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Commuoversi in dialetto: cronaca di una serata particolare
Creato il 28 febbraio 2015 da Ambrogio Ponzi @lucecoloreAl Ridotto una serata dedicata al dialetto con lettura di poesie e filastrocche dei vernacolisti borghigiani
La splendida sala del Ridotto del Teatro Magnani di Fidenza ha fatto da cornice, mercoledì 18 febbraio, alla bella ed interessante serata dedicata alla lettura di brani, filastrocche e poesie da parte dei vernacolisti locali (e non solo) dal titolo “Te dì la tua, che me digh la mia”. Nel contesto del mese che l’assessore alla Cultura Alessia Gruzza ha voluto dedicare al dialetto Adriano Gainotti, Franco Giordani, Germano Boschesi e Giancarlo Loreni da Fidenza, Pietro Rebecchi e Cesare Ometti da Piacenza, Enrico Maletti da Parma, oltre a Claretta Ferrarini da Borgo San Donnino, vera animatrice della serata, si sono susseguiti con ritmo, simpatia e qualche lacrima in una serrata maratona dialettale che per quasi due ore ha incollato alle poltrone e fatto sognare tutti i presenti. Ad aprire la serata è stato Amedeo Tosi, presidente del Consiglio Comunale che dopo aver ringraziato i vernacolisti per la loro disponibilità ha letto la presentazione che Vittorio Chiapponi e Temistocle Corradi hanno scritto nel 1990 per la pubblicazione “Parlӓr burgzàn”, numero 39 dei Quaderni Fidentini. È quello che ancora oggi possiamo definire come il principale testo di riferimento sul dialetto borghigiano: “Un territorio largo come un fazzoletto; un borgo che ha cucito la sua storia tra contese territoriali, saccheggi, incendi, bombardamenti e calamità affini; una popolazione un tempo scarsa e povera, con il miracoloso coraggio di costruire una delle Cattedrali più ammirate per arte e storia, una comunità di gente dal carattere sereno, nelle prove e nelle gioie. Aperto alla vita, sempre carico di speranza.” Queste le singolari realtà storico-culturali in cui il dialetto borghigiano ha fatto da tessitura coesiva tra la gente. Un dialetto arguto, fantasioso, sornione e provocatorio, che ama le finezze espressive ma che indulge anche, e volentieri, ai termini maliziosi e…grassi, a costo di finire nel boccaccesco e creare imbarazzo ai “ben costrutti orecchi”. Il primo ad esibirsi è stato Enrico Maletti, la star dei vernacolisti parmigiani che ha recitato tre emozionanti racconti di Renzo Pezzani, Alfredo Zerbino e Bruno Pedraneschi, tra i principali autori di sempre nella città ducale. Il maestro Adriano Gainotti ha letto due poesie del suo vasto repertorio dedicate alla Quaresima e alla notte di Sant’Antonio per poi chiudere con una serie di battute, proverbi e modi di dire veramente esilaranti che hanno conquistato la platea. Pietro Rebecchi ha preso spunto da storie della tradizione dialettale piacentina, tra le quali la simpatica predica di un curato piacentino verso i suoi parrocchiani per metterli in guardia verso i vicini parmigiani. Giancarlo Loreni ha letto tre bellissime poesie raccolte nel suo libro “Farfâli”, numero 25 dei Quaderni Fidentini. In particolare l’ultima poesia, dal titolo “Per te”, dedicata alla mamma, bellissima e commovente, ha lasciato tutti con le lacrime agli occhi per questa straordinaria e profonda dedica all’amore più grande del mondo. Franco Giordani ha letto tre brani scelti dal suo libro “Sarvèl e cӧr” che hanno riportato tutti alle gioie, ai dolori e ai ricordi della gioventù dei ragazzi del “Cà Nӧvi” per chiudere con la bellezza di essere nonno. Una metafora della vita di grande respiro. Cesare Ometti si è cimentato nella recitazione di alcune filastrocche popolari della vicina Piacenza di profonda umanità. Germano Boschesi, il più giovane tra i vernacolisti borghigiani, ha strappato applausi e risate recitando due racconti di Pierino Bernardi (bellissima quella del gatto), per terminare con la lettura di un brano tratto dal suo libro “Buragh: dal martirio èd San Dunén al dé d’incӧ”. Ha quindi concluso la maratona della bella serata Claretta Ferrarini con la recita di tre racconti molto suggestivi, il primo è un vero omaggio alla famiglia di burattinai Ferrari di Parma; il secondo è dedicato al maestro dei vernacolisti borghigiani Vittorio Chiapponi; il terzo infine è un testo molto bello dedicato alla minestra dei ferrovieri. L’assessore alla Cultura Alessia Gruzza ha concluso la serata ringraziando di cuore tutti i vernacolisti per la loro disponibilità e bravura. Ha infine sottolineato le motivazioni che hanno spinto l’Amministrazione comunale a promuovere il mese del dialetto come vero e proprio momento di recupero delle radici dei fidentini attraverso le più belle tradizioni popolari. Fuori programma, veramente apprezzata, la lettura della poesia che Franco Giordani ha dedicato a Claretta Ferrarini, anima dei vernacolisti fidentini, che si è commossa anche perché la cosa è giunta del tutto inaspettata.
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