Catherine Dunne, La grande amica, Guanda.
(con caffè americano :)
Dunque dunque. All'una di sabato, arrivo con il mio trenino Torino-Asti e mi accade che un giovane gentile dell'organizzazione del Festival FuoriLuogo mi dice che mi posso tranquillamente sedere lì. Ovvero lì a capotavola. Di fianco a lei. Ovvero lei Catherine Dunne. Una delle scrittrici più famose e lette e amate del mondo. Quella de La metà di niente, per capirci. Come mi sarò sentita secondo voi? Per fortuna - dai - sono ancora viva per raccontarlo! Avrei dovuto semplicemente moderare l'incontro con l'autrice irlandese, intervistarla. Non immaginavo che una giornata quasi intera trascorsa in sua compagnia, visitando San Damiano d'Asti, sorseggiando Barbera e chiacchierando con i moltissimi fan che la fermano per strada per l'autografo si sarebbe rivelata invece così importante per me, così decisiva.
Prima di cominciare questo incontro - siamo quei puntini laggiù in fondo, c'è anche Paola una bravissima interprete - avevo il cuore a chissà quanti battiti al minuto, troppi. Catherine Dunne mi ha guardata, mentre eravamo nel backstage come si conviene a una superstar come lei, e mi ha detto qualcosa come "deep breathe". E dopo mi ha spiegato che è giusto avere paura, significa che si tiene davvero a qualcosa. Ma non solo. Mi ha spiegato così tante cose. Con tale generosità... Osservarla, partecipare alle tappe quiete ma serrate del suo pomeriggio da diva e da personaggio illustre (l'appuntamento con il Sindaco etc. etc.) e dividere il pranzo e la cena con lei per me è stata una scuola di vita e di lavoro incredibile, impagabile.
Dunque e dunque. Se sei Catherine Dunne e per tuo estro decidi di inserire una simpatica piccola deliziosa Fiat 500 nel tuo ultimo romanzo breve sai cosa succede di bello? Succede che quelli della Fiat 500 vengono a San Damiano d'Asti, da te, e dopo la tua intervista di un'oretta al Fuori Luogo Festival con la blogger italiana Noemi Cuffia (hehe) ti fermano, ti fotografano dentro la Fiat 500 d'epoca, ti regalano una targa e tante altre cose belle e ti festeggiano tantissimo. Ero lì in ammirazione di tutto questo.
E questo invece è il muro di fiori che ha ascoltato silenzioso la segreta conversazione intercorsa dopo l'evento tra Catherine Dunne, il suo gentile ufficio stampa e me. Per un attimo, eravano solo tre donne. Come quelle dei suoi romanzi. Con tre storie diverse. Di tre età diverse. In tre fasi diverse della vita. Con destini tanto diversi eppure profondamente intrecciati in un nodo strettissimo durato alcune ore così intense da farti sanguinare il naso, come direbbe De Andrè. Lì, da sole, stanche, tranquille. Tutte lontane da casa eppure tutte avvolte in un confortevole nido, quello che si crea durante certe lunghe chiacchierate femminili, private, piene di speranze. A raccontarci avventure, paure, stretegie, progetti, a fare domande, a dare risposte, a brindare con un buon vino fresco in una serata così dolce e così windy. Continuo a chiedermi perché, nello scorrere della mia vita, mi accadano qualche volta certe fortune, in alcuni casi così clamorose. Però ringrazio chi me ne ha regalata l'opportunità.