La crisi aguzza veramente l’ingegno? Il Comitato acqua pubblica non è tra coloro che dicono sempre no. La proposta è seria e considerevole: eliminare i distributori di bottigliette d’acqua di plastica, materia così difficile da smaltire, e di bibite dannose alla salute, e finalmente dar da bere ai malati l’acqua dell’acquedotto, doverosamente controllata. L’acqua del Cremasco poi è generalmente migliore di quella del Cremonese. Ecco il comunicato
Come Comitato Acqua Pubblica della nostra provincia siamo molto perplessi dalla direzione che ha preso la discussione pubblica sui tagli attuati dall’Azienda Ospedaliera di Crema. Di certo si può dire che provvedimenti come quelli in oggetto andavano preparati meglio di così. Si dirà che non c’è il tempo di farlo e forse il punto vero è proprio questo: la prassi ormai tragicamente dilagante di rispondere alla crisi con tagli lineari, come se la vita fosse rappresentabile su un registro a partita doppia, è l’abbandono netto della politica, se la politica è l’arte di progettare e costruire una società condivisa. I tagli fatti di corsa (le province, le spese, i posti di lavoro) sono sempre fatti male ma si reggono proprio sulla falsa idea che non vi siano alternative.
2010/24/04: l’acqua non si vende
Invece l’alternativa in questo specifico caso c’è e siamo molto stupiti che sinora nessuno l’abbia presa in considerazione: l’acqua in bottiglia può essere immediatamente sostituita con poca spesa con quella di rubinetto, come per esempio si fa all’ospedale di Empoli sin dal 2007. Se infatti non si può immaginare un ospedale che non somministri ai pazienti l’acqua all’interno di una dieta completa ed equilibrata, non si capisce assolutamente perché la scelta debba ricadere sulla soluzione più costosa e impattante per l’ambiente e la salute umana: basti solo pensare alla produzione di bottigliette di plastica e imballaggi, al trasporto e allo smaltimento dell’enorme mole di rifiuti conseguente. Questo, che è l’unico lato positivo nella scelta attuata dalla direzione dell’ospedale, può addirittura essere migliorato provvedendo ad eliminare dai corridoi dei nosocomi tutti i distributori automatici di acqua imbottigliata e di bibite gassate e dolcificate, molto discusse per le ricadute sulla salute di chi le beve. Infine, non è troppo tardi per organizzare una campagna di sensibilizzazione e informazione sull’acqua dell’acquedotto, più controllata e garantita (almeno finché riusciremo a mantenerla fuori dal mercato privato) sotto la responsabilità dei nostri amministratori pubblici. Perché l’informazione è preziosa e i cittadini vanno coinvolti. Se serve un’ispirazione, suggeriamo la campagna “Imbrocchiamola”, lanciata anni fa dal mensile Altreconomia.
Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese
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