Quando finivo un esame, ai tempi dell’Università, mi sentivo sollevata e allo stesso tempo mi accadeva di ripensare al periodo intenso di studi con una leggera nostalgia, come a giorni particolarmente significativi, che solo la loro difficoltà mi dava ragione e sostanza a quel sollievo finale.
In un certo senso è successa la stessa cosa in questi giorni, con la morte di mia suocera.
Quello che ho sentito inizialmente è stato un sollievo. Era diventato pesante e anche umanamente difficile. Come se un sasso, da dentro di me, si fosse sgretolato.
Poi i giorni trascorsi accudendo lei, cercando di darle qualcosa di diverso da quello che avevo ricevuto, si sono stagliati, ognuno a significare qualcosa: la misura di me, della mia forza, come della mia debolezza, del mio altruismo, come del mio egoismo, della mia voglia di dare, senza trattenermi mai e di dare senso alla mia vita.
Dopo la semina c’è il raccolto.
Mi sembra di cominciare adesso la vita che sognavo molti anni fa.
Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto. 2 Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. 3 Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro.