In Inghilterra è in vigore da 300 anni la Joint Enterprise, una legge seconda la quale, se ti trovi nel luogo di un omicidio, pur non avendolo commesso in prima persona, puoi essere giudicato di questo colpevole.
Redatta per scoraggiare i duelli tra nobili, in modo che anche gli accompagnatori e i testimoni di entrambe le parti potevano essere messe sotto processo, questa legge non è però mai stata abolita, e in giorni come quelli di oggi in cui gang e bulli pullulano per le strade, si è trasformata in una manna dal cielo per la polizia che ripulisce così cittadine da delinquentelli senza il dovere di approfondire le indagini, arrestando anche chi, per l'appunto, non ha accoltellato o ammazzato nessuno.
Johnjo non è un bullo, né tanto meno fa parte di una gang.
E' un semplice ragazzo, che si fida degli amici, e li accompagna una sera a prendere una pizza.
Quello che non sa, è che ai suoi amici della pizza non potrebbe interessare meno, il motivo per cui lo hanno chiamato è quello di avere un auto che li aspetti in strada, mentre loro spaventano e probabilmente pestano un loro rivale.
Quello che va storto, è che il più intelligente di questo trio accoltella così, giusto per, un innocente che nella pizzeria si trovava solo per averla, una pizza, uccidendolo.
Quello che va storto, è che la vittima non sarà solo Tommy, danno collaterale di un momento di pazzia, ma Johnjo stesso che si ritrova minacciato dagli amici, combattuto con la sua coscienza, e infine accusato dalla polizia di omicidio stesso, a causa dell'uso della joint enterprise.
Ma Johnjo e Tommy non sono le uniche vittime di questa storia.
Le famiglie, di entrambi, sono costrette ad affrontare in modo quasi analogo seppur in una diversa sofferenza, tutte le indagini e il processo che va a seguire.
Da Margareth, madre single, il cui marito la ha abbandonata e che non riesce nemmeno a pagare il funerale del figlio, a Coleen, madre che crede e perora l'innocenza del suo, di figlio, non trovando appoggi legali o giudiziari per dichiararlo ufficialmente tale, per non fargli passare nemmeno uno dei più di 20 anni di carcere che invece Johnjo rischia.
Sì, accusato come il resto degli amici, ognuno di loro rischia di passare la vita dietro le sbarre, a meno che non si dichiarino colpevoli, pur non essendolo, materialmente. Pur di fare della giustizia un lavoro sommario, pur di ripulire strade e credere di aver adempiuto ogni lavoro.
Film per la TV andato in onda sulla BBC One (giusto per sottolineare come già si faceva per Clear History quanto diverso è il concetto di film TV nostrano rispetto a quello degli altri Paesi), Common ha l'obiettivo di denunciare il modo paradossalmente ingiusto in cui questa legge viene utilizzata, il più delle volte, poi, su minorenni che potrebbero essere recuperati.
Nel farlo, è vero, sembra soffermarsi un po' troppo nel dolore delle due madri, ma questa sensazione svanisce velocemente, immergendo lo spettatore nella disperazione e nell'incredulità di entrambe, avvincendo attraverso un resoconto giudiziario che non si fa mai pesante ma che chiaro e cristallino, ci viene mostrato passo dopo passo.
Il tutto viene supportato da ottimi interpreti, a partire dal giovane Nico Mirallegro che si tiene d'occhio già da My mad fat diary, e le due convincenti e toccanti Jodhi May e Susan Lynch.
Quello che resta è così una sensazione di sfiducia verso leggi e autorità, che le testimonianze, vere, che chiudono il film vanno a rafforzare.
Una sfiducia che tocca famiglie e madri che invece, per prime, riescono a capirsi, e pure ad abbracciarsi.
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