Magazine Cultura
Questo articolo sull’autoproduzione di eBook su Amazon volevo conservarmelo tra una decina di giorni, ma vabbè, giorno più giorno meno non è un problema.
E così ho raggiunto la pubblicazione dell’eBook in quanto autoprodotto.
Col saggio su One Piece.
Perché diciamolo, fondamentalmente il “vero” esordio sulla piattaforma preferita dagli autopubblicati, Amazon, è stato proprio ONE PIECE: Pirati, Bucanieri e Corsari tra Storia, Fumetto e Mito.
The Goddamn Particle e Una Lunga Nottata erano solo degli esperimenti per vedere come funzionava la faccenda, ed essendo la Tesina sul Calcio molto specifica ed elitaria, fondamentalmente avevo proposto due titoli già conosciuti, assieme ad uno particolare e di nicchia.
Il risultato, secondo quella che è la mia personale esperienza, è stato oltre ogni previsione. A riprova che l’ebook sarà sicuramente il “mezzo di lettura” del futuro, e l’autopubblicazione (o selfpublishing) è sicuramente un mezzo alternativo all’editoria “classica”, soprattutto per ciò che concerne certe nicchie di mercato che non trovano spazio nelle librerie normali.
Big Money, sogno di tutti...
Sono stato uno dei primissimi possessori di lettori eBook in Italia, uno dei primissimi a cominciare a leggere eBook quando nemmeno si sapeva cosa fossero, quindi sono “oggettivamente” anni che leggo autopubblicati. E nonostante il timore di fondo che va per la maggiore (l’autopubblicazione e gli autopubblicati sono caccapupù che infogneranno il mercato), in tutti questi anni mi sarò trovato davanti a 3-4 abomini e un paio di “pacchi” in tutto. Su un numero di eBook letti che supera abbondantemente una cifra seguita da 2 zeri.
Ma se da lettore la storia è nota (e voi che leggete il mio blog lo sapete), da “autore” (virgolette d’obbligo), da autopubblicato su Amazon, le cose come sono andate?
Da Signor Nessuno quale sono io, ammetto di essere rimasto molto stupito del fatto che comunque in tanti hanno comprato The Goddamn Particle e Una Lunga Nottata, a riprova che gli eBook su Amazon, se sono qualitativamente buoni (e ho la presunzione di pensare che questi due lo siano), vendono (nella misura in cui parleremo tra un po’).
Perciò sono rimasto 1000 volte più stupito del successo del saggio su One Piece. Perché sì, è stato un successo. Se fosse stato pubblicato per una media casa editrice, stando ai dati di vendita, sarebbe stato un successo clamoroso. Con la differenza che io, in due settimane, ho venduto quello che un autore vende in un anno e mezzo. E guadagnato 10 volte più di lui. Ma al discorso spicciolo (che potrebbe farvi fare felicemente i conti nella mia tasca), come detto, ci arriveremo tra un attimo.
Ripubblico questo screen delle prime settimane...Narcisismo mode on
L’esperienza della pubblicazione su Amazon mi ha fatto pensare e mi ha dato la certezza matematica che lo scritto deve essere di qualità, ma conta tanto (e mi viene da dire “purtroppo”) anche lo scrittore. E il lavoro di “marketing” che l’autore autopubblicato deve fare con il suo eBook.
sommobuta che scrive un libro su One Piece, essendo conosciuto da una ventina di persone per aver fatto un certo tipo di lavoro su One Piece nel corso degli anni, magari un suo pubblico di riferimento ce l’ha già.
Questo perché magari quelle venti persone conoscono il modo in cui sommobuta ha sempre trattato il tema “One Piece”, e magari, reputando che non sia proprio uno stronzo, e che ogni tanto qualche cosa di interessante la dice (anche se nella maniera peggiore e più noiosa possibile), hanno deciso di dargli fiducia.
A parità di livello di “esposizione mediatica”, se un CavernadiPlatone o un Dario Moccia, con un pubblico vastissimo, facessero la stessa operazione (o avessero scritto un qualcosa e pubblicato su Amazon), il loro eBook farebbe sfaceli senza ombra di dubbio. Si arriverebbe, probabilmente, a livello di tirature di una prima edizione Mondadori (mi ci giocherei uno stipendio, su questo).
Leggere, leggere, leggere!
Ma se sommobuta non fosse sommobuta, e avesse presentato lo stesso identico saggio, in quanti l’avrebbero comprato? Se questa persona non avesse un blog, una pagina facebook, un sito o un canale youtube in cui promuovere queste sue cose, in quanti avrebbero saputo dell’uscita dello scritto? E se pure l’avessero saputo, non conoscendo l’autore, in quanti avrebbero tirato fuori i dindini?
E ancora, rivolgendo l’attenzione sul sottoscritto: dopo il saggio uanpisoso, se domani autopubblicassi il romanzo nerd, da 250 pagine e 60.000 parole, in quanti di quelli che hanno comprato il saggio su One Piece deciderebbero di puntare anche su quest’altro lavoro autoprodotto (doppio momento paraculo: sì, il romanzo nerd di cui parlavo QUI è finito)?
Domande più che legittime, direi.
Resta il fatto che il saggio su One Piece mi ha dato una bella soddisfazione: al di là del risultato, anche se l’ho già detto, la cosa che mi ha fatto davvero più piacere di tutte è stato il ricevere i tantissimi commenti di chi un eBook non l’aveva mai acquistato. E quindi ONE PIECE: Pirati, Bucanieri e Corsari tra Storia, Fumetto e Mito è stato il loro primo libro digitale. Di più: in molti mi hanno riscritto, e oltre a dirmi cosa pensavano del libro mi hanno ringraziato “perché no, l’eBook non è il male, avevo dei pregiudizi sulla lettura digitale, ma non c’è niente da avere paura, e d’ora in poi leggerò e comprerò altri eBook”.
Ecco, a leggere questo, mi si allarga il cuore.
C'ho i fanboy, lo ammetto...
E ritorna la convinzione che l’eBook sia davvero il futuro, e l’autopubblicazione la via per chi vuole sperimentare. Sia perché consente libertà, sia perché – pane al pane, vino al vino -, gli introiti sono più alti e decisamente diretti.
E qui faccio un altro tipo di discorso e riprendo quello lasciato in sospeso all’inizio. Prendendola alla lontana. Qualche giorno fa Wired ha indetto una specie di sondaggio, chiedendo ai suoi lettori di indicare quelli che, secondo loro, sono i migliori autoprodotti in circolazione. In modo da stilare una classifica e segnalare i migliori alle Case Editrici. Se la cosa può suonare interessante, la realtà (almeno dal mio punto di vista) è abbastanza raccapricciante.
Per due motivi.
I presupposti
Posto che Wired è una bella vetrina, la modalità di “sondaggio” è sbagliata in partenza. Per il semplice fatto che vincerà chi ha più “mi piace”. Sotto all’articolo di Wired mi aspetto indicazioni unilaterali da parte della claque di questo o quell’autoprodotto. Esempio scemo e banale: se chiedessi a voi il favore di andare su Wired e indicarmi come autore, sono sicuro che molti di voi, questo favore, non me lo neghereste (come si può negare un favore al Buta, d’altronde? XD). La cosa sarebbe oltremodo squallida, comunque. Ma vigerà questa regola: chi ha più “amyketty” e “mi piace”, sommergerà di commenti quell’articolo e vincerà. Anche se avrà scritto una boiata.
La pubblicazione
Molti “autori” cercano la pubblicazione canonica quasi come se questo servisse ad elevarli a status di celebrità divine. Perché fa figo dire “sono uno scrittore, mi ha pubblicato tal dei tali”. Sembra quasi reazionario (e forse lo è) il fatto di voler dichiarare di fare bellamente l’autoprodotto perché si è convinti di voler essere autoprodotti. E non aver niente a che fare con una Casa Editrice. Perché, a meno che non ti pubblichi Mondadori** o una delle due tre “big” del panorama nostrano, cosa ci guadagno a pubblicare con una Casa Editrice “normale” o “media” se, a fronte di 300 copie vendute in un anno e mezzo (un successo editoriale a detta di qualsiasi casa editrice che non sia una delle big di cui sopra, e non scherzo), riceverò, se mi va bene, 50 euro di royalties in totale dopo tre anni (sempre se va bene)? Se in dieci giorni riesco a fare, da autoprodotto, molto meglio di ciò che una casa editrice media fa in un anno e mezzo, e a guadagnare dieci volte tanto (con Amazon che ti paga a 60 giorni), effettivamente, chi me lo fa fare di inviare il mio manoscritto a Pincopallo?
Autopubblicarsi: una scelta consapevole
Meglio se mi impegno a cercare collaboratori fidati per un editing fatto come comanda iddio, un grafico che possa tirarmi fuori una copertina coi controcosiddetti, e pace. Mi metto in gioco sul web (che ha una potenzialità infinita) e buonanotte ai suonatori.
Saranno i lettori a decidere se lo scritto vale o no.
E qui concludo con la nota di amarezza. Perché i “numeri” della lettura digitale rimangono comunque “bassi”, il che ci dà un quadro abbastanza preciso di quanti, in Italia, leggono in questo tipo di formato. Posto il fatto che in Italia, in generale, si legge pochissimo (i dati Istat del biennio 2012-2013 sono alquanto impietosi, viene considerato “Lettore Forte” chi arriva ai 12 libri all’anno – e la percentuale è bassissima -, così come rimane in piedi il fatto che un italiano su due compra – il che non vuol dire che legge – un solo libro all’anno), benchè pian piano sempre più persone si stiano avvicinando a Kindle, Kobo, eReader, Tablet e affini, se ci saranno in tutta Italia 2000 persone che usufruiscono della biblioteca Amazon digitale, è già tantissimo.
Qualcuno è rimasto ancora al profumo della tavoletta di pietra
E vi do anche qualche dato ben preciso.
Per arrivare primi nella Top 100 generale di Amazon, per quanto riguarda i titoli “free”, bastano circa 200 vendite (o acquisti, o download) – ovviamente aggratis.
Numeri abbondantemente raggiungibili da chiunque.
Per quanto riguarda la Top 100 generale (non quella della singola categoria, ma proprio quella “generale” che racchiude tutto), con poco più di 100 vendite nella stessa giornata si raggiunge facilmente la Top 20. Dopodichè bastano 20-30 copie al giorno per rimanere alti in classifica, prima della cinquantesima posizione. O almeno, questo è quello che ho visto io nella prima settimana di pubblicazione del saggio uanpisoso, che è stato saldamente ancorato tra la 25° e la 30° posizione in Top generale.
Il che mi fa pensare a quelli che nelle descrizioni dei loro eBook dicono di aver venduto 10000 copie su Amazon. Dati alla mano, vi stanno dicendo una balla colossale: se fosse così sarebbero stabilmente in prima posizione nella Top 100 generale.
Da anni.
Secondo me non vende una ceppa!
Propaganda lecita, ovviamente, come quando sulle fascette del libercolo trovate “Ca-po-la-vo-ro totaletombale! In una settimana, vendute 10 miliardi di copie!”
Che poi, a ben guardare, non è tanto diversa dalla propaganda che ho fatto io adesso. Ma, almeno su questo, posso assicurare di essere in buonafede. E se avessi venduto 10000 copie, starei già a CopaCabana, con un Mohito, a prendere il sole, in attesa dei Mondiali.
Invece sono qui, a cominciare a revisionare il Romanzo Nerd, ad aggiornare il blog, a buttare la scaletta del prossimo saggio uanpisoso e a iniziare a raccogliere le idee definitive per The Goddamn Particle 2.
Nei ritagli di tempo, ufficio permettendo…
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*Non voglio pubblicizzare blog o gente che lo dice, ma con delle simpatiche ricerche capiterete su lande desolate di chi predica il fatto che gli eBook sono caccapupù, e che senza editing di qualità certificata sono caccapupù. Per non parlare di quelli che parlano di autoproduzione come esperimenti da fare alla cazzo di cane, che sembrano quasi essere fatti apposta per rimarcare questa ideologia che eBook=sciatteria. Squallore portami via (e abbiamo fatto tripletta di rime.
**E pubblicare con una Case Editrice grande come Mondadori, a meno che non ti chiami Dan Brown, al giorno d’oggi non ti conviene nemmeno più, dato che hanno deciso di non pagare i famigerati “anticipi” a coloro che pubblicano un libro in qualità di esordienti (e non).
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