Magazine Diario personale

Con la dolcezza…

Creato il 23 settembre 2012 da Povna @povna

A scuola della ‘povna hanno rubato alcuni libri (in particolare: italiano e matematica della seconda del biennio) dai cassetti degli insegnanti. Ma (anche se potrebbe esserlo) non è questa la notizia. La notizia è che quei libri appartenevano alla nuova adozione di antologia, interamente farina del sacco della ‘povna. Che dunque, per quest’anno, si apprestava per la prima volta a seguire un programma maggiormente scandito sui testi ufficiali.
Cospargendosi il capo di cenere, lei, Piedipapera e Voglio-la-mamma hanno dunque chiamato i loro rappresentanti di riferimento, per chiedere di poter avere una nuova copia-saggio e spiegando con dovizia di particolari la situazione.
Ma, se colui che lavora per la casa editrice che ammannisce loro matematica è stato educato, gentile, attento e pronto (e ha fatto recapitare a scuola loro tempo due i libri richiesti), altrettanto non si può dire per il simmetrico spacciatore di italiano.
Scrivi un mail. Scrivine due. Telefona. Il massimo che la ‘povna aveva potuto ottenere era stato di essere mandata a quel paese da un impiegato poco servizievole:
“Se lei ha scritto, noi abbiamo preso nota e i libri sono stati messi in spedizione certamente”.
“Ho capito, grazie. Ma è successo un mese fa: vorrei sapere quando arrivano”.
“Eh. Quando, quando, quando. Se le dico che sono stati mandati, dovrebbero essere già da voi a scuola. Oppure al massimo domani. In ogni caso voi non dovete telefonare, ma mandare ‘poste elettroniche’. Ma, certo, voi insegnanti, sempre i soliti, sapete solo telefonare”.
Dall’altro capo del telefono, la ‘povna vomitava fumo dalle orecchie. E dagli occhi vedeva rosso, verde, giallo.
Però ha ringraziato con cortesia prima di richiudere. E si è disposta ad aspettare l’indomani.
Giovedì è arrivato e passato senza segni.
Venerdì, invece, anche.
La ‘povna allora non ha fatto questioni. E’ arrivata a casa, ha aperto Outlook e ha mandato un nuovo messaggio al rappresentante. Soltanto, questa volta, trascegliendo con cura un paio di indirizzi di pezzi grossi della casa editrice cui inviare il mail in cc per conoscenza. Le pare ovvio: doverosamente in chiaro.
Con la coscienza pulita, è andata a schiantarsi sul letto (ché il giorno prima aveva dormito pochissimo). Avrebbe preferito che non fosse successo niente. Ma invece, come previsto, un’ora dopo la sveglia il trillo del telefono. Il prefisso è quello giusto.
“Buona sera, professoressa, la disturbo al pomeriggio”. La voce è del proprietario di quella casa distributrice alla quale non bisognava più telefonare nemmeno per sbaglio.
“Volevo dirle che, se non è troppo tardi, lunedì della prossima settimana passo da scuola e le porto personalmente tutto. E mi scusi ancora per il disagio”.
La ‘povna un po’ sorride, perfida, e un po’ piange. Così va la scuola nel terzo millennio. Anche per quanto riguarda i libri di testo. Tutto, sempre – e solo – una questione di chi urla più forte. Che è poi la variante più rinnegata del potere.


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