Questo può essere solo il punto di partenza, ma è del tutto evidente che un collegamento efficace tra le tante opposizioni sociali esplicite o incipienti, organizzate o allo stato nebuloso, non può prescindere da un’idea politica forte, chiara, senza punti in ombra, insomma da un orizzonte collettivo dove le singole idee, iniziative, interessi acquistino un senso che va al di là dello scopo specifico e del particulare. E che non faccia sconti ai feticci mercatisti e monetari. Pensare di costruire un’opposizione sociale semplicemente mediando e aggregando in un precario equilibrio diversi mondi, credendo che per far questo occorra meno politica, è una strada senza uscita cole le tante intraprese e fallite. Un’illusione che nasce all’interno della liquefazione sociale liberista, che così verrebbe presupposta e non combattuta . La stessa che ha provocato la fiammata del M5S, ma che non ha consentito al movimento essere una diga contro le spinte autoritarie ed eurodirette, finendo per diventare allo stesso tempo un magmatico aerosol di buone intenzioni e una spa controllata al 100% da Grillo e Casaleggio.
Solo un’idea vigorosa e non debole di società e di futuro può conciliare i diversi interessi e mondi che si oppongono di volta in volta al declino della democrazia, dell’economia, del Paese, del territorio, della corporazione, dei diritti, del lavoro, del welfare, tutti in gran parte indotti dalla governance continentale e per il resto frutto della corruzione endemica delle varie caste. Ciò che Landini dovrebbe cercare di fare non è tanto la raccolta delle variegate e sparse opposizioni extra istituzionali che sono solo la punta dell’iceberg di un vasto patchwork di protesta, quanto letteralmente quella di trasformarle in opposizioni sociali, vale a dire in un insieme che opera per qualcosa e non contro qualcosa, in vista di una concezione globale e non di uno scopo ridotto e specifico secondo le istruzioni di funzionamento del liberismo atomizzatore di persone e destini, grande occultatore di cause e di effetti e negatore della società in quanto tale.
Può darsi che un’idea forte e priva dei bilancini alchemici di cui è vissuta la politica italiana possa allontanare quella frangia di contestazione ignava, ma è anche l’unica strada per dar vita a qualcosa che possa somigliare, per esempio a Podemos, a un movimento cioè che prende atto dell’esistenza di un nuovo soggetto sociale di cambiamento e si presenta come rappresentante dello stesso. L’esperimento Landini è solo un inizio, naturalmente. Ma almeno è un inizio e non reperto del passato. O almeno si spera.