Il breakfast index, un indice che misura i prezzi delle materie prime alimentari, viene usato per misurare in modo informale il tasso di inflazione.
Il mercato delle commodities ha vissuto tempi migliori ma, mentre quasi tutti gli operatori piangono lacrime amare per i prezzi che continuano a scendere, c'è qualcuno che sta raccogliendo benefici dalla nuova situazione: i consumatori.
Infatti, il costo medio di una colazione all'inglese non è mai stato così basso nel corso degli ultimi cinque anni. Almeno in teoria, dal momento che i prezzi delle materie prime non hanno un riflesso immediato sui prezzi al dettaglio.
Comunque, secondo The Financial Times, la media ponderata delle commodities che compongono la colazione ha raggiunto livelli che non si vedevano dal 2010.
Qualcuno lo chiama il breakfast commodities club, altri il breakfast index, ma tutti fanno riferimento alle otto commodities che troviamo nella classica colazione all'inglese: il caffè, il cacao, il latte, il burro, il grano, lo zucchero, il succo d'arancia e la pancetta di maiale ( beacon).
I prezzi del latte sono diminuiti del 33% e quelli del caffè del 28%, mentre il prezzo del succo di arancia è sceso del 10%
I prezzi del latte sono diminuiti del 33% e quelli del caffè del 28%, mentre i buoni raccolti in Brasile e Stati Uniti hanno spinto verso il basso il prezzo del succo di arancia del 10%.
Non è andata meglio ai prezzi dello zucchero che, rispetto all'anno precedente, è sceso del 22%. Stessa sorte per i prezzi del frumento condannati a perdere il 23%, grazie agli abbondanti raccolti in Francia e Australia.
Come se non bastasse, le sanzioni alla Russia che impongono divieti alle importazioni, hanno colpito la carne di maiale e il latte.
Tuttavia, per i consumatori di té, la prima colazione è rincarata. Infatti, i prezzi del té sono saliti del 67% dopo le gravi siccità che hanno colpito i raccolti. Anche il cacao è aumentato del 13% per le preoccupazioni causate dall'arrivo di El Niño.
Anche la situazione attuale delle commodities della colazione dimostra che il mercato delle materie prime ha sempre due facce: quella del dolore degli agricoltori e quella della gioia dei consumatori.
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