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Con Emilio Salgari, la fantasia che non mente

Creato il 12 gennaio 2011 da Paciampi
Con Emilio Salgari, la fantasia che non mente Si diceva capitano di lungo corso e non aveva mai viaggiato. Mentiva Emilio Salgari? O semplicemente volava con le sue parole? E quelle parole in libertà alla fine sono diventate una prigione? In I due viaggiatori provo a rispondere così.
Proprio così. Di questo sono convinto. Emilio non mente, Emilio lascia la parola alla sua fantasia. Il problema è che la fantasia agisce come una droga, che regala un senso di onnipotenza e poi svuota di tutto. Fa toccare il cielo con un dito ma nel frattempo taglia la luce. Fosse solo difendere con la sciabola l’onore. È che obbliga i familiari, e persino la donna di servizio, a tirare di scherma; è che si adagia sul letto dopo aver cosparso profumi sulle lenzuola per farle odorare di tropici; è che si firma Selvaggio Malese nelle lettere indirizzate alla fidanzata Ida, da lui ribattezzata Aida, come la verdiana figlia del re etiope. Papà vive sempre con i marajà, diranno i suoi bambini. Sul retro di un foglietto dove ci sono disegni e appunti per la trama delle Tigri di Mompracem, ha scritto: Avevo 23 anni quando caddi prigioniero del pirata Sandokan. E ancora: Io sono schiavo e compagno di Sandokan. Si è inventato come personaggio dei suoi stessi romanzi. Lo scorridore, l’avventuriero, il pioniere, il condottiero. Il gioco può anche valere la candela. Dice ancora Silvino Gonzato: Non è che sia un bugiardo, sembra di un altro mondo. Sottoscrivo. E sì, il gioco può valere, finché il mondo non presenta il conto. Finché le parole sono passaporto e non prigione.

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