Quando sei circa a metà, cominci a guardare avanti per capire quando ti manca.
Se ti piace cominci, con rammarico, a disperare che finisca troppo presto; se non ti piace non vedi l'ora che si accortocci su se stesso velocemente.
Ma in entrambi i casi, quando arrivi alla fine, tutto sembra andare velocemente, troppo!, non ti staccheresti più da lui, guardi con angoscia il momento in cui finirà, in cui si scioglierà tra le tue dita.
E allora, se possibile, rallenti, centellini ogni passo, ogni concetto, ogni emozione.
Ma poi, come tutte le cose di questo mondo barbaro, ineluttabilmente finisce, termina, si esaurisce, si chiude.
E allora rimani lì, con l'occhio perso all'orizzonte, con la mente ancora immersa, con le dita che cercano qualche segnale di contatto con quanto è ormai passato.
E a un certo punto ti scuoti, ti svegli con una sferzata, e ti alzi, ansimando, con foga e vai alla ricerca di una nuova avventura, di un nuovo sogno, di nuove idee, di nuove parole.
E allora, come un assetato in pieno deserto, come un uomo in cerca d'amore, come una solitudine in cerca di affetto, cominci a cercare, ad annusare, a guardare con ansia, a esplorare.
Così, strabuzzando gli occhi, girando la testa di qui e di là, cercando di ricordare qualcosa, ti avvicini e cominci, meticolosamente, febbrilmente, e sorridendo, a cercare la tua nuova sfida intellettuale, il tuo nuovo viaggio, il tuo nuovo mondo.
Il tuo nuovo libro...