- Anno: 2015
- Durata: 93'
- Genere: Documentario
- Nazionalita: Italia
- Regia: Alberto Di Giglio
Sinossi: Per la prima volta viene raccontata in un film documentario la parabola umana, professionale e spirituale del Prof. Contardo Ferrini: accademico, giurista, scienziato. Terziario Francescano. Testimone di un autentico umanesimo cristiano. Nato a Milano nel 1859 e morto a Suna di Verbania, sul Lago Maggiore, nel 1902 a soli 43 anni. Dal 1942 il suo cuore è custodito in un reliquiario nella chiesa di Santa Lucia di Suna, mentre il suo corpo riposa nella cripta dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Il 14 aprile del 1947 venne beatificato da Papa Pio XII.
Recensione: Chi era Contardo Ferrini? La domanda risorge dalle ceneri di un oblio che ingiustificatamente ha avvolto la figura di un uomo esemplare, per la statura di insigne giurista, e, soprattutto, di fedele portatore della voce di Dio in un contesto, quello di fine ottocento, che era stato investito da un dilagante positivismo crocevia di una massiccia diffusione dell’ateismo, specialmente negli ambienti intellettuali, e di una generalizzata indifferenza rispetto alle questioni religiose. Ferrini, dunque, si pose come un robusto albero contro quel vento di vacuità che lo circondava, riattivando, attraverso la sua opera culturale e una condotta di vita che costituiva un modello da imitare, quel messaggio evangelico che doveva tornare a trasmettere degnamente la parola di Gesù.
Alberto Di Giglio, coraggiosamente, realizza un documentario in cui ha saputo convogliare professionalità di alto livello, nell’intento di dare luce a una vigorosa testimonianza che, vista la corposità del materiale accumulato, costituisce una parola ferma e densa (forse al momento la più significativa) sulla vita di un uomo che, date le sue virtù e le opere prodotte, necessita più che mai, oggi, di un’attenta rivisitazione. Di Giglio si sofferma sui luoghi in cui si svolse la vita di Ferrini (in particolare Suna Verbania) con uno sguardo che evoca il lato sublime di un paesaggio che molto influì sulla personalità del beato, che mantenne sempre un forte legame con la terra natia, contrassegnata dallo stupendo contrasto generato dalla presenza di un lago dorato sul cui specchio si gettano le dolci colline che ne decorano il perimetro, in un osmosi che ristora lo sguardo e dona serenità allo spirito. Attraverso le voci narranti di Massimo Dapporto, che riferisce i dati salienti della vita di Ferrini, di Rosario Tronnolone e Piero Bernacchi, penetriamo tra le pieghe di un racconto che, con una sapiente semplicità, restituisce in pieno le vicende e il corso dell’esistenza dell’appassionato studioso, che già dall’adolescenza rivelò quelle straordinarie capacità che gli consentirono di terminare le scuole superiori a soli diciassette anni e di conseguire una laurea in giurisprudenza a ventuno, con una tesa di laurea (scritta in latino) riguardante l’influenza dei poemi omerici e esiodei sulle fonti del diritto antico. Da lì in poi Ferrini cominciò la sua lodevole carriera universitaria che lo vide prima alla cattedra dell’università di Pavia, poi a Messina e a Modena e di nuovo a Padova, dove insegnò fino alla morte che lo colse in giovane età (a soli 43 anni) in seguito ad un tifo contratto per aver bevuto l’acqua di una fontana inquinata.
Di Giglio si avvale anche delle suggestive illustrazioni dell’artista romano Spartaco Ripa, attraverso cui rende visibili alcuni passaggi significativi della vita di Ferrini, e con cui integra armoniosamente le immagini che si susseguono sulle note composte da Beppe Frattaroli, che ha realizzato anche la bella canzone che chiude il film. Da segnalare anche l’ottima prestazione di Stefano Grillo che rivela alcuni particolari aneddoti della vita del beato, ripercorrendo proprio quei luoghi in cui Ferrini si mosse più volte, attaccato com’era a quelle terre a lui così care.
Il compito di un documentario è testimoniare e Di Giglio, dunque, riesce pienamente nel suo intento, rendendoci partecipi di una storia che altrimenti rischiava di smarrirsi nel mare magnum di una contemporaneità sempre più disorientata dal flatus vocis delle immagini sub specie spaectaculi. Si tratta dunque di rimettersi in ascolto della semplicità di una parola che ha mantenuto la sua originaria forza, invitandoci a ricontattare quell’interiorità troppo spesso trascurata o scientemente messa a tacere. Con il vento nel petto comincia ora il suo percorso di diffusione della parola e della vita di Contardo Ferrini. Gli auguriamo di arrivare molto lontano.
Luca Biscontini