Ho incontrato qualche settimana fa una persona speciale, di cui tanto avevo sentito parlare da amici, di lui, del suo cammino anche pò tortuoso, del suo sì incondizionato a Dio, a tanti km da casa, ma molto più vicino ai cari di tutti i chilometri che realmente lo separano.
Il suo abbraccio, come di un fratello, il suo incoraggiamento, come se mi conoscesse da sempre, mi hanno portata a rimanere in contatto con lui nella preghiera ma anche nelle azioni.
Lui è Fra Umile, appartiene alla comunità dei Piccoli fratelli e sorelle Missionari della Via di Lamezia erme (CZ), originario di una cittadina nella cintura di Torino. Ecco il sito che parla di loro: http://www.piccolifratelliesorelledellavia.net/home_it.php
Dopo il suo incontro ho deciso di condivider qui con tutti voi, che ci seguite, quel che lui mi manda: la lettura di una parte del vangelo seguita da una meditazione e una preghiera personale.
Apre il cuore, oltre che la mente, credetemi.
Ecco la via....
ACCOGLIAMO LA PAROLA:Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: "Accresci in noi la fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli
ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"" (Lc 17,5-10).
MEDITIAMO LA PAROLA
Gesù, in cammino verso Gerusalemme, nei versetti immediatamente precedenti a quelli di oggi, ha parlato della necessità di perdonare sempre.
Ecco perché i discepoli, capendo quanto sia difficile attuarlo e di quanta grazia divina ci sia bisogno, esclamano: Signore, aumenta la nostra fede!
La risposta di Gesù (se aveste fede quanto un granellino di senape ...) ci aiuta a capire che parlare di fede non significa parlare di qualcosa di quantificabile, come fosse una capacità individuale o un "oggetto" che alcuni possiedono (in diversi formati) e altri no. La fede è innanzitutto una relazione, una relazione di fiducia col Signore, e di conseguenza con le verità che ci ha rivelato. D'altronde, se mi fido di una persona, mi fido anche di ciò che mi dice e lo metto in pratica! Perciò, vivere nella fede significa vivere in relazione con il Signore, ma è importante capire come relazionarci con Lui. Ecco perché Gesù racconta la parabola del servitore e del padrone, che stride un po' con il nostro modo di intendere: forse che Dio è un padrone insaziabile, continuamente proteso a ricevere prestazioni da noi? No. L'intento di Gesù non è rivelarci chi è e come agisce "il padrone", quanto piuttosto quale sia il giusto atteggiamento del servo nei suoi confronti, ossia il nostro nei confronti
di Dio. Dovremmo relazionarci al Padre con totale disponibilità e fiducia, senza calcoli né pretese, mossi da amore e gratitudine. Noi invece a volte serviamo Dio con lo spirito dei salariati, della serie: Signore, hai visto, ho pregato, ho fatto bene il mio dovere... ora tu dammi questa cosa, o fammi questa grazia.
E guai se non accade! Ma come, io che sono tanto bravo me la merito! Oppure siamo cristiani "part-time", o a "settori", che finito un lavoro
ci sentiamo a posto, quindi: in alcuni ambiti della mia vita mi apro a Dio, mentre in altri non lo faccio entrare. Per esempio: ho fatto il mio segno di croce mattutino e sono a posto; arrivo a lavoro e vivo come se Dio non esistesse. Oppure studio con impegno, quindi servo il Signore, ma poi una volta fuori con gli amici, sono tutto tranne che cristiano... Ma la mia fede, ossia il mio rapporto con il Signore, tocca tutti i campi della vita. Quando torno dal lavoro, subito inizia un altro rapporto con Lui: la fede è un cammino, dove si cresce sempre. Non esiste un ambito della mia vita dove Dio non debba entrare. Se vivo male tutto questo, con ansia e pesantezza, è perché non ho capito e conosciuto veramente il suo amore per me: sto basando tutto sul mio sforzo, rapportandomi a Lui con lo stile di un servo che svolge (a malincuore)
quello che gli dice il padrone, e non come un figlio che vive in comunione col Padre, scoprendo che ci dona gioia, bellezza, risurrezione! Altre volte invece ci sentiamo a posto per ave r "vinto" una battaglia: magari siamo riusciti a non rispondere a un insulto, a resistere a una tentazione, e subito, sentendoci forti, abbassiamo la guardia, pensando che tanto ormai le vinciamo tutte... e ben presto sbattiamo una gran nasata per terra! Ecco perché il Signore ci ricorda che siamo sempre al lavoro, perché il cammino della fede è appunto un cammino, che non finisce mai!
E alla fine Gesù ci ricorda: quando avete fatto tutto quello che dovete, dite: siamo servi inutili. Questo non per frustrarci, per farci venire complessi di inutilità o deresponsabilizzarci, pensando: tanto fa tutte le cose il Signore, io sia che faccio sia che non faccio, non conta nulla... No: il Signore ce lo dice per formare la nostra coscienza all'amore gratuito, che non si attribuisce meriti ne accampa diritti agli occhi di Dio, ma rimanda ogni cosa al Signore, fonte e origine di tutto, unicamente felice di rispondere a quell'amore infinito col quale Egli mi ama! Perciò: dopo un'intensa giornata di lavoro [...] si dica semplicemente: "ho fatto il mio dovere". Diceva un rabbino: "Se avrai praticato molto la torà (cioè la Scrittura), non vantartene, perché per questo sei stato creato". (Bruno Maggioni)
PREGHIAMO LA PAROLA
Signore, aiutami ad amarti e a fidarmi realmente di te, a capire che tu vuoi solo la mia felicità, e a non servirti per interesse o in cerca della ricompensa. Ma fa che risponda con amore al tuo amore, unicamente lieto di vivere in comunione con Te.
ringraziamo i Piccoli fratelli e sorelle Missionari della Via per averci mandato questo prezioso dono qui integralmente riportato nelle sue parti.
V.V.