Perché, nell’anno di navigazione interplanetaria di questa carcassa di astronave chiamata Terra numero 2011, un ex ricercatore dell’Istat dovrebbe scrivere un libro sul Pil? Cosa spinge un tecnico, un economista, un sindacalista, oggi, a sedere di fronte ad un computer per spendere del tempo nell’analisi approfondita di cifre non più corrispondenti all’effettivo sviluppo del mondo e della sua economia sociale oltre che pratica? In effetti, prima ancora di incominciare la redazione del suo “Oltre il Pil, un’altra economia. Nuovi indicatori per una società del ben-essere” (Ediesse 2011), Aldo Eduardo Carra si è posto questi interrogativi.
Si è chiesto se, alla luce della drastica riduzione delle risorse ambientali, e con la consapevolezza di un mondo sempre più diseguale nella redistribuzione della ricchezza, valga ancora la pena incentivare un sistema che faccia della produzione e della trasformazione delle materie prime il suo Idolo d’Oro. In effetti la risposta, un no secco, è lunga ed articolata. E la negazione del Pil altro non è se non la sconfitta patita dall’intero sistema liberista, giunto a logorazione, e la cui spinta propulsiva ha terminato il suo corso nel momento stesso in cui le disparità sociali hanno posto le basi per le turbolenze attuali.
Ed allora, con grande semplicità e con l’ausilio di dati e di illustrazioni semplificative, Carra riesce a spiegare con un pizzico d’ironia e con il grandissimo merito dell’essenzialità che non lascia spazio ad obiezioni, l’anacronismo del dato produttivo racchiuso nel Pil. Pil che, di fatto, null’altro è che il grado di giubilo del ricco, la soddisfazione del padrone, il solletico dell’imprenditore. Ed un dato che non annovera, ad esempio, al suo interno, la puntualità dei mezzi pubblici, l’accessibilità ai servizi, la fruibilità degli spazi urbani. Creando imbarazzanti situazioni in cui, economicamente, il malaffare risulta più conveniente della legalità. Un motivo in più, certo, per determinare una sterzata decisiva, un’inversione ad U che riporti il mondo ed i suoi abitanti sul sentiero della sostenibilità e del recupero graduale delle risorse attraverso la rivisitazione degli indici del progresso e la modifica stessa del concetto di progresso.
Piacevole ed istruttivo questo manualetto di Carra. Che, partendo dalla connotazione di testo di economia spiccia, assume le forme di visione profetica, poi di abbecedario del consumo responsabile, infine di sussidiario per la vita del futuro su questo pianeta. Un’apoteosi del ben-essere contro il benessere: ovvero la predicazione del passaggio dal godimento individuale a quello collettivo. L’economista dell’Ires Cgil indica la strada e chiede di seguirla. Invoca una scelta di campo, ripercorre le tappe degli errori e degli orrori dell’umanità: dalle pretese smanie di grandezza degli Stati Nazione alla corsa ad un progresso computato sulla base del carbone prima, del petrolio poi e pericolosamente orientato verso l’atomo ed il probabile sterminio collettivo della razza uomo.
Un utopista Carra. Sognatore irreprensibile eppure concreto. A punto tale che queste sue voluttà le trasforma in immaginazione che si può malleare, toccare, tramutare. Paiono vive e pulsanti. Così vicine. Basta una dose d’ottimismo ed un sano buon senso e, nel 2015 il tg sarà così: “L’Istat ha presentato oggi i tre dati che sintetizzano l’evoluzione della nostra società nell’ultimo anno: il PIL è aumentato dell’1%, la qualità ambientale è migliorata del 2%, la qualità sociale del 3%”.
Aldo Eduardo Carra, “Oltre il Pil, un’altra economia. Nuovi indicatori per una società del ben-essere”, Ediesse 2011
Giudizio: 3.5 / 5 – Buen leer
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