Commercianti senza il pizzo si può.
A Palermo la presentazione della nuova guida di consumo critico “Pago chi non paga”.
Verrà presentata sabato 4 maggio alle ore 12 a Palermo, presso la sede dell’associazione Addiopizzo in via Lincoln n. 131, la nuova guida per il consumo critico dal titolo “Pago chi non paga”, alla presenza del Prefetto Elisabetta Belgiorno,Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. L’iniziativa si inserisce all’interno della campagna “Contro il pizzo, cambia i consumi”, varata nel 2006 e mirante alla creazione di un asse virtuoso tra cittadini e commercianti per promuovere il consumo critico presso gli esercizi commerciali che non pagano il pizzo. Dai primi cento che avevano aderito nel 2006, oggi sono più di 800 tra imprenditori e commercianti aderenti alla campagna antiracket che hanno avuto la forza di liberarsi dal pizzo della mafia: la dichiarazione di “Pizzo free” viene verificata, certificata e monitorata costantemente attraverso un complesso e attento lavoro di indagine.
L’associazione promotrice, il Comitato Antipizzo, è nata nel 2004. L’iniziativa pubblica da cui ha preso il via ha fatto storia nella città. In un mattino che doveva essere un mattino qualsiasi, quello del 29 giugno 2004, Palermo si è infatti svegliata con le strade del centro tappezzate di adesivi con su una frase: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Autore della frase era un tale Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978, autori degli adesivi tre ragazzi poco meno che trentenni, che sarebbero rimasti anonimi per giorni prima di presentarsi come gli artefici di quel gesto che intanto aveva smosso e incuriosito media, Carabinieri, Guarda di Finanza, Confcommercio, Assindustria, Confesercenti, Procura della Repubblica.
Si era pensato fosse opera di qualche commerciante. Erano tre giovani siciliani qualsiasi.
Riscrivere la quotidianità, uscire dal silenzio mettendo pensieri in testa. Quella iniziativa fu il primo passo verso la creazione di un movimento di “rivoluzione culturale” contro la mafia voluto, che si è col tempo strutturato in una vera e propria associazione di volontariato, il Comitato Addiopizzo appunto, con sede a Palermo in via Lincoln n.131, in un bene confiscato alla famiglia mafiosa degli Spadaro.