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Compagni di Scuola (1988)

Creato il 27 luglio 2012 da Mcnab75

Compagni di Scuola (1988)

Compagni di scuola
di Carlo Verdone
Italia 1988

Una cosa curiosa che ho notato in questi anni è l’amore trasversale che unisce gli appassionati di cinema e di letteratura di genere: la vecchia commedia all’italiana.
Pur con notevoli eccezioni non posso fare a meno di notare quanto questa singolarità (niente a che fare con connettivismo) sia davvero diffusa e radicata.
Appassionati di fantascienza e di horror che citano a memoria Fantozzi, Manuel Fantoni, Don Buro e Oronzo Canà.
Vuoi perché in fondo quelle erano commedie a loro modo intelligenti – spesso geniali – vuoi perché sono l’altra faccia della stessa medaglia. Dimostrano al mondo che sappiamo ridere quanto spaventarci, sognare quanto burlarci di una realtà così stupida da risultare divertente.
Io appartengo di certo a questa categoria di strani aficionados.

Carlo Verdone è uno dei miei attori e registi preferiti. Purtroppo lo paragono un po’ a Stephen King: ha dato il meglio di sé negli anni ’80 e ora procede a tentoni, vivendo dei fasti passati, azzeccando raramente qualche guizzo geniale dei bei tempi che furono. A ogni modo quel che ha costruito rimane ed è immortale.
I vecchi film di Verdone, pur essendo commedie spassose, erano permeati da un fondo di malinconia tanto più percebibile in quanto nascosto tra battute, macchiette e gag spassose. Il pregio di Carlo è, a mio parere, quello di aver portato sullo schermo il ragazzo italiano medio degli anni ’80. Un po’ mammone un po’ spavaldo, costantemente diviso tra la voglia di affermarsi e l’insita timidezza dovuta dalla paura di sfigurare agli occhi di una società patriarcale e conservatrice.

La punta più alta della carriera di Verdone è Compagni di Scuola, film del 1988 in cui più che mai la commedia si “inquina” di un retrogusto amarognolo. Amarognolo ma non demagogico, struggente o drammatico, specifichiamolo.

Federica, affascinante trentacinquenne, è stata abbandonata dal ricco amante che l’ha mantenuta per anni, e prima di lasciare la lussuosa villa di lui, decide di organizzare, a quindici anni dal diploma, un incontro con i suoi ex compagni di liceo.
Non si tratta di un evento gioioso in ricordo dei vecchi tempi. Ciascuno degli invitati è stato segnato dalla vita, e nel corso della riunione, che dura dal pomeriggio all’alba successiva, emergono problemi, frustrazioni, delusioni nonché cattiverie, rivelandosi una riunione in gran parte malinconica.

Un incipit sufficiente, visto che il film è arcinoto e tutti, chi per scelta chi per caso, l’hanno probabilmente visto almeno una volta.
Le riunioni tra ex compagni di scuola sono di per sé occasioni tristissime, in cui si finisce a fare i conti con fallimenti, rimpianti e nostalgia. Il solo fatto di invecchiare e di perdere la spensieratezza dei diciott’anni dovrebbe essere un deterrente per evitare certi tragici confronti col passato.
Il film in questione ci dimostra tutto ciò con un’amarezza ampiamente mitigata da alcuni sketch comici memorabili, complice un trio di attori che sono il vero valore aggiunto della pellicola: Angelo Bernabucci (Finocchiaro), Alessandro Benvenuti (Santolamazza) e Maurizio Ferrini (Lepore). Anche perché, occorre dirlo, parte del successo dei lavori di Verdone è attribuibile proprio a dei cast memorabili, figuranti compresi.Compagni di Scuola (1988)

Quella a cui assistiamo è una serata tragicomica in cui qualcuno deciderà di prendere decisioni radicali, qualcun’altro commetterà errori irrimediabili, mentre altri ancora aspetterà semplicemente l’alba per poi tornare alla vita di sempre, con qualche rimpianto in più.

In Compagni di scuola abbiamo una varia umanità: dal trentacinquenne italiano medio che più medio non si può (Verdone nei panni del “Patata”), all’artistucolo da quattro soldi, perennemente al verde e in cerca di spintarelle (De Sica/Tony Brando).
La componente femminile non fa una figura migliore di quella maschile, non considerando la padrone di casa, Federica (Nancy Brilli), una donna dalla vita sentimentale distrutta, padrona soltanto della propria bellezza. Né Valeria (Eleonora Giorgi), costantemente combattuta con un amore fatto più di alti che di bassi. Né, ancora, la moglie infelice Margherita (Giusi Cataldo), o Jolanda (Isa Gallinelli), zitella inacidita e invidiosa dell’amica del cuore.

L’ironia della sorte è che gli unici ex compagni di scuola che hanno realizzato qualcosa (soldi, carriera) sono i più “spietati”: dal burino volgarissimo, Finocchiaro, arricchitosi vendendo carne all’ingrosso, al sottosegretario ammanicato (Valenzani/Massimo Ghini), pronto a concupire l’amante minorenne del povero Patata.
Ed è proprio lei, la studentessa liceale innamoratasi del suo professore, interpretata da una bellissima Natasha Hovey, a rappresentare l’innocenza e il sogno di un futuro migliore di quello che probabilmente sarà. Innocenza che infatti viene tradita nel corso della sciagurata festa.


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