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Con la crisi ed Al Quaeda al massacro si proceda

Creato il 24 ottobre 2013 da Albertocapece
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In fondo è solo questione di sfruttare l’occasione giusta o il pretesto credibile per portare a compimento la guerra dei ricchi contro la democrazia. La crisi ha fornito gli strumenti della paura e del ricatto sociale, mentre il feticcio del “terrorismo” ha reso possibile e persino fatto invocare il controllo a tappeto dei cittadini: l’11 settembre è stato un ottimo affare, tanto più che il sentimento suscitato dall’abbattimento delle torri è stato prolungato attraverso una guerra infinita con il suo stillicidio di morti e di falsi allarmi.

E infatti dentro questa logica complicata dall’esistenza di dinamiche tra nazioni, tra padroni e vassalli, l’unica cosa che è stato capace di dire Obama è che spiavano i Paesi europei per difenderli dal terrorismo, smascherando in questo modo la trasformazione di un problema peraltro creato dallo stesso Occidente, in una sorta di concetto metafisico volto a costruire un “nemico”: dopo l’implosione dell’Unione sovietica l’impero americano si accorse di averne bisogno sia all’esterno che all’interno, essendo i Saddam e i Milosevich, solo un temporaneo surrogato. E non c’è dubbio che il terrorismo così astratto e al tempo stesso così concretizzabile in volti e fattezze di culture aliene, capace di essere una minaccia per ogni cittadino e al tempo stesso indeterminato, è stato uno strumento duttile, una chiave americana adatta ad ogni bullone. Ne è stato persino battezzato il filone più importante e pericoloso con il nome dell’organizzazione messa in piedi dagli Usa al tempo dell’invasione sovietica dell’Afganistan: Al Qaeda. Essa come ci assicurano i giornali è presente in ogni dove.

Certo se ci spiavano per difenderci dal terrorismo potevamo fare a meno di spendere un miliardo l’anno, in cifra reale, per recitare la tragica commedia di sangue in Afganistan. Ma questo Letta non lo farà notare perché in fondo lui è più amerikano di un possidente del New England. In realtà sappiamo benissimo a cosa servissero principalmente le intercettazioni: a carpire segreti industriali e a favorire il controllo politico, come è stato più volte denunciato a Strasburgo in relazione ad Echelon e come è dimostrato dalle contromisure prese dalla commissione europea, purtroppo inefficaci per la presenza della Gran Bretagna, principale complice degli Stati Uniti. E servirà ancora di più se troverà concreta attuazione l’abbattimento delle barriere doganali tra Usa ed Europa che si propone di attuare profondi cambiamenti alle legislazioni nazionali (vedi qui).

Ora qualcuno si chiede se valesse la pena dare briglia sciolta alle agenzie di spionaggio per ottenere questa nuova ondata di sentimento anti americano in tutto il mondo e si domanda come mai il dibattito su questo tema sia pressoché assente  negli Stati Uniti. Ma in realtà è abbastanza facile comprenderne le ragioni al di là delle ovvie convenienze pratiche: una volta che si è dato via libera al controllo generalizzato della popolazione in funzione antidemocratica con il pretesto della sicurezza è poi difficile stabilire confini e regole che contegano l’azione dei “grandi fratelli” spionistici a cui  è stata data mano libera. I piani del potere imperiale man mano s’intrecciano a quelli delle classi dirigenti che ormai determinano in buona parte le vicende politiche e forniscono un modello che i vassalli cercano di seguire. Basti pensare che negli Usa l’autorizzazione alle intercettazioni che derivano dalla magistratura sono poche migliaia, mentre sono alcuni milioni quelle non autorizzate da parte degli organi di polizia.  Le infezioni si diffondono se si prepara loro il brodo di coltura adatto.

Non è un caso che le notizie più scarne e più nascoste sul caso delle intercettazioni siano date in questi giorni dal Wall Street Journal, di solito molto attento alla politica estera: ma lì sanno benissimo che fare marcia indietro o anche solo cospargersi il capo di cenere, rischia di mettere in pericolo il Patriot Act che, assieme alla crisi economica provocata dal liberismo e tutt’altro che finita, anzi in procinto di riacutizzarsi, è una delle due lame della forbice con cui si vuole ritagliare la democrazia.


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