Ho sentito con le mie orecchie il primo ministro di un paese democratico industrializzato dolersi perché le leggi che fa il suo governo possono essere cassate da una corte suprema di giustizia i cui giudici non sono di nomina politica.
L'ho sentito lamentarsi del fatto che il parlamento non gli ha permesso di varare una legge a suo dire liberale che impedisce che la stampa pubblichi notizie e anteprima sulle intercettazioni telefoniche cui vengono sottoposti per ordine della magistratura indagati per reati di mafia, corruzione, peculato, omicidio, pedofilia, stupro, narcotraffico, terrorismo nonché per reati comuni e meno gravi.
L'ho ascoltato dire che ormai i suoi concittadini continueranno a essere spiati
perché lui non è riuscito a varare quella legge che limitava fortemente, fino a rasentarne il blocco, le intercettazioni telefoniche e ambientali delle forze dell'ordine, in base alle quali molti reati sono stati scoperti e perseguiti, ma secondo lui utilizzate per lo più per spiare e intimidire cittadini onesti e famiglie.
L'ho sentito dichiarare che il popolo ha perso la sovranità perché i politici, eletti con una legge elettorale che non ne consente la scelta da parte dell'elettore (voluta da quel primo ministro), non possono legiferare in pace per il bene di quello stesso popolo ma vengono continuamente ostacolati da giudici comunisti, corti supreme comuniste, giornalisti comunisti, opposizioni comuniste, sindacati comunisti, giornali stranieri sobillati da comunisti, e organizzazioni internazionali di dubbia capacità come l'ONU (che ha criticato il suo governo per il comportamento verso i migranti e verso la libertà di stampa).
Poi l'ho sentito sostenere che il Parlamento è troppo farraginoso nei suoi meccanismi e che quindi, per velocizzare l'azione di governo, è necessario ricorrere molto spesso a votazioni che bloccano il dibattito parlamentare chiedendo la fiducia sull'operato dell'esecutivo.
L'ho sentito affermare che nel suo Paese c'è “anche troppa” libertà di stampa.
Ho sentito con le mie orecchie quel primo ministro dichiarare che il suo “governo del fare”, che ha governato, anche se non ininterrottamente, per 9 anni su 16 dal terremoto conseguente alle inchieste giudiziarie contro la corruzione politica che avevano scosso il suo paese, è quello che ha fatto le cose migliori per la nazione, ma che a causa dell'11 settembre prima e della doppia crisi finanziaria poi, oltre che per i bastoni tra le ruote già indicati più sopra, non ha potuto fare quello che avrebbe voluto.
Molto tempo prima, l'avevo sentito dichiarare che lui era un imprenditore di successo e che quindi non avrebbe certo rubato denaro pubblico una volta sceso in campo, ma non l'ho mai sentito spiegare se era stato favorito in qualche modo e da chi, e dove ha trovato tutti i quattrini quando ha costruito il suo primo sogno di cemento e quando ha rilevato gran parte del settore dei media del suo paese, tutte questioni sulle quali gravano ombre tra le più dense e scure della storia dello stato che lui ora governa.
Sono stufo di sentire tutte queste storie. Vado a dormire.
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