Si chiude un anno, se ne apre un altro, l’ennesimo nella nostra vita. Eppure mai come in questo momento è forte la sensazione di trovarsi sul limine di cambiamenti epocali, in una di quelle grandi cesure della storia che gli studiosi individuano con precisione e a cui danno un nome.
L’Italia come si sa è basata su una società organizzata per caste; lo si sa da tempo e quello che per anni si è fatto finta di poter non vedere sta venendo a galla in maniera sempre più prorompente e incontenibile. E’ oramai evidente come questo modello sociale ha completamente perso ogni possibilità di rendersi sostenibile e l’acclarata mancanza di equilibrio sta facendo crollare un’impalcatura che affonda le proprie radici nel fango ormai putrido dei secoli passati. Eppure per molto tempo, oltre ogni possibile sensata riflessione, torme di burocrati senza visione, branchi di politici ingordi, settori ampi di una società governata da lobby e strutturata su relazioni e favori hanno ritenuto possibile perpetuare i propri privilegi basando il proprio benessere su antiche acquisizioni.
Sta implodendo un mondo, un sistema senza più fondamenta e senza futuro. Si tratta di un momento topico, naturalmente traumatico, necessariamente distruttivo; non si può pensare di ricostruire una casa fatiscente se non la si demolisce per poi ricostruirne una nuova, basata su criteri più adeguati alle nuove esigenze.
E’ per questo motivo che bisogna guardare al futuro col necessario ottimismo e con la giusta consapevolezza delle nuove necessità. E’ evidente ai più che non possiamo più consentirci una società che struttura i propri organi di governo abdicando alle proprie responsabilità e ai necessari controlli sull’operato dei propri servitori. Mai come ora si rende necessario organizzare la gestione delle nostre comunità utilizzando gli strumenti della meritocrazia e della giustizia. Solo verificando passo dopo passo l’operato di chi è designato a lavorare per le comunità e per conto dello Stato potremo pensare di migliorarci e correggerci lungo il cammino. Se pensiamo di poter proteggere i privilegi di piccoli gruppi di umani a discapito di ampie fette di popolazione composte per altro da giovani siamo destinati a fallire. Ciò in parte sta già succedendo, una catastrofe annunciata che purificherà, si spera, le fondamenta del nostro vivere, apportando nuova linfa e creando opportunità per sistemi sociali più equilibrati. Noi di Cultura Salentina stiamo cercando di apportare piccole gocce di questa linfa per la ricostruzione culturale del nostro territorio, ci auguriamo che la coscienza sociale della necessità di partecipare tutti al nuovo corso si diffonda sempre più e ci veda tutti entusiasti protagonisti di un nuovo Rinascimento. E’ con questa speranza che vi auguriamo un Buon 2012.