Magazine Cultura
Emanuela è romana e ha 54 anni. “Non mi sono mai scoperta illustratrice, anche se mi piaceva disegnare, ricorda Emanuela, venivo dal liceo artistico e mi ero iscritta ad architettura quando, avevo 26 anni, sono stata trascinata alla FAO perché conoscevo, ero molto amica della figlia, Walter Fischer, il fondatore del Programma di Identificazione. Era ammirato della mia passione per il disegno e quando diventò responsabile del dipartimento mi fece assumere come disegnatrice. Non avevo conoscenze di biologia, il mio maestro è stato proprio Fisher che mi ha trasmesso le regole fondamentali del disegno scientifico adatto alle nostre esigenze di catalogazione.
Il mio è un compromesso, non parto dallo specimen, ovvero non osservo e misuro il pesce sul mio tavolo da lavoro, il mio è un modo molto più veloce che lavorare con gli specimen, porterebbe via molto più tempo.
Lo faccio soltanto quando partecipo ai workshop. Lavoro sulle fotografie fatte dagli stessi autori delle schede, biologi, ittiologi o tassonomi, che per quanto precise siano non sono come avere il pesce davanti agli occhi. Sono obbligata a lavorare in maniera molto veloce, per completare un disegno ho a disposizione al massimo quattro ore, prima la matita, poi la china infine ripassarlo a colori.
Ho vissuto l’evoluzione delle tecniche del disegno, dalla china sulla carta lucida, poi su acetato per finire al computer. In questo programma i disegni da realizzare sono un’infinità, per questo si si sono accorciati i tempi di esecuzione.
I singoli disegni li realizzo tutti su fogli 13x18 e quando si riportano in stampa sulle guide in un formato molto più piccolo, molte differenze non si notano.
Certo è tutt’altra cosa se si paragonano ai disegni dei maestri olandesi del settecento. Anche se mi sono specializzata in animali marini, ho lavorato anche per la Treccani disegnando gli animali della lettera S e T del dizionario illustrato.
Ora, dopo 25 anni con un’anzianità di servizio di tutto rispetto, ho acquisito l’esperienza che mi permette di soddisfare qualsiasi richiesta da parte dei biologi. Il nostro è un compromesso tra il divulgare gli aspetti esteriori del pesce con una base scientifica solida.
Il mio lavoro non è destinato al tassonomo, che deve fare uno studio specifico su una specie, le nostre guide indicano quali specie popolano certe aree marine, sono destinate ai pescatori, agli ispettori che controllano quali specie vengono pescate. Qui alla FAO sono l’unica illustratrice, dopo di me l’ideale sarebbe avere un biologo marino illustratore. Ho cominciato a disegnare a 21 anni, non ho tenuto il conto, ma credo che ad oggi ne avrò disegnati un centinaio di migliaia e non ho una collezione dei miei preferiti. Tutto il mio lavoro è conservato nell’archivio della FAO in un database sia cartaceo che digitale.
Lavoro anche con Photoshop, tutti i disegni a colori vengono ormai rifiniti al computer, solo così puoi intervenire in ogni momento per le modifiche del caso. Per il bianco e nero lavoro su acetato sempre con le stesse penne, i rapidograph Rotring (ormai quasi introvabili), gli unici che ti permettono certi risultati. Tutto il giorno a disegnare, sono chiusa nel mio “buco” come in fabbrica…
Un giorno un biologo che osservava il mio ticchettareche per completare con il Rotring da 2 millimetri un disegno con una nuvola di puntin che durava già da una mezzzora, ha esclamato: ‘mi sembri una scimmia impazzita!’.”
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