lion
Sulle pagine di Mega 186 (che trovate ancora in distribuzione) nella sezione dedicata all'intervista (sezione curata dal sottoscritto da ormai diversi anni) è stata pubblicata una lunga chiacchierata tra Pasquale Saviano (Ceo della RW Edizioni) e il sottoscritto. La chiacchierata è stata talmente ampia che, purtroppo, solo una piccola parte di essa ha trovato spazio sulle pagine della rivista. Dal momento che ritengo molto interessanti i contenuti dell'intervista (contenuti che gettano una luce diversa sull'esordio della casa editrice e sulla gestione della Planeta DeAgostini Comics che l'ha preceduta) ho pensato di farvi cosa gradita nel proporvela - dividendola in diverse puntate che vi proporrò a puntate bisettimanali - integralmente.
Mega 186
la copertina
È trascorso poco meno di un anno dal debutto della Lion; un lasso di tempo sufficientemente lungo per iniziare a tracciare qualche bilancio… Cominciamo dall’attesa precedente all’esordio. Quali erano i sentimenti con cui ti apprestavi a lanciare le prime pubblicazioni sul mercato?
In realtà è stato tutto un correre senza avere un attimo per guardarsi indietro. L’acquisizione dei diritti è avvenuta in estate inoltrata con l’aggravante di un agosto totalmente “inutile” da un punto di vista lavorativo, a causa della tradizione tutta italiana di concentrare le vacanze nello spazio di quei trenta giorni.
Era necessario creare il team lavorativo, costruire una squadra e una struttura operativa che ci mettesse in condizioni di varare un piano produttivo ambizioso, superiore a quello della Planeta e, allo stesso tempo, cercando di creare uno dei rapporti più profondi tra quelli avuti tra un editore italiano e la DC, senza potersi basare sul conforto di un passato editoriale.
C’era tutto da inventarsi, non si trattava semplicemente di un salto di qualità perché non c’era nulla su cui basarsi, ma era come costruire una portaerei senza nemmeno aver progettato un peschereccio. Sapevamo che la nostra partenza non poteva essere progressiva ma violenta. Non solo dovevamo garantire la continuità della Planeta, ma recuperare e ampliare anche il piano delle uscite per permettere sia l’aggancio del reboot, sia non tradire tutti quei lettori che, nonostante tutto, erano rimasti fedeli alla DC.
Furono giorni intensissimi passati con Lorenzo Corti senza potersi concedere nessuno spazio che non fosse legato al countdown di Gennaio. Però ce l’abbiamo fatta. In quattro mesi si è varato il piano editoriale e uno staff che, raddoppiando la produzione del precedente colosso editoriale, in altrettanto tempo (i quattro mesi da Gennaio ad Aprile) ci ha portato non solo al reboot, ma anche a essere in grado di supportare la nuova ed impressionante accelerazione dei New 52.
da sinistra, Pasquale Saviano (Ceo della Rw Edizioni),
Andrea Ciccarelli (SaldaPress) e Lorenzo Corti
(coordinatore editoriale Lion)
Pesantissima soprattutto perché esistono due Planeta che hanno mostrato nel loro periodo di pubblicazione il meglio ed il peggio di se.
La Planeta a cui ti riferisci all’inizio della domanda è quella del primo trienno, quella delle tirature mostruose ma, nello stesso tempo (con un intero universo vergine da sparare in un mercato assetato in cui non era necessaria - per loro - nessuna analisi della richiesta e dell’utilità) era la Planeta della centralizzazione di ogni attività produttiva a Barcellona e nessuna autonomia e rappresentanza in Italia, ma anche la Planeta esaltante che con la sua voglia di essere leader ha cambiato la percezione del modo di gestire e produrre il fumetto mainstream in Italia.
La Planeta a cui noi subentravamo era quella del secondo trienno. Quella che aveva ridotto i prodotti in edicola ai soli Superman e Batman, quella che aveva azzerato una marea di uscite (Classici, Universo, DC ecc), bloccando la pubblicazione anche di testate che erano in positivo (pensiamo a Hellblazer, Sandman o JL) solo perché non erano più previste per la coproduzione, una casa editrice che aveva quasi azzerato le tirature iniziando ad alzare i prezzi in progressione, con nessuna volontà di capire cosa stava succedendo, abbandonando tutti a se stessi e così via.
JLA numero zero
il primo albo targato Lion
Sul nostro esordio per molti addetti ai lavori pesava l’idea che ci si trovasse di fronte ad un editore forse più piccolo, con una forza non proporzionata all’impegno delle già pesanti quindici uscite e che avrebbe addirittura fatto più errori del precedente.
I fans al contrario ci hanno accolto bene e di questo non smetterò mai di essere loro grato. Il loro supporto è diventato addirittura esplosivo con il reboot e non nego che stiamo studiando per la prima e soprattutto la seconda parte del 2014 di avvicinarci molto ad alcune delle loro richieste, e adeguarci sempre di più alle esigenze di mercato che si esprimono attraverso di loro.
Adesso la situazione com’è? Lo sforzo fatto e che stiamo ancora facendo è stato impressionante. Come detto, non avevamo storico ed esperienza. Gli errori inevitabili che ci sono stati sono dovuti alla nostra inesperienza, ma nel bene e nel male ci stanno facendo crescere. In dieci mesi abbiamo dimostrato di essere in grado di correggerci, stiamo rafforzando il team di lavoro e l’arrivo di Alessio Danesi che si affianca a Lorenzo Corti è solo il punto di partenza. Oggi abbiamo poco meno di 25 uscite ed il 2014 ci porterà a superare questa media abbondantemente.
Siamo diventati uno degli editori principali per il canale fumetteria come numero di uscite complessive con tutti le sue linee attive (oltre che con Lion anche con Lineachiara e Goen) e, con una punta di orgoglio, quello che nella storia sta producendo il maggior numero di titoli DC di tutti i tempi fuori dagli USA, permettendoci di leggere personaggi che neanche la Planeta nel suo momento migliore aveva gestito. Credo una ricchezza impressionante per i lettori e noi tutti.
La nostra sfida è tentare di proporre un modello stabile dell’universo DC in Italia e non ridurci ai prodotti migliori o ai personaggi più conosciuti come è stato con i nostri predecessori.
Anche da un punto di vista narrativo il passaggio di consegne non è stato indolore, a inizio anno l’universo DC era agli sgoccioli e il New 52 era necessariamente ancora bloccato ai nastri di partenza. E’ stato difficile gestire questo periodo interlocutorio?
Sì, abbastanza. La prima parte è stata decidere quando si sarebbe dovuto fare il reboot e avevamo due finestre possibili. Primavera e quindi Maggio, Autunno e quindi Novembre. Inizialmente si stava optando per la seconda. Questo perché uno dei presupposti assoluti che ci eravamo imposti era di rispettare i lettori più fedeli che avevano continuato a seguire la DC indipendentemente dalla peripezie della Planeta. Non potevamo far finta che tutto si azzerasse, che tutto partisse con le nostre edizioni, dimenticandoci delle persone che aspettavano l’ultimo Swamp Thing, i Sandman, che stavano leggendo decine di serie che sarebbero diventate monche.
Una partenza in autunno ci avrebbe dato tempo di crescere e di portare progressivamente a compimento tutto. Poi i nostri cugini Spagnoli, Francesi e Tedeschi hanno optato per la prima. Questa scelta ci avrebbe lasciato fanalino di coda per cui alla fine abbiamo anche noi accettato l’idea che il reboot in Europa fosse nella primavera.
Batman #1
un albo da record che ha
esaurito quattro tirature
in altrettanti mesi
Poi il reboot e, soprattutto questo Autunno non solo hanno spazzato e stanno spazzando una buona parte delle perplessità, ma stanno anche dimostrando che abbiamo solo scalfito la punta dell’iceberg e che il potenziale dell’universo DC è ancora tutto da sviluppare e da costruire pur essendo oggi una realtà forte nell’economia del fumetto italiano.
A maggio finalmente ha debuttato il New 52. Un’operazione narrativa e commerciale titanica prodotta negli USA dalla DC Comics e accolta oltreoceano con entusiasmo dai lettori. Entusiasmo che si è tradotto in un notevole incremento delle vendite e in una supremazia nella classifica degli albi più venduti che, forse, mai aveva visto la DC così protagonista. Come ha funzionato il lancio del New 52 nel nostro paese?
Anche qui è stata una sfida. Nella transizione abbiamo raccolto un eredità barcollante e abbiamo cercato di darle i primi barlumi di solidità attraverso una forte continuità con il passato. Ma sapevamo che il nuovo 52 doveva avere qualcosa di diverso nella gestione e abbiamo scelto di basare tutto sul presupposto che la DC non era solo Batman e Superman o Frank Miller o Alan Moore, ma bensì un universo che doveva essere presente nella sua continuity e coerenza.
Un altro passaggio fondamentale è stato cambiare una prerogativa decennale per la DC. Più testate spillate a basso prezzo e non solo Superman e Batman e qualche volume dei personaggi più importanti. Per rispettare i due presupposti nascono così otto collane entro i 6.95 €, sette spillati antologici di 72 pagine riservate all’universo DC e una monografica brossurata di 96 pagine con alternanza bimestrale dedicata alla Vertigo (con il recupero di Hellblazer ingiustamente stroncato perché era un progetto solo italiano) per un totale di ventitré serie presentate. Di queste quattro partono da subito in edicola raddoppiando il numero delle uscite della Planeta che stava abbandonando il canale.
Altro punto forte di rottura con il precedente editore con un abbassamento significativo del prezzo (3.70€-3.95€/72 pg contro 3.50€/48 pg.) che ha dimostrato che si potesse fare fumetto popolare in Italia con i personaggi DC senza spaventarsi della tiratura di partenza e senza dover necessariamente puntare al volume di grosso prezzo.
Restava da risolvere tutto il resto. Le serie che non avevano trovato posto negli spillati necessariamente andavano dirette sui brossurati. Il problema dei brossurati è che hanno una gestazione più lunga. Per essere prodotti bisogna aspettare almeno sette-otto mesi dall’uscita dell’ultimo numero che chiude il ciclo. Questo significava dover arrivare all’autunno. Tenendo conto della situazione della Batfamily su cui c’era una aspettativa superiore e, soprattutto l’imminente film (che non permetteva una attesa tanto lunga), si è optato anche qui con due collane ombrello (Bat-World e Bat-Universe) più leggere da solo 96 pagine. La gestione di quattro storie invece delle canoniche sei o sette, ha permesso di generare in maniera “provvisoria” altre due uscite rotazionali mensili che si sarebbero affiancate alla precedente, che ci avrebbero accompagnato di fatto nel primo anno di programmazione sino alla quarta wave Italiana.
Il reboot di Maggio parte sostanzialmente da qui. La seconda wave Italiana come detto è iniziata a settembre. Si sono aggiunte le collane ombrello DC Dark, DC Edge, DC Universe che a rotazione propongono tutti gli altri personaggi del reboot per arrivare ad un 47/48 serie presentate su 52.
Un record.
Da un punto di vista numerico il big bang del reboot è ancora in evoluzione. I numeri non si sono ancora stabilizzati e la velocità con cui esauriamo è ancora indice dell’impossibilità di gestire il numero. Tutte le correzioni che vengono fatte in sede di tiratura si infrangono con un nuovo record. I numeri sette attualmente vendono molto di più dei numeri 1, che intanto stiamo ristampando senza sosta perché a loro volta stanno subendo l’effetto traino dei nuovi numeri. Non ho paura nel dire che il numero 1 di Batman reboot è probabilmente quello che ha venduto di più dai tempi della Cenisio se non addirittura Mondadori.
una foto tratta dalla conferenza stampa lucchese "Are you lion?"
da sinistra verso destra: Lorenzo Corti, Geoff Johns, Marcello Buonomo (Lavieri),
Jim Lee, Alessio Danesi e Pasquale Saviano
[1 - Continua]