aveva fatto il cantoniere, lavorato come idraulico, meccanico, qualsiasi cosa ci fosse da fare nel vicinato. E così erano andati avanti, qualche gallina ruspante nel cortile, cani e gatti, una pecora e i maiali. L´orto e la vigna. Tutto un mondo per chi non conosce la città.

Non tirava vento da anni ormai. Gaspare guardava le nuvole muoversi rapidamente e immaginava che lassù dovesse essere fresco, sulla terra invece dominava una leggera brezza, condiscendente, mite, quasi riguardosa. Il vuoto lasciato da Maria era pungente, quando ti sorreggi a qualcuno per una vita intera è difficile farne a meno d´improvviso, spiegarsi che così deve andare, non pensarci, non ricordare. E poi degli anziani non si ricorda nessuno, nessuno ha tempo per pensare a cosa possano provare, la vita è già complicata, piena, sì anche di stupidaggini che per qualcuno sono essenziali. Così Gaspare aveva smesso di fare i prosciutti, di raccogliere le uova e di fare le carezze ai cani. Per andare avanti aveva dovuto vendere la vigna, che a nessuno importava, piena di ricordi. Una volta avevano fatto l´amore, quando lui non poteva resistere di tornare a casa, sull´erba, gli acini quasi maturi.

Non sempre il dolore esplode. A volte lo teniamo chiuso per anni, ci scava tunnel dentro. Anche questa è una guerra estenuante. E da vecchi si è stanchi di fare la guerra. Il sole forte della Sicilia e l´aria di mare, il riverbero e l´erba secca, gli aranci spogli e i serpentelli, il postino che non porta più lettere d´amore. Ti rimane poco, un poco che è tanto e che vedi eppure poco quando non puoi riversare quello che sei su qualcuno, con i gesti degli occhi, le sopracciglia inarcate, gli sbuffi, i ricordi a voce alta sul far della sera a lottare con le zanzare.

Un giorno di Novembre il vento si svegliò. Gaspare guardava perso l´orizzonte. Era proprio vento. Tutto si piegava e la terra tratteneva. Gli animali si accucciavano sul calore della terra, negli angoli e le finestre sbattevano. Era un bel giorno per fare vento. L´aria era da lontano. Maria sarebbe stata contenta, magari gli avrebbe gridato di tornare dentro, lui avrebbe aperto una bottiglia del suo vino e avrebbe guardato dalla finestra il mondo scivolare via e la vita aggrapparsi. Chiuse a due mandate e si avviò verso la vigna che ormai aveva l´anima di altri padroni. Con una sedia tra i filari si volse verso il mare increspato, la polvere era un turbine, le piante trascurate. Ma non era tempo di piangere per il cuore. Faceva vento, era un giorno nuovo, la vita spargeva il suo alito sulla gente infastidita e Gaspare fermo, coraggioso nell´impeto della natura, sentiva che l´amore è radice profonda, che l´amore è polvere, ovunque e sottile, che l´amore è vento forte e sprezzante che piega prima o poi tutti. Respirò l´aria nuova col cuore aperto in braccio al passato. Vivo, a metà tra il vento e Maria, pronto al resto della sua vita.



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