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Complici: Love Is…

Creato il 27 giugno 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il giugno 27, 2012 | LETTERATURA | Autore: Anna Maria Cantarella

Complici: Love Is…Se avessi potuto scegliere, sarei stata una donna diversa. Non fisicamente, anche se le gambe più lunghe e i capelli più lisci sono desideri forti ma a cui si può rinunciare. Se avessi potuto scegliere avrei voluto essere una donna tutta di un pezzo, una che sa perfettamente quello che vuole, che non si fa influenzare, che ascolta i consigli di tutti con un sorriso ma alla fine fa sempre di testa sua, e non sbaglia. Insomma, una con le spalle larghe. Succede però che la realtà sia molto diversa dalle fantasticherie e così mi specchio nelle parole del libro di Miriam Subirana, Complici, costretta ad ammettere con mio estremo rammarico che anche io faccio parte della schiera delle donne che vivono ingabbiate nei rapporti di dipendenza e che sono cresciute ossessionate dalla segreta speranza che il principe azzurro non sia una storiella per bambine ma una possibilità che alla fine, dopo mille peripezie, capita a tutte. Se è vero che il primo passo verso la crescita e l’ingresso nel mondo adulto è la caduta delle illusioni io, di illusioni, in questi anni ne ho perse molte e forse sono anche cresciuta. Mentre sfoglio le pagine del volume pubblicato da Ghena (la traduzione è stata curata da Gabriella De Fina), scopro che il mito platonico dell’amore contenuto nel Simposio, inteso come l’unione di due metà incomplete che solo insieme creano un essere perfetto, non va più di moda. Noi non siamo una metà, non siamo incomplete e imperfette, non abbiamo bisogno di un uomo che renda il nostro mondo più vivibile. L’amore non è avvicinamento di due pezzi incompleti, è piuttosto un processo di avvicinamento di due interi, che invece di andare alla ricerca di un disperato desiderio di appagamento tendono a quella che l’autrice definisce «un’armoniosa complementarietà». Il percorso di liberazione dal paradigma della «mascolinità tossica» non è semplice: gli uomini, non tutti sia chiaro, tendono a concepire la donna come qualcuno da cui difendersi, da manipolare o addirittura da sottomettere, perché il modello della donna che rinuncia alle sue aspirazioni e alle sue ambizioni per dedicarsi totalmente al marito e ai figli resta il più apprezzato da una certa categoria di uomini, ancora fortemente ancorati ad un modello patriarcale della società in cui c’è poco spazio per l’affermazione del genere femminile. Gli uomini scelgono donne fragili e tormentate perché stimolano in loro il senso di tenerezza e protezione e in questo modo continuano a sentirsi forti e superiori.

Complici: Love Is…

Le donne invece sono emotivamente dipendenti, manipolano gli uomini per non contrastare apertamente le loro decisioni, hanno in mano la gestione delle faccende familiari ma si comportano in modo che gli uomini credano di aver preso da soli le decisioni importanti. E così facendo consumano energia, emotiva e mentale. Quello che resta è un quadro sconnesso di relazioni instabili, fondate su finti equilibri, pronte a sgretolarsi alla minima scossa. È un puzzle i cui pezzi hanno smesso di combaciare perché l’egoismo, la sopraffazione, e in certi casi il rancore, hanno distrutto i contorni che prima erano perfetti. E tutto peggiora quando l’analisi di Miriam Subirana si sposta dalle relazioni in vita a quelle che si sono spente: un paesaggio di tristezza e delusione che nelle donne si trasforma spesso nel senso di colpa e nell’accusa morale. Avrei potuto agire diversamente, è colpa mia, forse me lo merito, e il crogiolarsi nel senso di colpa difficilmente è accompagnato dall’assunzione di responsabilità, che è il primo passo verso il cambiamento. Amo i consigli, mi piace riceverli e sono felice nel darli. I consigli sono una mano tesa verso il prossimo, una delicata espressione di partecipazione, un modo carino per intrufolarsi nei fatti degli altri senza sembrare inopportuni. E quando il mio piccolo mondo si sgretola, la bugia prende l’aspetto della verità, l’utopia sembra l’unica di forma di realismo e non so più dove mi trovo, avrei bisogno di una mappa dei sentimenti. Una specie di piantina della metro in cui guardare tutte le stazioni possibili e un pallino rosso con la scritta: “Voi siete qui”. E se penso alla donna che avrei voluto essere, quella coriacea e volitiva che sa tenere in ordine il suo mondo senza sbavature, Complici di Miriam Subirana merita la mia ammirazione. È un libro pieno di quei consigli che a me piacciono tanto, vigoroso nell’esaltazione di un esempio di donna che io credo ancora impossibile, ma che forse esiste da qualche parte nel mondo. Presuntuoso forse, nel voler imporre un modello di ispirazione chiaramente post-femminista in cui non è detto che dobbiamo rispecchiarci, e tuttavia rispettoso delle debolezze e delle fragilità delle donne e degli uomini a cui si rivolge, imperfetti e instabili. E a pensarci bene, non è poi così male sfogliare un libro in cui qualcuno ti spiega come dovresti fare, cosa puoi cambiare, in cosa puoi migliorare. In questo modo posso immaginare di essere la donna che vorrei, senza che il mio già carente rapporto con la realtà ne risulti troppo compromesso.



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