Ma il presidente della Provincia non aveva dichiarato: “Niente nuova sede”? La clamorosa affermazione, dal valore di un ravvedimento operoso, sembrava preludere a uno stop del progetto definitivo. Invece no. La delibera appena pubblicata il 30 luglio approva il progetto definitivo (cliccare qui) per la nuova sede della Provincia di Cremona, che se non s’aggrega con un’altra Provincia confinante – si parla tanto di Lodi, ignorando la locomotiva di Brescia – non ha diritto di esistere.
La sede dunque si fa, Cremona dovrebbe restare capoluogo di Provincia, purtroppo, perché è la città più popolosa fra Lodi e la stessa Mantova, che potrebbe essere coinvolta in una mega Provincia dal numero improponibile di Comuni, ma la sorte della nuova sede della Provincia, per quanti risparmi porti nel tempo unendo tutte le sedi provinciali, costa 25 milioni in tutto.
Con i soldi della speculazione finanziaria si compra anche l’ex convento di Santa Monica in centro storico a Cremona
La nuova sede però sarà alienata, una volta ottenute le autorizzazioni necessarie. L’ex progetto del Parco dei monasteri verrà venduto al miglior offerente, dopo essere stato trasformato nella solita sede, con uffici e parco, che potrebbe essere acquistata, secondo Salini, da un fondo americano, se non altre da aziende italiane o straniere. L’importante è che siano rigorosamente private e che Cremona sia messa in vendita. Affari immobiliari, non sviluppo economico. Si squarta il cuore della città, si affonda il pugnale con odio berlusconiano nel grande sogno delle amministrazioni precedenti, il Parco dei Monasteri, lo si rigira per bene, e si vende un pezzo di storia a un fondo finanziario americano.
L’unico commento possibile, credo, è “che schifo”. Un lacerto di storia, un cuore ancora singhiozzante che sognava un futuro dignitoso, che forse coltivava tra quelle antiche mura un’utopia, una destinazione culturale, viene venduto come farebbe un bieco immobiliarista a un fondo statunitense. Dall’ex convento di Santa Monica, quindi, faranno speculazione finanziaria, cioè quella cosa per cui Monti impone sacrifici pazzeschi al ceto medio basso. Che schifo.
La pagina 17 del giornale degli agricoltori del 23 luglio. C’è anche Arvedi nel cda.
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