Palermo non è affatto una città splendida. O meglio, non lo è più da tanto tempo a questa parte. È una pessima città. Lo sostengo perché leggo spesso sui social network e sugli editoriali di qualche sito d’informazione che, nonostante tutto, Palermo è una città meravigliosa. Ipocrisia allo stato puro.
Palermo, invece, è un affronto al resto della Sicilia. Perché nell’Isola, è vero, ci sono paradisi, Paesi gioviali e ben curati e tanto altro. Mentre Palermo, la “capitale”, è un covo di vergogne.
I motivi sono tanti.
Un bel respiro e via.
- Palermo è sporca. Non solo perché siamo invasi dall’immondizia un mese sì e un mese no. Ma perché lo è a prescindere. Il motivo? Siamo sporchi noi palermitani. Teniamo pulite le nostre case ma, alla prima occasione, mentre siamo in giro, sporchiamo le strade. Le regole ci sono ma non sono naturalmente rispettate. Ritornando alla “munnizza“, basterebbe gettarla di sera, una o due ore prima del ritiro (prescindendo da quanto sta avvenendo all’AMIA). Invece no. La gettiamo in qualsiasi attimo della giornata, pure nelle prime ore del mattino. La verità è che siamo cafoni. Per non parlare di carte e cartacce che regolarmente si trovano non sui cestini ma sui marciapiedi e delle scritte vandaliche sui monumenti – non serve a nulla spendere soldi per cancellarle se poi ritornano: sarebbe necessario altro come installare telecamere per la sorveglianza.
- Palermo è caotica. Il traffico, soprattutto. Siamo la quinta città con più ingorghi al mondo. Abbiamo superato persino Los Angeles che conta una popolazione superiore per dieci volte quella palermitana. Tre le cause: a) il sistema della viabilità. Arretrata. Il Piano Urbano del Traffico andrebbe rinnovato ed adeguato alle nuove esigenze. Invece, siamo allo stallo anche in questo caso; b) il sistema dei trasporti. L’Amat offre uno dei servizi peggiori d’Italia (e tra l’altro più cari) ma non sempre per colpa sua: in quanti non paghiamo il biglietto? c) i palermitani. Utilizzano l’auto anche per percorrere un chilometro. E la usano applicando un codice della strada proprio.
- Palermo è clientelare. Gesip, Amia… Esempi del clientelismo politico. Gente che si è annidata in società ed enti perché ha trovato un posto di lavoro grazie alle promesse del politico di turno. Senza fare i conti con le previsioni di spesa. Gente che adesso pretende un contratto a tempo indeterminato, anche con sassaiole e blocchi stradali. Persone che, però, non hanno sempre lavorato al meglio. Proprio perché saldi nel loro posto, perché il politico di turno mica può abbandonarli al proprio destino. Sono troppo importanti. Sono voti.
- Palermo è mafiosa. Sì. Inutile sostenere che la mafia sia lì lì per essere sconfitta o che non è più forte come prima o che la maggioranza dei palermitani è antimafiosa. La mafia, invece, persiste. Non solo attraverso le azioni e il controllo del territorio ma anche nella mentalità. Non è forse mafia il posteggiatore abusivo? Non è forse mafia chi vende illegalmente alcuni prodotti andando a rovinare il mercato degli onesti? Non è forse mafia quella che si concentra in alcuni luoghi centrali di Palermo, dove la contraffazione è di casa? Non è forse mafia il proliferarsi di locali abusivi? Non è forse mafia via Lincoln, via Roma, piazza Giulio Cesare di sera, strade popolate da prostitute (poverine) e protettori (mascalzoni)? Non è forse mafia lo spaccio di droga che imperversa nelle periferie? Eccetera, Eccetera.
- Palermo è contro i giovani. Di lavoro ce n’è poco. E quel poco corrisponde ad una miseria. Imperversano call center e lavoretti sotto pagati. Perché vige il principio: “Se vuoi lavorare, questo c’è“. O la regola: “O accetti tu o accetterà qualcun altro“. E, purtroppo, si accetta perché non se ne può fare a meno: bisogna comprare il pane e la pasta per sopravvivere.
C’è solo un momento in cui Palermo si riscatta. Di notte. Quando quasi tutto dormono. Quando il Teatro Massimo, il Teatro Politeama, la Cattedrale, via Libertà, le poche ville Liberty rimaste e tanto altro sussurrano in silenzio una città che fu meravigliosa.