Comincio -per pura pigrizia- da Burberry, la cui recensione è da stamattina sulla pagina fb di Gira(stile)mondo. Pensate quali fantastiche opportunità, come questa anticipazione, hanno i fan e cliccate su "mi piace". (Oddio che triste, mi sono ridotto alla più meschina pubblicità).
La sfilata di Burberry ha un'atmosfera paradisiaca: luminosa, con una musica calma e rilassante (immagino che il vantaggio dello streaming sia non avere tutti i rumori di fondo e non sentire il calore, e che nella tensostruttura stile serra fosse un inferno, ma vabbè). L'impressione, vedendo i primi capi, è quasi quella di un salto all'indietro nella storia della moda, mi fa pensare a quelle Lanvin iperfemminili (ma da uomo) di qualche anno fa. I colpevoli? I colori brillanti e metallizzati. Nota raffinata: l'abbinamento alla suola della scarpa. Pantalone verde brillante? Suola verde. And so on. Rimangono belli i tagli dei completi, attillati, o dei capospalla, più gonfi. Costanti anche i colli delle maglie, larghi, vistosi. La palette, oltre ai fucsia, gialli e azzurri presenta anche i tipici colori da fanghiglia inglese di Burberry: verde militare, ruggine... il tutto "ringiovanito" metallizzando qua e là. Un po' più grandevoli le ormai classiche, per Prorsum, stampe sui generis, stavolta dai colori spenti (deo gratias), che per questa SS fanno molto "cravatta del nonno", con piccoli rombetti. Rimangono comunque i venti minuti più lunghi della mia vita. Diciamo che Bailey è stato buono con me: la prossima estate risparmio, almeno su Burberry. E scusate, ma non posto foto.
Ma l'evento più atteso era sicuramente il ritorno di Jil Sander da Jil Sander. Tanti e belli i colori: avorio, verde militare, giallo acceso, blu elettrico, bordeaux brillante... ma non mi convince il minimalismo della donna-hamburger (battuta squallida. Chiedo perdono -sono stanco, ricordate! e spero che nessuno la capirà, come è giusto che sia). Qualche stampa qua e là, tagli abbondanti, maniche corte ma allargate, doppiopetti e bermuda spesso accostati senza pudore alcuno e un uso sapiente della linea -molto bauhaus-sono gli ingredienti. Da notare che anche Jil si fa conquistare dall'uso della borsetta per uomo, portabuste di pelle dai tagli anche loro chirurgici. Interessante anche il gioco di due sfumature di colore in un completo, che crea forme aguzze, simili a una M (foto 3). Più la guardo e più la apprezzo... maledetto minimalismo! In compenso le scarpe, dalla punta quadrata, mi ricordano un vecchio modello di mio padre. Positivo? No, sono orende con una ere. Idem per i capelli, modello "una mucca ha passato mezz'ora stamattina a leccarmi la testa".
Voto finale: 8-- (quest'anno sono buono, ma la pagella è suscettibile di variazioni fino a dopo Parigi).Fa ridere i polli Versace, con i suoi presunti lottatori greci smutandati. Più affascinante Corneliani, in cui ci si culla tra mille sfumature di bianco, grigio e poi nero. Immancabili delle maglie a rete o le sciarpine anti cervicale, da passare sotto la maglia, così da dare un tocco quasi esotico, che ricorda i continui drappeggi di Haider Ackermann. Il materiale usato è soprattutto il lino, i tagli sono anni '30, larghi e sovrabbondanti. Grande protagonista anche la pelle, che è lavorata al laser, finissimamente traforata, nappa bucherellata per diventare ancora più leggera. Tutto ha un che di aereo e inconsistente, ultralight. Si coglie in pieno l'essenza del lusso, che è bellezza, ma anche rilassatezza. E, naturalmente, senza tempo. Voto: 7.
Molto apprezzato, a ragione, Ennio Capasa, che comincia quasi in sordina, con un classico tranquillo e rimandi agli esploratori di sua Maestà in Africa, nella forma di giacche sahariane. Le stesse giacche rimarranno nella seconda parte della sfilata, che però passa quasi brutalmente a uno sfrenato punk, a un intenso uso della pelle e dei neri. Si sente l'atmosfera di una Londra vivace e ribelle come solo la capitale inglese sa essere, e la camicia in chiffon di seta mi fa pensare anche a una città un po' perversa, audace, sessualmente disinibita. Le mille facce di un impero britannico che quest'estate domina la scena. I tessuti sono leggeri e rilassati, non ci si risparmia qualche drappeggio, specialmente nella prima, calma, parte della sfilata. Prima parte in cui domina un bianco sporco che lentamente si mischia al nero nelle stampe per poi scomparire. Un po' bruttino lo styling, che mi ricorda la tendenza dei rumeni a preferire qualunque cosa sbrilluccici (lampadina nella mente! Forse Burberry vuole aprire un negozio a Bucarest?). Nella fattispecie stavolta il gel sui capelli è davvero troppo, dà l'idea di unticcio. Tentando di non farmi influenzare da questo, voto 7.
Bruttina, per quest'anno, Zegna: vecchieggiante, tanto rosso e cammello, una fastidiosissima simil-carta da parati ripetuta all'infinito sul fondale della sfilata e sulla passerella e il fatto che siano le 2 e 19 di notte mi esonerano dal parlarne. Speriamo in ZZegna.Bene, io oggi non ce la faccio più. Domani spero di riuscire a scrivere qualcosa su Neil Barrett, molto suggestiva, una delle mie preferite finora, Les Hommes, che pure sembra molto bella, e Dolce e Gabbana, che hanno fatto tanto parlare, giustamente, di loro.