Lo avete notato anche voi? La moda non è mai stata così di moda. Oltre alla dilagante tendenza dei fashion blog -tendenza che, nella sua manifestazione più comune, The Guilt ‘n’ Quilt cerca di evitare, non senza il pericolo di qualche (ri)caduta, nella consapevolezza che nel modaiolo ammaestramento altri possano e sappiano fare di meglio- pare sia assai comune, tra le ragazze d’oggi, l’aspirazione a emulare protagoniste della moda e dello stile passato. Jackie Kennedy meriterebbe un post a sé, e forse presto lo scriverò, un post il cui titolo suonerebbe all’incirca così: “Perché odio lo stile di Jackie Kennedy”.
Pochi anni fa, Il diavolo veste Prada rilanciava con forza il modello della donna in carriera, spregiudicata, senza scrupoli ed estremamente griffata. Il film aveva dato il via ad una serie di mini rivoluzioni nell’ambito televisivo, e si poteva vedere una Eva Cesaroni, protagonista del noto sceneggiato Mediaset, tentare la carriera giornalistica nella redazione di un quotidiano della garbatella e trovarsi davanti ad una Miranda Priestly, altrettanto canuta, altrettanto saccente, ma molto meno prestigiosa. Stessa ispirazione, ma forse fatta meglio fruttare, per The Hills, telefilm similreality, ambientato dietro le quinte della rivista Vogue.
Contro questo modello, però, si è levata alta la voce delle ragazze presunte raffinate, quelle distaccate, a cui tutto viene bene naturalmente, senza che sgomitino, quelle che stanno in cima senza che si sporchino le mani a scalare la montagna. Queste ragazze hanno eletto a propria guru Audrey Hepburn, condannandola a diventare icona del trash più spinto. Elegante come un cigno, la povera Audrey, nel passaparola generale ha finito per somigliare ad un picchio Quante goffe ragazzine abbiamo visto portare al braccio una shopping con stampato il suo grazioso visino? Quanti fili di perle di plastica sono stati versati a infangare le colazioni da Tiffany della sognante Holly?
Ironizza Topshop, che a lei dedica l’agenda che vedete in foto.