Magazine Media e Comunicazione

Comunicatori e “convincitori”

Creato il 12 marzo 2011 da Agnese Vardanega

Vi giuro, io cerco di non essere contraria al nucleare per partito preso. Però potrebbero anche darmi una mano i comunicatori ufficiali della lobby del nucleare … (per me lobby non è una parolaccia, quindi lo dico senza voler offendere nessuno).

Prima uno spot evidentemente “occulto”, che promuoveva il Forum Nucleare Italiano giocando con il significato del termine “forum” – come se il sito fosse cioè un forum di discussione, invece di quello che è, un forum che raccoglie esperienze, punti di vista e risultati di ricerca della lobby del nucleare.

Lo spot è stato infatti bloccato, in quanto ingannevole, dal Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, ed è stato sostituito da quello che segue, ben più esplicito. I favorevoli sono sempre i bianchi, e i contrari sono sempre i neri, ma almeno si capisce che il sito serve a far conoscere le ragioni pro nucleare, e non a discutere alla pari.

Ma il peggio della comunicazione del rischio lo stiamo vedendo in queste ore, mentre le centrali nucleari giapponesi colpite da un sisma catastrofico di 8.9 Richter e da un altrettanto catastrofico tsunami mostrano chiari segni di cedimento (mentre scrivo, in una delle centrali si è verificata una esplosione).

Nello speciale Agorà di ieri sera, il rappresentante dell’Associazione Italiana Nucleare, Enzo Gatta, si rifiuta – in pratica – di rispondere alla domanda “Che significa che le radiazioni sono 8 volte più forti rispetto al normale”:

Questo (preoccupante) atteggiamento di negazione prosegue ad oltranza, anche quando arriva la notizia che le radiazioni sono 1000 volte superiori alla soglia tollerabile.

L’Italia è un paese a rischio sismico che sta riprendendo proprio in questi mesi la discussione sul nucleare. Fra le altre cose, la gestione di tecnologie che possono essere oggettivamente ad alto impatto per le comunità locali (e non solo) ha bisogno di  comunicatori capaci ed affidabili. Una buona comunicazione è il primo strumento di riduzione del rischio.

Queste scene mostrano invece che il primo e più evidente rischio che corriamo è quello – di cui purtroppo abbiamo fatto esperienza in tante altre circostanze – di trovarci davanti alla negazione dell’esistenza del problema, e di rimanere quindi senza informazioni utili a mettere in atto i comportamenti che noi riteniamo più idonei in situazioni di emergenza.

Non abbiamo bisogno di “convincitori” che tutto va bene, ma di informazioni corrette. Ma forse ci considerano troppo stupidi, o troppo ideologici, per meritarcele.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :