Gattolona si fa bella.
Arrivò dolcemente la sera, tutti erano presi dai preparativi per la cena: Amilcare zoppicando data la venerabile età, apparecchiava la tavola come meglio poteva aiutato in questo arduo compito da Gedeone. Tra un piatto e una posata appoggiata sulla tovaglia fatta con rami di amarena, Amilcare assaggiava le leccornie che Tata Brunilde aveva disposto sul grande tavolo. Usava le nodose dita, conficcandole dentro i grandi contenitori di marmellate e sciroppi al miele. Puntualmente veniva sgridato da Brunilde che, come una severa mamma, gli dava un buffetto sulla punta delle scarne guance. Le bambine, allegre e sorridenti come sempre, correvano attorno al caminetto dentro al quale la legna cantava e rideva. Ogni tanto facevano cadere un carillon o un angioletto di pasta frolla, provocando il disappunto di Fulmine, intento a leggere una rivista specializzata in abiti da cerimonia per cavalli. Zia Speranza e Tata Brunilde stavano preparando una zuppa di spinaci e castagne di bosco che, a giudicare dall’aspetto si preannunciava squisita. E Gattolona? Ma dove si era cacciata? Non penserete cari e amati bambini che sia caduta un’altra volta, o che sia ruzzolata giù per le scale, oppure che le siano caduti gli occhiali per la centesima volta? Questo è una dei rari momenti nei quali Gattolona non si trova nei pasticci. Improvvisamente dalle scale del piano superiore, costruite con enormi torroni di mandorle e cioccolata, si udivano e si potevano toccare con mano, tante note musicali volanti. Questi suoni, colorati e diversi uno dall’altro, si davano la mano formando una dolce canzoncina, che scendendo lentamente fino alla grande cucina, faceva rimanere di stucco tutti gli abitanti della Villa. Si sentirono dei cori di “Oooooohhhhhh, che meraviglia! Oooooohhhhhh ma che musica struggente, oooohhhh che dolcezza! Non si era mai sentita una voce così!” Disse meravigliato Zio Gedeone, incontrando il consenso di tutti quanti. La soave voce proveniva da uno dei bagni al piano di sopra e ancora nessuno, a parte Zia Speranza aveva compreso a chi potesse appartenere. “Quella gatta è veramente uno spettacolo della natura. Possiede una voce così melodiosa, che nemmeno io, quando ero una ragazza avevo, vero Brunilde?” La Tata, molto contrariata per questa affermazione, rovesciò una consistente quantità di castagne bollenti proprio su uno zoccolo di Fulmine. Egli smise di botto di leggere la rivista e la sgridò, pregandola di non essere così dura e prevenuta nei confronti della loro ospite, come peraltro ella aveva promesso. La voce melodiosa proveniva dalla vasca collocata nel bagno di Anita,prestato a Gattolona per lavarsi e profumarsi e vestirsi adeguatamente per la prima cena ufficiale a Villa Patatona. Mentre si spazzolava il pelo con una spazzola a forma di pesce parlante e, credetemi bambini, ne aveva veramente bisogno,disse tra una nota e l’altra ”Sono emozionata e molto felice di essere stata accettata in questa fantastica famiglia. Dovevo cadere così rovinosamente per farmi ben volere anche dal generale Brunilde? Però ora non so come vestirmi, non ho con me il mio tailleur per le cene ufficiali, le mie unghie richiederebbero uno smalto nuovo di colore verde ramarro. Mi si è rotto anche il ventaglio e non ho fatto in tempo a telefonare a Berenice per farmi inviare un nuovo abito via posta stellare, adatto a questa occasione.. Bé non ha importanza, farò di necessità virtù. Intanto mi godo questo splendido bagnetto profumato all’amaretto e ciliegia, poi userò le creme che vedo su quel mobile a forma di tartaruga e, cercherò nei cassetti di Anita se per caso possiede un abito adatto alla mia grassottella ma regale personcina”. Mentre cantavo deliziata dall’acqua calda e profumata facendomi bella per la cena, sentii bussare con decisione alla porta del bagno. Dispiaciuta per essere stata interrotta in un rito così piacevole, a malincuore risposi “Chi è che bussa alla porta?”.
I sospetti delle gattine.
Non avrei voluto per nulla al mondo rispondere a quel bussare così insistente, ma dopotutto l’acqua della vasca, stava diventando fredda, ed il mio folto e soffice pelo rosa era oramai pulito e lucente. Infilandomi in fretta una vestaglia di fortuna, che trovai attaccata alle orecchie di un cane in peluche, cioè all’attaccapanni della camera di Anita, chiesi molto dispiaciuta “Chi è che bussa alla porta in questo modo così forte?”. “Siamo noi, acciderboletta e poi accipicchiolina, ti vuoi decidere ad aprire questa benedetta porta?” ” Ma noi chi? Chi siete noi, cioè voi? Io non vi riconosco assolutamente!”. Risposi tendendo l’orecchio buono vicino alla serratura per sentirci meglio, non avendo ancora riconosciuto quei sussurri un tantino gatteschi. “Fai finta di non riconoscerci, Gattolona? Siamo noi tre gemelle, lo hai capito benissimo, non scherzare più! Apri e basta, poi ti spiegheremo ogni cosa. Ogni cosa” dissero le tre vocine tutte in coro. Solo in quel preciso istante riconobbi Azzurrina, Bianchina e Rosellina, decisi perciò di aprire la porta. Non feci in tempo ad aprire che le tre gattine, con una velocità supersonica mi volarono in braccio, per farsi vedere ed udire meglio e, travolgendomi con il loro impeto mi ritrovai catapultata tra le braccia di Orso Bubino, cioè sul letto di Anita. Questa volta non mi feci nessun livido per fortuna, anche se avevo le gatte appiccicate sul mio viso alquanto stranito. “Piano, per carità, vi prego di prestare attenzione, sono ancora bagnata e se non mi asciugo per bene, mi prenderò un grosso raffreddore”. Cercai in ogni modo di prendere tempo, dovevo realizzare in fretta nella mia stanca testolina, ciò che da me volevano scoprire quei tre musetti minacciosi e arrabbiati. Parlarono tutte insieme facendo un gran baccano; non capivo nulla di ciò che urlavano e, invitai solo Rosellina a parlare in modo che io potessi comprendere il motivo di quella visita inaspettata prima di cena. “D’accordo e sia, parlerò io sola” disse Rosellina schiarendosi la voce ed assumendo una posa da gatta adulta e saggia. Si abbottonò per bene il grembiulino rosa, raddrizzò il fiocco a forma di campanello che aveva tra le orecchie appuntite ed iniziò a parlare. “Ascoltami bene, non te lo ripeterò due volte ma una sola, tu puoi anche far credere agli altri che hai un’amnistia momentanea”, “Si dice amnesia”, la corresse Azzurrina, sussurrandole all’orecchio la parola esatta, “Beeeee, beeee,, sì quella roba lì della memoria, ma noi non ti crediamo perché abbiamo pensato che tu non vuoi mantenere il patto solenne fatto ieri l’altro tra noi. Non è vero?” Poi, riprendendo fiato, Rosellina continuò a parlarmi imperterrita ed impettita, ed aggiunse ”Ti ricordiamo inoltre che cosa accade a chi tradisce il giuramento solenne gattesco, o hai forse dimenticato anche quello?”. “Non ho di certo dimenticato il codice d’onore di noi gatti e, so per certo che chi tradisce un segreto o non mantiene una promessa fatta, perderà il pelo e anche le orecchie. Su questo non ho assolutamente dubbi, la mia memoria non mi ha abbandonata, queste sono regole di ferro stabilite ed ordinate nella notte delle notti dei mesi e degli anni, dalla nostra suprema unica, Regina Rhodessa e consorte, Re Rhoditore. Non capisco come mai voi me lo state ricordando, a chi e perché dovrei mantenere una promessa? E poi di che promessa parlate, carissime gattine?”.Così rispose esterrefatta e preoccupata Lady Gattolona, mentre si asciugava rapidamente il pelo rosa che oramai era intirizzito dal freddo e dai pensieri cupi che stavano girando nella sua testolina. Prima di uscire dalla stanza le tre gattine appoggiarono la loro zampina destra sulla sua spalla sinistra, dicendole con un filo di voce”Se entro domani sera, non rammenterai da sola il nostro patto solenne, saremo costrette non solo a farti mandarti via da Villa Patatona, ma dovremo far giungere alla Regina Rhodessa la dolorosa e tremenda notizia che una gatta, pure anziana, ha tradito. E ci puoi giurare, parola d’onore di gatta in erba, che per te saranno guai seri”. “Guai seri” ripeterono tutte e tre in coro. “Dovrai rinunciare ai tuoi titoli nobiliari acquisiti con anni e anni di duro lavoro, con tutte le conseguenze del caso, perderai il pelo e ti cadranno le orecchie. Non potrai mai più andare in giro per il mondo a scoprire nuove terre e le persone che vi abitano, ti sarà così proibito raccontare ai bambini che non sorridono più le tue fantastiche ed uniche avventure. E’ questo che desideri Gattolona Pasticciona?”. Dopo aver pronunciato questa terribile sentenza, se ne andarono arrabbiate ma soddisfatte, sbattendo forte la porta e lasciandomi ad occhi sbarrati e lingua a penzoloni, inebetita come uno di quei salami gustosissimi che preparava il mio nonno Gattolon de Gattolonibuss.