Kamala Nair, scrittrice di origini indiane, ci racconta le condizioni delle donne in India, fra sottomissioni nei centri rurali ed emancipazione nelle metropoli del Paese
Kamala Nair, autrice di "Una casa di petali rossi" è una scrittrice americana di origini indiane. A lei abbiamo fatto qualche domanda, partendo da un aspetto molto delicato: la situazione delle donne in India.
Le situazione delle donne in India è molto diversa da quella occidentale, soprattutto perché in India c'è un'antica tradizione che vede le donne in un ruolo di sottomissione rispetto agli uomini e questo l'ho notato fin dai primi viaggi in India, da bambina. Vedevo, per esempio, come in casa le donne debbano servire i mariti, gli uomini che mangiano per primi e poi soltanto quando gli uomini hanno finito di mangiare si possono sedere le donne. Oppure non possono rispondere agli uomini, non possono mettere in discussione ciò che gli uomini dicono. Ho sempre notato queste differenze rispetto al mondo in cui sono cresciuta, agli Stati Uniti. E' vero, però, che ritornando spesso in India notavo anche che le cose cambiavano e infatti oggi molte di quelle cose che vedevo da bambina non sono più così prevalenti, soprattutto nelle aree urbane, dove le donne godono delle stesse libertà delle donne occidentali, si vestono allo stesso modo e stanno assumendo ruoli sempre più importanti. Questo è molto incoraggiante ma mi piacerebbe vedere la stessa evoluzione anche nelle aree rurali, dove purtroppo si sentono ancora storie di infanticidi femminili, di spose bambine e cose del genere. Però, senz'altro nell'arco degli ultimi 30 anni i cambiamenti sono stati notevoli.
Hai scritto un libro che sta ottenendo un successo inatteso. Ci racconti un po' com'è andata?
All'inizio quando stavo scrivendo il libro non pensavo, cercavo di non pensare alla pubblicazione, a una possibile pubblicazione o a quello che sarebbe successo in seguito perché ogni volta che il mio pensiero andava lì, questo mi distraeva e influenzava il mio modo di scrivere, quindi mi sono assolutamente concentrata soltanto sulla scrittura. Naturalmente una volta completata, speravo che questa storia fosse pubblicata perché volevo condividere questa storia anche con altre persone, ma quando ho scritto il libro, negli Stati Uniti, l'economia non andava particolarmente bene e quindi anche il settore dell'editoria ne soffriva e non sapevo assolutamente cosa aspettarmi. Ho avuto diversi rifiuti, è stato un periodo molto difficile però guardando indietro oggi mi rendo conto che è stata invece anche una fortuna e una ricchezza questa esperienza. È stata un'altalena di emozioni ma ha sicuramente contribuito a rendere il libro una storia migliore, più efficace e sono quindi contenta di come siano andate le cose.
Penso che il vantaggio sia quello di avere molto materiale di cui scrivere, mi sento fortunata a appartenere appunto a due culture così diverse e così veramente distinte l'una dall'altra e a poter attingere a entrambe e questo perché ci sono paesaggi, culture, tradizioni con grandi diversità a cui posso fare riferimento. Allo stesso tempo questa è un'esperienza tipica, un'esperienza classica dell'America, quella di essere figli di immigrati e però allo stesso tempo di sentirsi anche pienamente americani, è un'esperienza davvero unica che vivono molti, molti americani. Per un autore ancora una volta è un grande vantaggio perché significa avere molte emozioni, conflitti anche di cui parlare.
Preferisci gli ebook o i libri tradizionali?
Decisamente preferisco il libro fisico che sia rilegato o un tascabile ma sono molto affezionata alla sensazione di avere tra le mani un libro, la carta sotto le dita che è un qualcosa che conosco fin da quando ero bambina che tra l'altro è anche il modo in cui si legge da secoli, quindi è un'antica tradizione che io mi sento di rispettare, ma sono senz'altro interessanti e utili anche gli e-reader e infatti ne ho recentemente acquistato uno e devo dire che apprezzo molto la comodità di portare con sé molti libri e di averli con me ovunque, anche quando magari viaggiando sarebbe difficile portarsi dei grossi.
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