Con la fibra, galassie senza segreti

Creato il 23 luglio 2014 da Media Inaf

Un dettaglio dei cavi compositi di fibre ottiche che compongono lo spettrografo multi-oggetto SAMI

Lui si chiama SAMI, e da quando è arrivato al telescopio da quattro metri di diametro Anglo Australian Telescope (AAT) a Siding Spring in Australia ha fatto la felicità degli astronomi . SAMI (Sydney-AAO Multi-Object Integral field Spectrograph) è uno strumento per osservare  e studiare contemporaneamente le proprietà di parecchie galassie alla volta. SAMI, progettato  dai ricercatori dell’Università di Sydney  e dell’AAO, grazie agli innovativi fasci di fibre ottiche di cui è dotato, permette di campionare fino a sessanta zone di una galassia,  separare la luce proveniente da ciascuna zona e ricavare il relativo spettro.  E questo processo può essere fatto in parallelo su diverse galassie contemporaneamente, dato che gli exabundle (così si chiamano i fasci di fibre ottiche) di SAMI che sono disposti sul piano focale del telescopio AAT sono svariati.

James Allen, dell’ARC Centre of Excellence for All-Sky Astrophysics (CAASTRO) presso l’Università di Sydney è davvero entusiasta del nuovo strumento: “E’ un passo da gigante. Prima, potevamo studiare in dettaglio una sola galassia alla volta, oppure parecchie galassie tutte insieme, ma assai più superficialmente. Ora abbiamo sia la quantità che la qualità”. E i numeri che spuntano dai primi resoconti dell’attività di SAMI sembrano dargli ragione: in sole 64 notti di osservazioni lo strumento ha raccolto dati su 1.000 galassie e nei prossimi due anni promette di aggiungerne altre 2.000 al suo elenco.

Con le informazioni già collezionate dallo strumento gli astronomi della Australian National University e dell’Università di Sydney hanno individuato dei poderosi venti galattici – composti da particelle cariche che viaggiano fino a velocità di 10 milioni di chilometri l’ora – che fuoriescono dalle zone centrali di due galassie. “Abbiamo già osservato queste emissioni in altre altre galassie, ma non abbiamo idea di quanto siano comuni nell’universo, semplicemente perché finora non abbiamo mai avuto i mezzi per indagare in modo sistematico. Ma adesso sì” aggiunge Scott Croom , dell’Università di Sidney, responsabile del progetto.

I dati raccolti da SAMI stanno anche aiutando i ricercatori a ricostruire la storia della formazione delle galassie a partire dai loro moti peculiari, cercando di osservare se esse ruotano in modo uniforme o se le traiettorie delle loro stelle sono casuali e disordinate. I primi risultati delle indagini condotte grazie a questo strumento verranno presentati ufficialmente domani al meeting scientifico annuale dell’Astronomical Society of Australia.

Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Galliani


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