Non voglio che voi siate i migliori nel vostro campo.
Non voglio essere il migliore nel mio campo, e non voglio nemmeno essere in un “campo”, che sia quello coltivato di popcorn di Grignani, o che sia uno dei molti colpiti dalla crisi nel settore agricolo. E non vorrei nemmeno essere in un campo calcistico circondato da giocatori di serie A che scioperano.
Forse l’ideale, se proprio dovessi trovarmi in un campo, sarebbe una vigna o un campo di grano, di quello maturo, con qualche bella ragazza e qualche milione di insetti e cavallette.
Voglio essere il peggiore, voglio essere l’eccezione.
Solo il peggiore può fare i conti con i demoni del proprio abisso, solo chi davvero e deliberatamente si perde può diventare il padrone del proprio inferno, solo chi rinuncia al Paradiso in vetrina, sa cosa davvero si nasconde al di là della vetrina e cosa diventano i manichini quando il negozio chiude.
Stanerò la vostra ipocrisia e il vostro razzismo. Voglio che urliate il vostro dolore contro il vento. Voglio che prepariate la guerra, se davvero desiderate così tanto la pace.
L’acquisizione nozionistica è fine a se stessa, se il sapere non viene tradotto nell’atto, nell’azione. E l’azione passa attraverso la coscienza del quotidiano.
Cambio me stesso non per cambiare il mondo, ma per cavalcarlo e dominarlo come un dio.