vi chiedo di nuovo perdono per le lunghe assenze.
Spero di riuscire, prima o poi, a rimettermi in riga con le vostre aspettative!
Come state? E' strano, forse, ma davvero mi sembra di vedervi, davanti allo schermo, a leggere questo blog.. magari distrattamente, magari per caso, magari per abitudine. Eppure, foste mille o foste due soltanto, a capitare da queste parti, mi piace rivolgermi a voi in questo modo.. come foste famiglia.
Del resto, condivido con voi i miei più intimi pensieri e le mie più intime esperienze.. e per me siete davvero importanti. Come un approdo che, qualche volta, è necessario affrontare, per tornare su di me e fare i conti. Chiedermi.. cos'ho fatto? Dove sono arrivata? Ho la forza di andare avanti?
Non ho voglia di imbastire discorsi pseudo-formali stasera, come nel soliti post. Ho voglia di parlarvi come se fosse un caro diario.
E vorrei scrivere solo qualche riga che ho bisogno di scrivere, molto più per me che per voi, egoisticamente.. ma si sa, chi scrive - scrive prima di tutto per se stesso, poi sceglie di condividerlo con altri. Anche se l'intento iniziale potrebbe sembrare l'opposto.
Ricordo sempre, con una certa rassegnazione, che si insegna meglio ciò che si ha bisogno di imparare.. non perché qui si insegni. Anzi... anzi!!! Qui.. si condivide. Qui.. mi confido e voi leggete. E a dirla tutta, non sapete la gratitudine che provo nei confronti di non so cosa quando vedo che qualche seme va a frutto e qualche riga delle mie serve a qualcuno che non sia io.
Allora questa sera mi sfogo. E scrivo per me. Penso che ne verrà fuori una specie di poesia in prosa, conoscendo il mio modo di scrivere.
Spero che vi sia gradito.
Un abbraccio
Giulia
Ho sentito dire tante volte che piangere fa bene. E aggiungerei che nascondere il dolore è inutile.
Ho imparato che leggere tra le righe della vita è intrigante.
Ma può far male. Anche quando non ci sono disgrazie.
Ho imparato che quando meno te lo aspetti, ti piove addosso qualcosa. E tutti dicono che è sempre per il tuo bene. Ma nessuno racconta nei dettagli quanto fa male.
La partita la giochi tu. E devi essere forte. Il buono c’è sempre. L’ho sempre trovato. Brillante e fulgido più d’un diamante.
Ma bisogna cavalcare.
Ho imparato che la cosa più difficile è scoprire che le paure sono niente. Perché quando le guardi, sembrano enormi.
E ho scoperto che ho paura del buio. Come i bambini.
Ma ho imparato che posso nascondermi sotto il piumino e dirmi che passerà. Allora mi addormento.
Ho imparato che è inutile leggere Dio tra le righe dei libri, anche se è bello. Perché mi sono persa e confusa.
E ho capito che questa confusione è importante. Anche tutto quello che piove addosso è importante.
Ho sentito dire che la confusione è normale, alla mia età. Come gli adolescenti si rinchiudono in camera, così noi più grandi siamo in confusione. E ho sentito dire anche che questa confusione serve a crescere.
Ma io non sapevo che cosa voleva dire crescere, quando ho detto che lo volevo.
E forse adesso ho paura di crescere.
E tutti mi dicono che devo crescere ed è normale.
Ma ho scoperto che la paura di crescere è tanta. Ed era ben nascosta.
E le ha provate tutte per venire a trovarmi.
Ho imparato che è bello leggere romanzi e farsi la vita degli altri, anche se è finta. E forse mi piace perché evado dalla mia. In realtà no, in realtà mi piace immaginare e basta.
Ma tutti mi dicono di tornare qui.
Ho imparato che non basta avere un paio di occhi azzurri per vincere tutte le difficoltà.
Ho imparato che è difficile ricominciare daccapo. Ma che è anche strano, perché si prova disperazione e curiosità allo stesso tempo.
E che si è da soli quando lo si fa.
No, non si è mai soli. Ma certe cose ce le hai tu dentro e lì, sei solo. Solo con il tuo potere, ma solo.
Chiudi una porta e ne apri un’altra. Lasci il vecchio per il nuovo. Ma non sai dove vai.
E allora lì c’è tanta paura. E ho imparato che il potere ce l’abbiamo, ma trovarlo nei momenti più difficili è una sfida. Quando hai il coraggio di alzarti e dirti che ce la farai, che hai la forza.. quando vorresti solo criticarti.
Ma sto imparando che si può fare.
Ho imparato che più spesso di quanto ce lo si aspetti non sappiamo più chi siamo.
Siamo pieni e vuoti.
È strano.
È bello.
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