Con l'iniziativa a favore dei giovani latinos Obama rafforza le sue chance elettorali

Creato il 18 giugno 2012 da Pfg1971

Giugno non è stato un mese favorevole per le sorti di Barack Obama. A maggio, l’economia americana ha aggiunto solo 69.000 nuovi posti di lavoro, un risultato poco lusinghiero che rischia di trasformare il 2012 nell’ennesima falsa partenza della ripresa statunitense dopo la grande crisi del 2008.

Anche nei primi mesi del 2010 e del 2011 si era assistito ad una robusta crescita produttiva, un fenomeno che aveva fatto illudere molti e che era poi svanito a metà anno per l’insorgere di vari problemi economici mondiali.

Oggi, dopo il rallentamento di maggio, e dopo vari mesi in cui l’economia era riuscita a creare nuovi posti di lavoro ad un ritmo di circa 200.000 mensili, potrebbe ripresentarsi lo stesso spettro degli ultimi due anni, con l’aggravante di avvenire in un momento in cui il presidente in carica deve sottoporsi ad una nuova prova elettorale per un nuovo mandato.

Anche l’Europa non sembra disposta a sostenere gli sforzi di Obama per la riconferma alla Casa Bianca. Infatti la perdurante crisi di credibilità della zona euro con l’aggravarsi delle condizioni economiche della Spagna (ed in controluce dell’Italia), dopo la ormai virtuale uscita della Grecia dalla moneta unica, sono tutti elementi che rischiano di indebolire e non rafforzare i progressi economici del sistema statunitense.

Alla base di tali difficoltà vi è l’insistenza dei maggiori partner europei, in primis la Germania di Angela Merkel, a gestire la crisi dell’euro rigettando tutti quei provvedimenti volti a favorire la crescita con l’aumento della spesa pubblica, secondo scelte di stampo keynesiano, a tutto vantaggio di misure di austerità fondate sul pareggio del bilancio e sui tagli al welfare.

Un contrasto di ideologie economiche che ha fatto sentire i suoi effetti anche sulla campagna elettorale americana. Da una parte Obama che ha duramente criticato le politiche di austerità europee, in nome di una maggiore propensione alla spesa pubblica, come antidoto alla crisi economica e ha accusato i repubblicani e il suo rivale Mitt Romney di replicare anche in patria le scelte economiche europee in caso di una vittoria a novembre.

Dall’altra, l’ex governatore del Massachussets che ha taccciato il presidente di essere solo un tipico democratico “tax and spending”.

A creare ulteriori difficoltà ad Obama è intervenuto anche un rapporto pubblico secondo cui la campagna elettorale di Mitt Romney, nell’ultimo mese, avrebbe superato di 16 milioni il totale netto di finanziamenti ottenuti da Obama e dai democratici.

Un mese di giugno quindi tutto in salita, ma, proprio quando pareva che non vi fosse alcuna novità di rilievo all’orizzonte, il presidente è riuscito a riprendersi la scena con una iniziativa importante, in grado di rafforzare le sue chance di riconferma a novembre.

Venerdì scorso Obama ha annunciato l’intenzione di emanare un ordine esecutivo - in pratica una sorta di decreto legge che per avere effetto non ha bisogno di alcuna trasformazione in legge da parte del Congresso – con cui stabilisce  che i giovani immigrati irregolari, soprattutto latinos, non dovranno più essere rimpatriati con la forza se fermati dalle forze dell’ordine.

Per usufruire di tale trattamento si deve avere meno di 30 anni, essere entrati negli Usa prima di aver compiuto 16 anni e dimostrare di avere un lavoro regolare, aver conseguito un diploma di college o aver prestato servizio nell’esercito regolare americano.

Pur se privi di cittadinanza, quei giovani che risponderanno a queste caratteristiche non dovranno temere di essere rimpatriati nei loro paesi di origine. Si tratta di una misura importante che potrebbe porre fine a molte ingiustizie e che aiuterebbe non poco uomini e donne che, come ha detto Obama nel suo discorso, sono cittadini americani nei loro cuori e nelle loro menti eccetto che per una semplice carta, quella che certifica la loro appartenenza giuridica al popolo statunitense.

La mossa del presidente avrà ricadute elettorali importanti. Con tale provvedimento (in grado di estendere i suoi effetti ad una platea potenziale di 1,4 milioni di giovani immigrati) Obama è riuscito ad ottenere gli stessi risultati che avrebbe raggiunto con il Dream Act, la legge affossata al Congresso dall’opposizione repubblicana e potrebbe permettergli di catturare i voti di molti immigrati latinos, numerosi soprattutto in stati incerti come Nevada, Oregon, Florida e Virginia.

Non solo, la decisione di Obama potrebbe mettere all’angolo i repubblicani e lo stesso Romney. Questi, durante la campagna  delle primarie, si era espresso in modo molto duro contro ogni ipotesi di sanatoria di immigrati irregolari.

Ad esempio per rintuzzare gli attacchi di concorrenti come il governatore del Texas Rick Perry o l’ex speaker Newt Gingrich, aveva sostenuto l’intenzione di porre il veto a qualsiasi legge pro-immigrati. Poi, considerata l’importanza del voto latinos anche per le prospettive elettorali repubblicane, Romney aveva iniziato a smussare gli angoli delle sue posizioni.

Ad influenzare le sue scelte era intervenuta anche l’iniziativa assunta da Marco Rubio, il neo senatore repubblicano della Florida e futura stella del partito, per garantire una sorta di sanatoria temporanea a quegli immigrati in grado di dimostrare di avere un lavoro regolare. L’uscita di Obama potrebbe però scoprire il bluff di Romney e indebolire ancora di più le già scarse prospettive repubblicane tra i latinos.

Non a caso, quando i giornalisti gli hanno chiesto se avesse intenzione di mantenere l’ordine esecutivo emanato da Obama, una volta entrato alla Casa Bianca, l’ex governatore del Massachussets non ha saputo articolare una risposta di senso compiuto e soprattutto sensata. 


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