Con gli anni Ottanta nasce una nuova serialità: Martin Mystére e Dylan Dog. La Bonelli da “fabbrica” a “network”.

Creato il 28 settembre 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Secondo estratto da un saggio di Sergio Brancato incentrato su Sergio Bonelli Editore, che completa l’analisi iniziata nel nostro articolo sulla colorazione del primo Color Tex. In omaggio alla memoria  di Sergio Bonelli, scomparso il 26 settembre 2011.

La produzione dei comics rispecchia la composizione sociale del proprio pubblico, la sua disponibilità di spesa, la sua geografia “passionale”. Autori come Pratt, Micheluzzi, Manara o Pazienza forniranno una risposta all’esigenza di mutamento e moltiplicazione linguistica che si genera nell’arco di tempo che va dai primi anni Settanta alla metà degli anni Ottanta. Ma la caratteristica saliente del mercato resta un’esigenza di serialità, magari qualitativamente più elevata che in passato, ma comunque capace di restituire un punto di contatto affidabile con le pratiche “necessarie” dell’immaginario.

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Concepito da Alfredo Castelli, Martin Mystére è il primo momento di riorganizzazione della Bonelli intorno a nuovi nuclei forti dell’immaginario.

Il secondo momento è la nascita di Dylan Dog nel 1986. Destinato a divenire un cult-comic e a scavalcare Tex nelle graduatorie delle vendite, il character di Tiziano Sclavi è un “indagatore dell’incubo” che sposta l’intuizione di Castelli su un terreno più caldo delle pratiche immaginative, quello dell’horror e dello splatter. Dylan Dog coinvolgerà lettori di tutte le età, ma soprattutto i giovanissimi si identificano nella sua ideologia di critica all’esistente in favore di una “mostruosità” che è resa tale solo dalle convenzioni culturali dell’Occidente. Questo recupero in positivo del diverso sarà, qualche anno dopo, alla base delle strategie della Acme, una casa editrice che esacerberai i contenuti e le visualizzazioni di Dylan Dog in testate come “Splatter” e “Mostri”, attirandosi addosso una campagna stampa dai toni moralistici e, come già accennato, un’interrogazione parlamentare.

> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="326" width="250" alt="Con gli anni Ottanta nasce una nuova serialità: Martin Mystére e Dylan Dog. La Bonelli da fabbrica a network. >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-36011" />Dylan Dog assume le regole della serialità di marca Bonelli, ma le elabora in forme rinnovate. L’ironia che ne modera i toni gore, evidenziata soprattutto dal replicante di Groucho Marx che accompagna l’eroe (a sua volta modellato sulla morfologia dell’attore scozzese Rupert Everett) farà sì che anche un autore prestigioso come Micheluzzi si cimenti nella realizzazione di alcune tra le migliori storie della serie.
È ormai chiaro che il gioco del fumetto seriale si è spostato sul piano di una costante integrazione con il sistema dei media. Sclavi, come Castelli e poi tutti gli altri scrittori bonelliani (senza dimenticare i disegnatori, soprattutto quelli più giovani, ormai tutti di notevole spessore grafico), costruiscono complesse architetture di rimandi e citazioni esplicite, capaci di suggerire al lettore il riconoscimento di altri livelli di lettura che ne arricchiscano lo sguardo. È una sorta di sofisticata complicità.

La fabbrica Bonelli tende ormai a trasformarsi in un network dell’immaginario disegnato, e i film ispirati ai suoi personaggi – come la loro traduzione in videogame – confermano l’avanzata tecnologia produttiva. Dalle fantasiose praterie del West agli scenari del ciberspazio, il fumetto seriale italiano è siglato dalle grammatiche elettroniche della casa editrice che meglio ha saputo percorrere i sentieri dell’innovazione.

Tratto da:
Fumetti. Guida ai comics nel sistema dei media
Sergio Brancato
Editore Datanews,2000
148 pagina, brossura – 9,09€

Riferimenti:
Editore Datanews: www.datanews.it


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