Magazine Politica
1 aprile 2012, 13.18
L'estremismo religioso, l'instabilità economica, la struttura sociale basata sui clan sono stati indicati tra i principali problemi del Caucaso del Nord nel corso della presentazione del progetto di ricerca scientifica "Il Caucaso del Nord: uno sguardo da dentro".
La ricerca dedicata allo studio delle differenze sociali e dei conflitti era basato sul materiale delle interviste di gruppi di discussione composti da abitanti di cinque regioni del Caucaso del Nord: Daghestan, Inguscezia, Kabardino-Balkaria, Ossezia del Nord e Cecenia. I risultati di questo lavoro, presentati il 30 marzo all'Istituto di Orientalistica dell'Accademia delle Scienze Russa sono stati messi in forma di edizione a stampa composta di alcune sezioni: osservazione della situazione politica di ciascuna delle repubbliche, analisi delle tendenze fondamentali sulla base del materiale raccolto sul campo dai partecipanti alla ricerca e anche di raccomandazioni indirizzate in primo luogo agli organi di potere locale.
Il progetto "Il Caucaso del Nord: uno sguardo dall'interno" è stato il risultato di un lavoro comune compiuto dalle organizzazioni non governative internazionali Saferwold ("Per un mondo sicuro" [1]) e "Conciliation resources" ("Risorse di conciliazione") e sono parte del programma "Prospettive di pacificazione viste con gli occhi della gente".
Inguscezia: la religione come motore della lotta all'ingiustizia sociale
La religione in Inguscezia gioca un ruolo determinante nell'ideologia della lotta all'ingiustizia sociale, allo stesso tempo la sfida più seria con cui ora si scontra la regione – l'estremismo religioso. Su questo ha riferito nell'ambito del proprio rapporto il collaboratore scientifico della sezione per l'Asia Centrale e il Caucaso dell'Istituto di Orientalistica dell'Accademia delle Scienze Russa Igor' Savin. "E' chiaro che non si tratta di religione. Tuttavia né l'identità nazionale, né i conflitti per la terra, né le liti e i problemi di tutti i giorni, né i problemi delle migrazioni, né i problemi dei rapporti reciproci tra le generazioni possono, purtroppo, essere paragonati al fattore dell'estremismo religioso", – ha fatto notare Savin.
A suo dire, nel lavoro sulla ricerca intitolata "Inguscezia: costruendo l'identità, superando il conflitto", gli autori si sono stupiti di quanto stravaganti possano essere le ragioni per unirsi alle organizzazioni armate clandestine. "Fondamentalmente, certo, il motivo principale è l'impossibilità di realizzare le aspirazioni e le possibilità. E' noto un caso in cui un giovane sportivo "si è dato alla macchia" a causa del fatto che aveva ottenuto una vittoria, ma il primo posto non era stato attribuito a lui. Anche se fino ad allora non si era distinto né per una particolare religiosità, né per inclinazioni estremiste", – ha raccontato l'esperto.
Igor' Savin ha fatto notare che gli idoli della gioventù inguscia sono Ruslan Aušev – primo presidente dell'Inguscezia, Laila Ali – campionessa del mondo di scontri senza regole [2] e Ramzan Kadyrov – capo della Cecenia in carica. "Merita far notare che nessuno degli interpellati ha indicato in qualità di modello la figura dell'oligarca Michail Guceriev. Ciò non è bene, né male. E' solo il desiderio della gioventù di dividere nettamente il mondo in "bianco" e "nero", di trovare rapidamente una risposta", – ritiene il ricercatore.
Kabardino-Balkaria: la "bella addormentata" si sveglia
Perlungo tempo la Kabardino-Balkariaha goduto della reputazione di isoletta di stabilità e relativo benessere sullo sfondo di altre repubbliche del Caucaso del Nord, ha raccontato il primo collaboratore scientifico dell'Istituto di Studi Umani del governo della Kabardino-Balkaria e del Centro Scientifico dell'Accademia delle Scienze Russa Žanna Chamdochova. "Non è un caso che già Džochar Dudaev, primo presidente dell'autoproclamata Repubblica Cecena di Ičkerija [3], chiamasse la Kabardino-Balkaria la "bella addormentata", non nascondendo speranza di "risvegliarla"", – ha fatto notare.
L'autocoscienza etnica di cabardi e balcari resta abbastanza espressa, ma non ostacola i processi di integrazione, è stato fatto notare nel rapporto "La Kabardino-Balkaria: la bella addormentata è stata risvegliata?".
Secondo Žanna Chamdochova, nella coscienza dei balcari ancora non è stato superato il trauma della deportazione dei tempi di Stalin. Tuttavia questo problema non esercita una forte azione mobilitante sull'attuale generazione di abitanti della regione, "è piuttosto l'arsenale di lotta politica degli attivisti nazionali", ritiene la ricercatrice.
"In conseguenza dell'operato del Consiglio degli Anziani del popolo balcaro, che critica i motivi "etnografici" delle azioni delle autorità della repubblica, nell'opinione pubblica dei balcari si è formato lo stereotipo, secondo cui sarebbero esclusi dai processi socio-politici della repubblica. Insistono sul fatto che i rappresentanti dell'etnia cabarda prevalgano nei posti chiave nelle sfere convenienti economicamente o per prestigio", – ha detto Chamdochova.
Parlando di corruzione, l'esperta ha fatto notare che molti partecipanti russi al gruppo di discussione ritengono che senza protezioni nella repubblica sia impossibile trovare un lavoro con uno stipendio più o meno normale. "Tuttavia sono risuonati anche pareri, secondo cui per trovare lavoro con successo gioca maggiormente non l'aspetto etnico, ma le conoscenza e i rapporti di sangue", – ha riferito Chamdochova.
Parlando dell'estremismo religioso, ha aggiunto che la crescita della violenza è legata da una parte alla diffusione nell'ambiente giovanile delle idee dell'Islam radicale e dall'altra alle azioni illegali dei rappresentanti del potere nell'ambito della realizzazione delle "misure per la contrapposizione al terrorismo e alla diffusione di ideologie estremiste".
Ossezia del Nord: in modo stabile, ma complesso
Tra i più seri problemi dell'Ossezia del Nord il docente dell'università statale della repubblica Igor' Dulaev ha messo in rilievo la disoccupazione e come circostanza derivante il basso livello di vita nella repubblica, la sicurezza, le "particolarmente ipotizzabili minacce da parte della vicina Inguscezia", la corruzione, la mancanza di prospettive per la gioventù, la bassa professionalità dell'amministrazione e il nepotismo.
Secondo Igor' Dulaev, su tutti questi fattori hanno influenza due tendenze dinamiche di carattere negativo, tra cui le emozioni legate al consolidamento etnico, che hanno vissuto la propria ondata nel corso del conflitto osseto-inguscio del 1992 e anche le minacce di carattere terroristico. "Nella coscienza sociale le minacce si formano troppo spesso con l'uso di differenze etniche e confessionali ", o – ha fatto notare Dulaev nell'ambito del proprio rapporto "L'Ossezia del Nord al bivio: una situazione complessa o una situazione stabile?".
Cecenia: un'eccessiva centralizzazione del potere
La situazione sociale generale in Cecenia suscita insoddisfazione nella popolazione della repubblica, ha riferito il libero docente dell'università statale cecena Musa Jusupov, secondo cui la maggior parte dei problemi della regione merita di essere esaminata attraverso il prisma dello stato post-bellico della società. "Le conseguenze del conflitto sono enormi e perciò non stupisce che restino molti problemi irrisolti", – ha constatato Jusupov nell'ambito del rapporto "La situazione sociale nella Repubblica Cecena: problemi e tendenze".
Allo stesso tempo, a suo dire, la situazione nei rapporti sociali agevola l'arricchimento di una parte insignificante della popolazione, mentre la maggior parte della popolazione si fa più povera. "Tra l'altro l'insoddisfazione sociale finora è assorbita grazie allo stato di sopravvivenza post-bellico, al flusso migratorio e alla religione", – ha fatto notare lo studioso.
A suo modo di vedere, nelle sfere politiche e religiose si osserva un'eccessiva centralizzazione del potere. "Nell'amministrazione della società si osserva la prevalenza dell'autoritarismo, la concentrazione del potere nelle mani della prima personalità della repubblica, la limitazione delle manifestazioni di democraticità. Un'analoga situazione si osserva anche nell'ambiente religioso. Il consiglio dei muftì nomina imam, cadì e recensisce i testi base delle prediche", – ha raccontato Jusupov.
L'autore del rapporto ha toccato anche il tema dell'inculcamento alle donne a portare il velo sul capo in Cecenia. "Il portare il velo è preso come un problema non dalle donne sposate, ma da buona parte delle ragazze giovani", – ha indicato Musa Jusupov.
Daghestan: il fattore religioso è divenuto l'insegna di tutti gli insoddisfatti
In Daghestan il fattore religioso è divenuto la principale insegna ideologica, che unisce sotto la propria ala diversi gruppi di insoddisfatti, ritiene il primo collaboratore scientifico dell'Istituto di Etnologia e Antropologia dell'Accademia delle Scienze Russa Achmet Jarlykapov. Secondo l'autore della ricerca "Il Daghestan: una stabile instabilità", oggi questa sfera resta la prima nella destabilizzazione della situazione.
Un altro fattore significativo, capace di "passare nella sfera dei seri scontri interetnici sono i problemi della terra", fa notare Jarlykapov. Altre tendenze che causano angoscia sono "il sempre maggior distacco del potere dal popolo, il predominio dei clan, la corruzione, il disprezzo degli istituti della società civile". "Tutto ciò crea una tensione sociale che si rafforza ed è gravida dell'esplosione di un'insoddisfazione nazionale", conclude Jarlykapov.
Questi ha pure fatto notare che il Daghestan, che finora aveva posseduto abbastanza mezzi di informazione di massa liberi, è privo di questa inestimabile risorsa e i giornalisti locali sempre più spesso si lamentano per seri problemi, giunti fino alle minacce.
Nel complesso nel corso della ricerca in Daghestan è stato evidenziato un colossale livello di sfiducia, in primo luogo nei confronti del potere della repubblica, ha aggiunto Jarlykapov.
Nota della redazione: "Al simposio aa Mosca gli studiosi hanno discusso il ruolo della "teoria del complotto" nella vita politica del Caucaso", "Il PC [4] "Memorial": la KTO [5] nel Priėl'brus'e [6] ha portato gli abitanti al limitee della sopravvivenza", "La situazione nel Caucaso del Nord è divenuta un punto chiave nell'osservazione russa del rapporto di "Human Rights Watch" sulla situazione dei diritti umani nel mondo".
Autrice:Karina Gadžieva; fonte:Corrispondente di “Kavkazskij uzel”
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/204066/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
Note
[1] Traduco la traduzione russa. Sarebbe più corretto "(Per) un mondo più sicuro".
[2] In realtà Laila Ali, figlia di Muhammad Ali, è stata campionessa di pugilato.
[3] Nome ceceno della Cecenia, in cui pare che non tutti i ceceni si riconoscessero.
[4] Pravozaščitnyj Centr (Centro per la Difesa dei Diritti Umani).
[5] KontrTerrorističeskaja Operacija (Operazione AntiTerroristica).
[6] Regione del monte Elbrus, nella Kabardino-Balkaria.
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