È giovedì pomeriggio, sono da pocopassate le 3. Guido per le vie di Trieste in direzione casa. Sono sollevato. Lo sono sempre (e chi non lo sarebbe) quandoesco da una visita specialistica nella quale il medico ti ha appenarassicurato che il tuo fastidioso sintomo non è la spia di nulla digrave.Accendo così la radio e mi sintonizzosu Radio Tre: a quest'ora c'è Fahrenheit e sentir parlare di idee elibri non può che migliorarmi ancor di più l'umore. Riconoscosubito la voce calda di Loredana Lipperini che presentail tema su cui si dibatte: Come si legittima la violenza? Lospunto viene dai tragici fatti di cronaca di Torino e di Firenze, neiquali il razzismo riveste un ruolo chiave. Gli interlocutori dellaLipperini sono autorevoli: Chiara Volpato, docente diPsicologia sociale all'Università di Milano Bicocca, autrice di"Deumanizzazione. Come si legittima la violenza", e Marco Revelli, docente di Scienza della Politicaall'Università del Piemonte Orientale. Il nocciolo della riflessioneverte sul clima di tensione e di intolleranza che la crisi economicasempre più profonda sembra aver acuito in Italia e sulleresponsabilità della politica e della comunicazione.
Alla domanda riguardante le origini delrazzismo in Italia, la Volpato risponde in un modo che mi trovad'accordo: il nostro razzismo nasce dal fascismo, ovvero da unregime che aveva sposato una durissima politica razziale,inaugurandola fra l'altro proprio a Trieste con il famoso discorsotenuto da Mussolini in Piazza Unità sulle leggi razziali. Gli italiani,continua la Volpato, non hanno mai fatto i conti con questo aspettodella loro storia, ma l'hanno rimosso. Ancor oggi molti ragazzi, manon solo, pensano che fascismo e discriminazione e persecuzione degligli ebrei non abbiano nessuna relazione o, quantomeno, che il rapporto siatrascurabile.Spostandosi sul piano della politica,Marco Revelli sottolinea come nelle istituzioni italiane di tutti ilivelli, nazionali e locali, sieda una forza politica, la Lega Nord, che davent'anni fa del razzismo una sua bandiera. E questo non può nonavere conseguenze sulla società.Il mio buon umore a questo punto se n'ègià andato: tutto dannatamente vero quanto affermato dagli ospiti maè ciò che dice la Lipperini a gettarmi nella tristezza più nera.Si sta discutendo del ruolo dei media e la conduttrice cita l'incipitdi ciò che il sito di satira Nonciclopedia recita riguardo alla vocePrimo Levi:
1° Levi è morto. Chiunquefosse, qualunque cosa facesse, era ebreo,perciò ci tengo a tranquillizzare la popolazione. È morto.Agghiacciante! Rimango senza parole.Penso che in nome della libertà di espressione si tollerano questepagine sulla rete che vorrebbero essere di satira, ma che sonosoltanto antisemite. C'è un limite alla libertà di espressione:l'offesa della dignità dell'uomo.Spengo la radio, sono depresso. Ma ilmio masochismo mi spinge, una volta giunto a casa, ad accendere ilpc, andare in rete sul sito di cui sopra e leggere per intero la voceriguardante lo scrittore torinese. Non mi fermo, cerco AnnaFrank sul sito: stessa porcheria. Mi incazzo come un treno emi viene in mente un pensiero molto triste e che mi fa anche paura.Penso che chi scrive queste parole è ignorante, non ha empatia evuole mettersi in mostra. In altre parole: è pericoloso.