Le segreterie Fistel-Cisl e USB della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari accolgono senza alcuno stupore la delibera da parte del CDI e del collegio dei Revisori dei Conti, del bilancio consuntivo 2014 che si chiude con una pesantissima perdita. C’è però grande paura per la gigantesca cifra finale certificata: 5.357.910 euro. Di questi ben 1.300.000 sono disavanzo d’esercizio (differenza costi/ricavi), ossia si è speso oltre le possibilità, a fronte di contributi 2014 interamente erogati e con una premialità extra FUS di 1.167.908 euro. E’ bene ricordare che il Previsionale 2014 dell’ex sovrintendente Mauro Meli prospettava un utile di esercizio di circa 130 mila euro.
Il M° Meli ha disatteso quindi una delle più elementari regole di buona amministrazione, ovvero il controllo della spesa, ipotecando il futuro della Fondazione e dei suoi lavoratori, costringendo il Teatro e i suoi principali finanziatori a fare salti mortali per permettere di arrivare all’inderogabile data di dicembre 2016 in equilibrio economico finanziario, pena la liquidazione coatta amministrativa. Ciò fa perdere in prospettiva oltre 2 milioni di euro di premialità annua, conquistata nei 3 anni precedenti con la chiusura in pareggio e ora vanificata.
Nonostante la legge Bray sia piuttosto chiara nello stabilire le regole dell’incremento di finanziamento in base alla produzione, fissando un paletto del 10% oltre il quale non si ricevono ulteriori finanziamenti, l’ex sovrintendente Meli ha ostinatamente aumentato del 60% la produzione, spendendo oltre le possibilità. Le Scriventi, in solitudine (e la USB persino schernita sulla stampa dalla stessa Dirigenza che la additava come poco rappresentativa dei lavoratori, accusandola di fornire dati falsi), hanno denunciato più volte nel corso del 2014 la mancanza di trasparenza e manifestato forti dubbi sulla tenuta dei conti; un esempio su tutti è l’operazione estiva Turandot, di cui si scrisse più volte, con le sue 15 recite totali (8 fuori abbonamento). Ebbene alle dichiarazioni pubbliche del M° Meli, su un costo complessivo di 850 mila euro, si contrappone la spesa certificata di oltre 2 milioni di euro. Peraltro l’incasso da botteghino delle 8 recite fuori abbonamento, preventivato prudenzialmente in 600 mila euro è stato invece di soli 180 mila euro, in evidente grossissima perdita.
Il previsionale 2015 presentato dal M° Meli e mai approvato, proponeva addirittura un ulteriore aumento della produttività, basandosi su ipotetici finanziamenti per oltre 26 milioni di euro, mentre come si sa il previsionale deliberato dal nuovo CDI nel 2015 prevede finanziamenti certi per soli 19 milioni di euro. Una macroscopica discrepanza, che avrebbe avuto l’effetto di un ulteriore grave indebitamento. Per la restante parte della perdita d’esercizio (oltre 4 milioni di euro di crediti postati in bilancio e ritenuti “non certi, liquidi ed inesigibili”), Fistel-Cisl e USB avevano a suo tempo denunciato la pericolosità di usare a garanzia finanziamenti non certi, in occasione di una paventata richiesta da parte della Direzione Aziendale di estendere il fido da 5 a 8 milioni di euro.
Questa complessa materia non è chiaramente di competenza sindacale ma degli organi preposti al controllo e alla tutela della Fondazione, e le Scriventi avevano solo fatto notare come una richiesta del genere fosse un evidente campanello d’allarme sulla tenuta dei conti. Fistel-Cisl e USB hanno agito con coerenza e determinazione, come con tutte le precedenti gestioni, chiedendo il rispetto inderogabile di principi basilari, ovvero trasparenza, buona amministrazione e sostenibilità economica, necessari in un contesto di grave crisi economica nazionale e di continui tagli dei contributi. Linea purtroppo condotta in piena solitudine da mesi, nonostante i dati sui conti fossero ormai sotto gli occhi di tutti già da tempo, e i dubbi serpeggiassero già a partire dai ritardi nell’erogazione degli stipendi e il mancato pagamento dei contributi previdenziali, tra fine 2014 e inizio 2015.
Ora si auspica ovviamente che tutti assieme si voglia davvero far fronte a questa drammatica situazione, che vede ipotecato il futuro della Fondazione, dei suoi lavoratori e delle loro famiglie. Si chiede al CdI di intervenire con coraggio e lucidità, affinché sappia individuare subito una figura competente in grado di traghettare il Teatro fuori dalle secche di una temuta liquidazione. I lavoratori pagheranno per primi questo disastro. Un appello forte va anche a tutte le Istituzioni perché aiuti la più grande fabbrica culturale sarda. Il pubblico lo sta già facendo; nonostante la partenza in ritardo della stagione lirica e la riduzione dell’offerta, si è quasi arrivati a 6.000 abbonamenti. Con simili presupposti è quasi un piccolo miracolo e per questo al pubblico che ha creduto nel suo Teatro va tutta la gratitudine delle Scriventi e dei lavoratori. Troppo tempo prezioso è già stato sprecato, ora servono fatti e coesione da parte di tutti.
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