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Come sono rètro...

Da Crudina
Sì, lo so, posso passare sempre per quella nostalgica, sempre con lo specchietto retrovisore a portata di mano per guardarmi indietro, però non potevo non scrivere un post su questi libri. Perché questi non sono semplici ricordi del passato che fu, questi sono STORIA, una storia della mia personale libreria ( anche se, devo ammettere, molti di loro sono andati sepolti in cantina. Verrò tacciata per questo da qualche divinità, ma ho problemi di spazio in casa, suvvia...).
Insomma, ecco di chi sto parl, ehm, scrivendo:
Come sono rètro...
Non so se qualcuno ancora se li ricorda, però io li adoravo...
Ricordo ancora di quando, nella mia città, ogni tot di tempo, ma mi pare una volta al mese, arrivava in una zona semi centrale, un banchetto, uno solo. Era uno di quei banchetti da mercatino delle pulci, un pò triste e sfigato, forse, ma per me favoloso. Mi dava più gioia del banchetto delle caramelle e dei chupa chups alle fiere, o più delle mille cavolatine di Hello Kitty ( ehm, mi sto bruciando la reputazione...).
Arrivavo lì e trovavo tutta una serie di libri, alcuni usati, altri nuovi ma talmente brutti che nemmeno io li avrei letti: si passava da romanzetti rosa della peggior specie, a trattati stranissimi sull'esoterismo, all'ennesimo prontuario sulle svariate posizioni del Kamasutra ai libri stupidi per bambini.
Erano brutti, tristi ed impolverati, tanto che, delle volte, volevo portarmi da casa un paio di guantini di plastica per evitare di prendere chissà quale malattia. E da qui, già notavo il  grande disamore per la lettura della gente; spesso ero sola e abbandonata a cercare i miei volumetti, con la signora che li vendeva a guardarmi senza espressione, dimessamente seduta su di una seggiola, ormai abituata, credo, a tale squallore.
Non so da dove derivi esattamente la mia sfrenata passione per i classici, ma per me quelle copertine avevano un fascino ammaliante. Le vedevo lì, esposte,con il loro giallino invitante, a guardarmi, con quelle copertine così ottocentesche: mi sembrava sempre di stare dentro qualche dipinto impressionista. Adoro, infatti, tutto ciò che riguarda l'Europa, ma anche l'America, del "MilleottocentoOgiuDiLì".
Avrei tanto voluto vivere a quelle epoche, vestire abiti sfarzosi, come quelle gonne lunghe e sorrette da sottogonne improponibili, o abitare in una di quelle residenze di campagna alla Jane Austen e trovarmi in qualcuno di quegli intrighi famigliari degni della Brooke Logan del tempo.
E poi la Parigi dei caffè letterari, degli artisti d'epoca, dei primi locali notturni. Insomma, avrei voluto vivere lì e credo mi ci sarei abituata alla velocità della luce. Senza I-Phone e tutte queste diavolerie moderne.
E poi, questi bei libri, costavano poco, e tutti i miei soldini, o quasi, andavano a finire lì, tra quel polveroso cabaret, per soddisfare la mia voracità letteraria. Ogni volta era una sorpresa scovare qualche titolo a me sconosciuto, divorare la trama e scoprire qualche dettaglio sull'autore. Quelli della foto sono solo una minima parte, ma se fosse per me, se non fosse per questo malefico tempo tiranno che non mi dà tregua, li rileggerei ancora quasi tutti.
Niente a che vedere coi molti dei titoli che scovo adesso nelle maledette recensioni online. Mi sembrano tutti insipidi rispetto a quelle trame a me tanto care. Specie il libro attuale, di cui tra l'altro avevo scritto un post qui: http://miss-raw.blogspot.com/2011/09/quale-dei-due.html. Ebbene, ho scelto "Notti bianche" e, man mano che vado avanti nella lettura, l'unica domanda plausibile che mi balena alla mente è:
"Perché non ho scelto le Notti Bianche di Dostoevskij???"
Lo scopriremo solo leggendo...

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