Complesso di superiorità

Creato il 05 gennaio 2013 da Af68 @AntonioFalcone1

(…) “Che succede qua Marcello?”
Tutto fatto, tutto a posto signor commissario, per fortuna sono arrivato in tempo! Col mio fiuto signor commissario… Gioco d’azzardo, rissa a mano armata e false generalità … Eccoli ‘sti galantomini!
“Bravi, bravi, bravi … Eh, eh, eh …
Signor marchese? E che ci fa lei in mezzo a tutta questa canaglia?”
Eh, che ce faccio? Hai visto?
Mo’ son c***i tui ! Me c’ha messo ‘sto co**ne qua …

“Ma davvero? Ma che ti sei ubriacato? Ti metti ad arrestare il marchese del Grillo?”
Ma stava in mezzo a tutti ‘sti ladroni …
“E tu non sai distinguere un nobile da un plebeo?
Per questo ti farai due mesi di galera, così t’impari!”
E che s’impara?
E’ ‘no scemo, non lo vedi? Glielo avevo pure detto chi ero…

“Ah, te l’aveva pure detto chi era … Allora quattro mesi!
Lo perdoni, eccellenza…”
E va be’…
“Tutti quanti gli altri in galera!”
No, meno quello … Quello è il servitore mio, mi viene sempre appresso. Andiamo Ricciò, annamo… Ricciò, vai a vedere come vanno i lavori in via dei Banchi Vecchi, io faccio una scappata dagli Orsini e vi raggiungo. Ci vediamo all’alba, eh …
Ah, mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un c***o!

Dialogo tra una guardia, il commissario e il marchese Onofrio del Grillo (Alberto Sordi), in seguito ad una rissa scoppiata in un’ osteria nel corso di una partita a carte truccata: il nobile, liberale nei gesti e nelle modalità più per noia del consueto vivere che per convinzione, difensore di un personale sistema di libertà, all’atto pratico non rinuncia ai privilegi che gli sono garantiti dalla casta e dal casato d’appartenenza, che pure irride continuamente, e li rinfaccia al popolino tra il quale si infiltra di continuo, “per vedere di nascosto l’effetto che fa” .
Il film è Il marchese del Grillo, ’81, regia di Mario Monicelli, mentre l’ormai più che nota frase riportata nel testo è ripresa da un verso del sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli, Li soprani der Monno vecchio : C’era una vorta un Re cche ddar palazzo / mannò ffora a li popoli st’editto: / “Io sò io, e vvoi nun zete un c***o, sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto”.


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