I ragazzi di prima stanno riscoprendo, attraverso le testimonianze di qualche nonna volonterosa e di qualche nonno altrettanto volonteroso, come trascorrevano le giornate e come giocavano i bambini di più di mezzo secolo fa.
Mentre una ragazzina legge gli appunti vedo sguardi un po’ stupiti e un po’ increduli soprattutto nell’ascoltare una “strana” usanza, ritengo piuttosto diffusa allora, che consisteva nel regalare alcuni giocattoli in occasione del Natale, per poi farli magicamente scomparire qualche giorno dopo la festa e altrettanto magicamente farli riapparire un anno dopo come nuovi (anzi, a ben guardare, effettivamente nuovi).
La penuria di giocattoli (acquistati o abilmente confezionati dai genitori e dai nonni) non impediva ai bambini di giocare e di divertirsi all’aria aperta in tutte le stagioni.
Bastava una latta sormontata da un sasso, o pochi noccioli di pesca, o un pezzetto di mattone con cui tracciare il “mondo” e una pietruzza da lanciare, bastava una nottata invernale che lasciasse una scia di ghiaccio sulla strada o qualche stalattite da assaporare per passare un pomeriggio all’aperto e divertirsi.
Bastava poco ai bambini di allora, ma l’ingrediente che non poteva mancare mai era un gruppo di coetanei con cui giocare, non c’era bisogna di whatsapp per mettersi d’accordo bastava uscire di casa, non servivano lunghe trattative per decidere a cosa giocare e come passare il tempo, il tempo c’era e c’era la fantasia e c’era la voglia di stare insieme.
Probabilmente litigavano, cadevano e si sbucciavano le ginocchia, ma bastava un po’ d’acqua fredda per guarire tutte le ferite, consumavano merende non confezionate e bevevano l’acqua del pozzo, correvano a piedi nudi o con gli zoccoli, ma credo che non si annoiassero mai.