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Ci sono punti fermi che per nessuno sono eludibili. Se in Biblioterapia si vuole usare Dante, non si può che iniziare dal primo canto e dai celeberrimi suoi versi:
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura,
che la dritta via era smarrita.
In un corso di lettura espressiva che ho seguito, l'attore Andrea de Manincor ci incitava ad esprimere con la voce ciò che per noi rappresentava la selva oscura.
Ecco, è proprio questo che faccio quando uso Dante in Biblioterapia. Ognuno di noi ha la sua selva oscura in cui si perde o si è perduto. L'immagine dantesca è capace di smuovere i sentimenti proprio perché è un'immagine metaforica ricca di possibili interpretazioni che tutti possono adattare a se stessi. Dante poi ci fa suoi compagni di viaggio con quel suo nostra vita in cui esprime il desiderio di parlare di sè come se parlasse di tutta l'umanità, noi inclusi. E sentirsi insieme ad altri, sentirsi non soli, aumenta il desiderio di condivisione. Non è difficile invitare le persone a parlare della propria selva, ma la dritta via? Qual è? Ed esiste davvero una dritta via? Questi sono solo alcuni spunti di discussione che partono da queste poche righe. Immaginate quindi quanto altro si può fare con questa opera unica.
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