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Compromessi sì, compromessi no

Da Jibril84

Compromessi sì, compromessi noQuesto blog non vuole essere un blog personale, bensì un blog di informazione. Capita però che l’autrice dei post perda spesso la motivazione e non riesca a scrivere per mesi. In preda allo sconforto, vede tutto nero, negativo, senza speranza. Cosa può fare, da sola, quando tutto, là fuori, è espressione del suo esatto contrario? Cosa può fare, con un semplice blog, quando anche chi sembrerebbe essere dalla sua parte non riflette oltre, non dubita, non cerca di saperne di più, anche quando gli metti sotto il naso la realtà dei fatti?

Non riesco a capacitarmi di come non ci si scandalizzi di fronte a certe cose e non si cerchi di prenderne le distanze.

Anni fa, quando ho deciso di diventare vegetariana, ero animata dalle migliori intenzioni. Ho iniziato a informarmi il più possibile, leggendo libri, visitando siti internet, visionando filmati. Ad un certo punto, ho iniziato a guardare ai “vegan” come ad un esempio da imitare, un traguardo da raggiungere. Immaginavo persone “informate sui fatti”, campioni di coerenza, menti aperte.

Ma la realtà è molto diversa. La realtà è che i “vegan” sono un gruppo molto eterogeneo, esattamente come tutti gli altri gruppi umani. Ciò che li accomuna, ciò che giustifica l’uso di un’etichetta per persone tanto diverse, è solo un’intenzione: cercare di nuocere al minor numero di esseri viventi possibile. Da questo punto di partenza si apre un universo: non c’è un agire comune, non ci sono regole condivise, non una strategia, un approccio al problema. Perchè? Forse perché non ci sono le stesse basi.

C’è chi è diventato “vegan” dopo aver visto un truculento video, chi dopo aver saputo che le uova fanno male, chi dopo esser caduto dalle nuvole quando qualcuno gli ha fatto notare che i vitelli vengono uccisi, …
Io ci sono arrivata informandomi autonomamente. E continuo a farlo, perché ogni giorno scopro qualcosa di nuovo che non sapevo, ogni giorno mi faccio una nuova opinione. Ma soprattutto dubito. Dubitare sempre e comunque, controllare le fonti, farsi un’idea propria: questo è ciò che credo tutti dovremmo fare. E invece mi ritrovo a sbattere contro dei muri di cemento, nella forma di persone che si definiscono “vegan”, ma che minimizzano quando fai notare loro dei fatti di cui non erano a conoscenza oppure addirittura si scandalizzano perché hai osato criticare le azioni di qualcuno che si definisce “vegan” ma che, alla luce dei fatti, vegan non è, e nemmeno amante degli animali, ma solo amante dei soldi.

Mi si dice che per la causa bisogna accettare dei compromessi, altrimenti non si va più avanti. Ma le grandi cause per i diritti sono state vinte da chi non è voluto scendere a compromessi.

Promuovere le azioni di qualcuno che si professa dalla parte degli animali ma che in realtà lucra alle loro spalle, perché altrimenti si rischia di farci “apparire agli occhi della società estremisti e persone da emarginare”, per me è un atteggiamento assolutamente incondivisibile. Come posso dire agli altri di boicottare chi lucra alle spalle degli animali se poi sono la prima a farlo? E’ vero, non è possibile evitare al 100% di dare soldi ad aziende che sfruttano gli animali, ma non è forse più odioso finanziare chi dice di essere dalla parte degli animali mentre invece denigra dei volontari (che quindi non guadagnano nulla dal loro operato) solo per poter fare più soldi?

A questo punto alcuni avranno capito a cosa/chi mi sto riferendo. Ma il punto non è questo. Il punto è che sono sempre più i “vegan” a farmi venire lo sconforto, piuttosto che i carnivori… Io non so più a chi mi sto rivolgendo, con questo blog, ma quel che è peggio, non so più a chi rivolgermi al di fuori del blog.



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