Magazine Diario personale

Comprami.

Da V

Dopo aver fatto chilometri a piedi,con i pensieri che scorrevano veloci, avevo bisogno di rifugiarmi in un posto che fosse un po’ fuori dal mondo e specialmente fuori dalla mia testa: la libreria. Mentre le mie mani scorrevano sulle copertine lucide e i miei occhi frugavano tra quelle migliaia di parole in cerca di qualcosa da portare a casa, ho capito che noi – noi esseri umani – non siamo altro che libri che aspettano di essere comprati.
Nascondiamo la nostra storia sotto ad una rigida e colorata copertina – attentamente costruita, seguendo i più rigidi dettami del marketing- per proteggere quei torrenti di parole intricate e difficili che rappresentano la nostra vita. Ci rendiamo allettanti con bei vestiti e sorrisi smaglianti, vendiamo ciò che di noi siamo costretti a mostrare: il corpo e quelle parole vuote che spesso usiamo,come un ingannevole titolo, per essere scelti in mezzo a centinai di belle copertine. È come entrare in libreria e vedere scaffali ben illuminati stracolmi di libri, accarezzarne il dorso con un dito, desiderando di passare le notti con più di uno di questi attraenti e sgargianti volumi.
Poi ne scegli uno. O qualcuno sceglie te.
La copertina viene sollevata e la storia, a poco a poco, viene mostrata.
Ci si può portare a casa, magari fuorviati dalla copertina, libri semplici e vuoti, rapidi da leggere e dimenticare come quelle storie – di letto- durature ed intense quanto un orgasmo.
Ci sono libri,che sotto a vivaci involucri nascondono parole difficili, sintassi complicata e a volte incomprensibile. Ma più procedi nella storia, più ti abitui al ritmo, alle sfaccettature di significato e tutto diviene più semplice, nello stesso modo ci sono persone – come la sottoscritta, credo – con le quali devi scavare, spezzarti le unghie e graffiare la pelle per arrivare, davvero, a loro. Ma se avrai pazienza e non ti scoraggerai, ne varrà la pena.
Persone che sono come i libri di autori russi: ricchi di parole, ma poveri di sostanza. Si incontrano, se si è fortunati, anche dei Foster Wallace o dei Gaarder, così complessi nella loro semplicità che per quando credi di aver raggiunto la loro essenza, ne rimarrai in realtà lontano anni luce.
Ci sono poi persone come ‘Storie di ordinaria follia’, per le quali la vera follia sta nel continuare a frequentarle nonostante la loro ovvia mancanza di qualsivoglia caratteristica positiva.
Persone come ‘La solitudine dei numeri primi’ che tutti adorano e con cui tutti vogliono uscire,ma che dopotutto,a te, non lasciano nulla. Al contrario ci sono delle ‘Veronika decide di morire’ o ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’,incompresi dai più, ma adorati da te (perché come te).

Poi ci sono dei Marquez, dei Baricco, dei Foer, delle Austen, che tieni li, nella tua libreria stracolma, di cui conosci ogni singolo punto, ogni parola, ma dei quali non ti stancherai mai. Questi libri sono le relazioni, quelle che ti si incidono sulla pelle, che cambiano il tuo io.
Ma non crediate che l’amore renda tutto facile. Ci sono libri, libri importanti, che anche dopo centinai di riletture fanno ancora male. Parole consumate dal nostro sguardo che pur rimanendo sempre identiche nella grafia, mutano di volta in volta significato. E noi scopriamo cose nuove. Così come le relazioni non sono fatte solo di baci e promesse, di regali e sorrisi. Ci sono anche calzini da lavare, piatti da scrostare, parole che feriscono, lezioni da imparare, paletti da piantare, limiti da cancellare,letti da rifare,letti da disfare, mani da tenere strette a qualunque costo.

Ce ne stiamo li, in giro per il mondo, come i libri sugli scaffali,sperando che qualcuno ci compri. Sperando che sfogli le nostre pagine con delicatezza, che non fraintenda le nostre storie, che – giunto all’ultima goccia d’inchiostro – non si liberi di noi, come quei libri abbandonati tra la povere di mercatini, in attesa che qualcuno li scelga. Di nuovo.

V.


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