Le orchidee possono essere coltivate su pezzi di corteccia o assicelle di legno, ma anche in vasi di terracotta, purchè si disponga uno spesso strato di ghiaietto o di cocci sul fondo del vaso per garantire un drenaggio efficiente. Accanto a queste soluzioni, però, si trovano anche contenitori studiati appositamente per le orchidee: si tratta di vasi in terracotta forati, vale a dire con numerosi fori circolari ricavati sulle pareti del vaso per favorire il drenaggio. In questo caso non è necessario inserire lo strato drenante.
Si devono utilizzare substrati appositi, a base di sfagno e corteccia sminuzzata che mantengono le radici ben aerate e che permettano un drenaggio estremamente veloce: queste piante non sopportano assolutamente i ristagni d'acqua che farebbero in breve soffocare e marcire le radici. Il substrato migliore per le orchidee è costituito dalle radici di una felce, l'osmunda, di cui peraltro è vietata la raccolta. Al loro posto quindi si utilizzano molto spesso la torba di sfagno, diversi tipi di cortecce (ottima quella di pino) e foglie secche, spesso miscelati tra loro in diverse proporzioni. Al fine di migliorare il drenaggio, si aggiungono poi, perlite, polistirolo o altri materiali inerti. In ogni caso il vaso o il cesto va parzialmente riempito con una parte di materiale inerte per garantire il drenaggio.
L'annaffiatura
Le orchidee vanno bagnate molto bene una volta alla settimana, lasciando poi asciugare il substrato quasi completamente prima di annaffiare di nuovo. E' importante imparare a valutare l'umidità del terriccio soppesando il vaso, che diviene tanto più leggero quanto più è asciutto il substrato; nel dubbio comunque è preferibile soprassedere e rimandare l'annaffiatura.
Le orchidee non andrebbero mai annaffiate con acqua troppo fredda o calcarea, l'ideale è avere a disposizione un contenitore per l'acqua piovana da cui prelevare l'acqua necessaria, che va poi tenuta il tempo necessario per farle assumere la temperatura dell'ambiente. Se non è possibile disporre di acqua piovana è necessario filtrare quella del rubinetto, quindi lasciarla riposare perchè assuma la giusta temperatura.
La temperatura.
Un'altra differenza fondamentale tra le orchidee e le normali piante d'appartamento riguarda la temperatura ambientale. Contrariamente alle normali piante da interno, infatti, le orchidee richiedono una certa differenza di temperatura tra il giorno e la notte. Se si riesce a gestire la temperatura dell'appartamento in modo che questa scenda di qualche grado di notte, specialmente in autunno e in inverno, si ottiene una migliore fioritura, perchè è proprio l'escursione termica che induce le orchidee a fiorire. Per il resto le orchidee vengono spesso suddivise tra quelle che richiedono temperature elevate (genere Phalaenopsis), che necessitano di una temperatura che non scenda mai al di sotto dei 16°C; quelle che richiedono temperature intermedie (genere Cattleya), che richiedono temperature notturne intorno ai 13°C: e quelle con esigenze ancora inferiori che richiedono temperature notturne sui 10°C. Infine la maggior parte delle orchidee non tollera temperature superiori ai 32°C.
La luminosità.
Anche per quanto concerne la luminosità le orchidee vengono suddivise in tre gruppi, ad esigenza alta, media e bassa. Per la maggior parte, però, le orchidee richiedono un'alta luminosità, per almeno sei ore al giorno, e in genere maggiore è la luce a disposizione più facile la fioritura, mentre in condizioni di luce insufficiente le piante crescono ugualmente ma tendono a non andare fiore. Un ottimo indicatore dell'adeguatezza della luce è costituito dal colore delle foglie. Le foglie delle orchidee infatti non dovrebbero mai avere quel colore verde scuro così apprezzabile nelle normali piante da appartamento, perchè questo indica che stanno ricevendo una quantità di luce insufficiente. Le posizioni migliori sono in genere le finestre esposte a sud o a est, mentre le finestre esposte a ovest possono essere troppo calde nel pomeriggio e quelle esposte a nord sono in genere troppo buie. Anche la luce troppo diretta può provocare delle bruciature e quindi la distanza dalla finestra e la posizione vanno calibrate attentamente o, in alternativa, può essere utile applicare delle tendine leggere alle finestre. Infine se l'illuminazione fosse comunque insufficiente, si può ricorrere all'illuminazione artificiale, applicando lampade fluorescenti a circa mezzo metro dalla piante e facendo in modo che ricevano luce per 14-16 ore al giorno.
L'umidità
Le orchidee gradiscono un'elevata umidità, almeno del 50% ma anche più alta. Queste condizioni difficilmente si verificano in appartamento, specialmente quando è in funzione il riscaldamento; per aumentare l'umidità è però sufficiente spruzzare le piante, mettere della ghiaia o dell'argilla espansa bagnate sotto il vaso o anche solo raggruppare le piante. D'altra parte anche un'umidità eccessiva può risultare nociva, causando malattie fungine o batteriche, per cui è necessario che l'ambiente sia sufficientemente aerato.
La concimazione
Le orchidee non richiedono quantità abbondanti di fertilizzanti: è sufficiente somministrare settimanalmente una soluzione molto diluita (un quarto della dose indicata sulla confezione) di un ternario equilibrato insieme all'acqua di irrigazione. Una volta al mese è invece necessario annaffiare con sola acqua per dilavare i sali accumulati nelle tre settimane precedenti. Il concime andrà sostituito con una formulazione che presenti una maggiore quantità di fosforo e una minore quantità di azoto per favorire l'induzione alla fioritura.
La rinvasatura
Le piante vanno rinvasate quando il substrato si presenta sfibrato o quando gli pseudobulbi sono arrivati a superare il bordo del vaso, preferibilmente alla fine del periodo di riposo, quando le piante stanno per emettere le radici nuove. Si estrae la pianta dal vaso, eliminando il vecchio substrato e tutte le radici morte; si potano leggermente anche le radici sane e si eliminano (per le orchidee simpodiali) gli pseudobulbi più vecchi lasciandone però almeno quattro; dalle orchidee monopodiali si elimina invece la parte del fusto più vecchia, lasciando in ogni caso una certa quantità di radici. Dopo la rinvasatura le piante hanno bisogno di cure supplementari, di maggior ombreggiamento e umidità ambientale e non vanno annaffiate per qualche giorno.
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