Sono sempre un po' indeciso, quando pubblico un post su Zerocalcare.
Perché è uno di quei pochi, pochissimi autori di cui finisco inevitabilmente di parlare sempre e solo bene.
E questo per me è un grandissimo problema, perché di qualsiasi cosa io stia parlando tento sempre di mantenere una visione d'insieme, duale, elencando eventuali pregi e difetti.
Ma vabbè.
Oggi è uscito il numero d'Internazionale che contiene la storia-reportage (anche se il termine a lui non va troppo giù, la definizione calza) del nostro sulla sua esperienza a Kobane, tra la confusione del conflitto Siriano, l'Isis, i campi profughi e la comunità curda che, a scapito di ogni stereotipo, dimostra una delle realtà sociali femministe più avanzate di sempre.
E son musulmani eh.
Non mi esce una definizione decente che sia una, per commentare a dovere il suo lavoro. E non per lacrimucce facilone o che so io...
Diciamo che Zerocalcare, in queste occasioni, è prima ancora che un grossissimo umorista, un fantastico divulgatore.
Un po' come Asimov faceva con scienza e fantascienza, Zero sa diffondere realtà e idee grazie ad umorismo, narrativa e cultura pop (mischiando con coerenza i cattivi base di Ken il Guerriero, l'Isis, Atarassia Grop e Max Pezzali)
Detto questo, a prescindere delle 40 pagine di storiona, Internazionale è un'ottima rivista a livello di contenuti, e anche come formato ed impaginazione: ci sono un sacco di riflessioni importanti su Charlie Hebdo, il massacro nigeriano e l'interessante ascesa di Podemos in Spagna, quindi quei 3 euro che costa li vale davvero tutti, e personalmente credo sia la prima volta che lo prendo cartaceo (da anni lo seguo spesso online, presenza fissa dei miei feed RSS)