Veltroni non ha reagito quando ho pubblicato Il compagno Veltroni. Né ha reagito quando (sotto un ennesimo pseudonimo: noi ex agenti del Kgb cambiamo continuamente identità) ho stroncato il suo libro Forse Dio è malato. Diario di un viaggio africano in un’intervista di Luca Telese per “Il Giornale” (dove notavo le inquietanti somiglianze con i libri autocelebrativi di Ceausescu e Kim Il Sung). E’ buona regola di un agente segreto non curarsi di quello che si scrive sulle sue operazioni: ogni smentita attirerebbe più attenzione e rivelerebbe inevitabilmente altri scheletri negli armadi. Meglio tacere, fingere di non sentire.
Nel mio dossier avevo lasciato Veltroni alla guida dei Ds. In seguito l’agente Veltroni ha compiuto la sua missione nel modo più esemplare: non solo ha distrutto il Pci, e ha eliminato la sinistra (creando il Partito democratico, mostruosa fusione di ex-Dc ed ex-Pci che non si dichiara di sinistra), ma è riuscito a far sparire gli ultimi comunisti dal parlamento. Grazie alla scelta di “correre da solo”, in un colpo ha perso le elezioni e grazie alla soglia di sbarramento ha cacciato da Camera e Senato gli ultimi superstiti a dichiararsi comunisti (Rifondazione e Pdci). Non era mai successo, dalla caduta del fascismo, che i comunisti non fossero rappresentati nel parlamento italiano. Ma Veltroni è stato capace di farli sparire.
Nonostante questi trionfi, da qualche tempo l’agente Veltroni sembra in disgrazia. Ha ottenuto l’ultimo, ottimo risultato, consegnando il Campidoglio alle destre, ma ha dovuto abbandonare la guida del Partito democratico, la sua creatura, finalmente trasformando i residui della sinistra in una formazione politica all’americana. E la sua stella è sembrata eclissarsi.
Ora ha creato una mini corrente ultra moderata nel Pd (che alla prima conta ha già perso pezzi) e ha lanciato allusioni subdole (parlando della possibilità di un “papa straniero”, cioè un leader dell’opposizione esterno al Pd, tanto che molti hanno pensato addirittura a una candidatura del banchiere Alessandro Profumo appena defenestrato): tutte manovre che fanno lieta la destra e Berlusconi in particolare, dato che azzoppano ulteriormente un’opposizione inetta e incapace.
Ma il ruolo di Walter appare attualmente marginale e residuo. Cosa è successo all’agente Veltroni? Forse la nuova amministrazione Obama non lo appoggia più? Veltroni è tanto anticomunista e grottescamente fedele agli Usa da creare imbarazzo persino a Washington? No, c’è un’altra spiegazione. L’agente Veltroni sta ancora lavorando nell’ombra. I suoi continui favori a Berlusconi (che non sono nuovi, come ha dimostrato il documentatissimo libro di De Lucia Il baratto) rientrano probabilmente negli obiettivi di Cia e Pentagono. Pare, secondo alcuni osservatori ben informati, che alla Casa Bianca vada ancora bene Berlusconi al timone dell’Italia. Certo, è quello che si dichiara amico di Putin e vezzeggia il terribile Gheddafi, è quello che ha definito “abbronzato” il nuovo presidente Usa, è quello che si è reso ridicolo su scala planetaria strillando durante un vertice mondiale “Mister Obama!” e inseguendo il leader americano come un fan a caccia di autografi. Eppure per l’America è ancora un cavallo su cui puntare.
Come mai Berlusconi resta affidabile per gli Usa, e quindi la missione a suo favore dell’agente Veltroni avrebbe senso? Per un solo motivo: perché Berlusconi garantisce carne da cannone in Afghanistan e gli Usa ne hanno assoluto bisogno, per fronteggiare talebani e insorti sempre più aggressivi e vincenti. Allora l’agente Veltroni è ancora utile e con un nuovo compito: indebolire sempre di più l’opposizione e il Partito democratico, evitare in ogni modo che Berlusconi sia sconfitto. Con due strategie: accentuare la rissosità interna al Pd, per dimostrare che si tratta di un partito inaffidabile, bloccare qualsiasi alleanza a sinistra (si chiami Vendola o nuovo Ulivo, dove magari riapparirebbero gli odiati comunisti), inventare meccanismi elettorali ancor più dannosi per l’opposizione.
Non critichiamolo, allora, perché non si è ancora esiliato in Africa come aveva promesso. La sua missione per la Cia non è finita, non può ancora partire. Vedrete che quando avrà raggiunto il suo risultato, o quando a Washington cambierà il vento, salperà finalmente per il continente nero. Dove forse lo attendono altri rocamboleschi incarichi al servizio della Cia. Noi continueremo a tenerlo d’occhio.
Invitiamo tutti i nostri lettori e complici non solo a leggere Compagno Veltroni ma a scaricarlo gratuitamente e diffonderlo, come testimonianza “ante-litteram” dei disastri della sinistra italiana di cui Walter Veltroni è uno tanti esempi.