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Commissaria, Uè

Creato il 12 giugno 2010 da Astonvilla
Commissaria, Uè
Davvero strampalate le motivazioni con cui la commissaria Ue alla Giustizia, Viviane Reding, ha imposto all’Italia di equiparare entro il 2012 l’età pensionabile di uomini e donne. «C’è una sentenza della Corte Europea e in democrazia le sentenze si rispettano» ha almanaccato. Già qui ci sarebbe parecchio da eccepire (le sentenze sono uno stato d’animo: rispettabile, certo, ma non necessariamente da rispettare), se non fosse che preferiamo lasciare il dovere di replica a chi di queste cose se ne intende: Previti o Ghedini. Ma l’algida signora raggiunge il colmo della tracotanza quando si spinge ad affermare che le direttive sull’equiparazione dell’età pensionabile risalgono al 1990 e l’Italia non può fare l’offesa o la sorpresa, «dato che ha avuto vent’anni di tempo per mettersi in regola».
E con ciò? Abbiamo i nostri ritmi. E pratichiamo come nessun altro la sofisticata arte del rinvio. Perché fare oggi quel che si può fare domani e che potrebbe non essere più necessario dopodomani? Perché dire di colpo la verità, come ha appena fatto il premier inglese («Il nostro stile di vita cambierà»), se si può continuare a mentire tranquillamente alla giornata? Perché ottemperare subito a un obbligo, rinunciando alla possibilità sempre auspicabile di una proroga o, meglio ancora, di un condono? Par di conoscerla, questa Reding. Il genere di persona che paga i bolli prima che scadano, chiede gli scontrini ai negozianti e vive nell’ossessione delle regole. Verrebbe proprio voglia di mandarla in pensione. E ce la manderemo, prima o poi. Fra una ventina d’anni.
MASSIMO GRAMELLINI

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